[Articolo datato, ma che vale la pena leggere…
Evidenziamo quanto segue:
“Ma la cosa più allarmante sembra essere il conflitto di interessi all’interno del gruppo di lavoro di esperti che ha prodotto il documento. La potenza economica e gli interessi che fanno capo alle aziende della telecomunicazione non possono certo essere sottovalutati. Pur senza alcun pregiudizio o bias, la salute dei cittadini richiede massima trasparenza e giudizi imparziali. Il rischio è la sfiducia e la disinformazione.
Per tale motivo non può passare sotto silenzio questo aspetto se, come si denuncia, quasi metà dei componenti * del gruppo di lavoro (5 su 12) ha avuto rapporti o finanziamenti diretti o indiretti da parte delle società con interessi nella telefonia. Due degli esperti sono italiani (CNR-Irea): ma per loro nessuna accusa di possibili conflitti di interesse.“]
18 marzo 2015 – “apiccoledosi.blogautore.repubblica.it”, di Maurizio Paganelli
“I gravissimi rischi per la salute e per l’ambiente connessi all’esposizione crescente a campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde che sono emessi da cellulari, tablet, smartphone, computer collegati in reti senza fili, antenne Wi-Fi, Wi-Max, radar, ripetitori della radiofonia, della radiotelevisione e della telefonia mobile DECT, GSM, UMTS e LTE (4G)”: è la preoccupazione e l’incubo di tanti ed è quanto denunciano gruppi sempre più variegati di specialisti (medici, fisici, biologi, chimici, ingegneri..), ultimo l’appello inviato al primo ministro Matteo Renzi e primi firmatari Livio Giuliani (fisico, ex-ISPESL), Fiorenzo Marinelli (biologo, CNR), Mauro Cristaldi (associato di Anatomia Comparata, Biologia Sapienza-Università di Roma), Mario C. Canciani (pediatra). La base di partenza è sempre la medesima: “L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come “possibile cancerogeno per l’Uomo” in Classe 2B, smentendo che esistono solo effetti termici di tali campi”.
L’Arpat, Agenzia protezione ambientale, sostiene che “a distanza di più di quaranta anni, in Italia assistiamo ancora ad un elevato livello di preoccupazione e di percezione del rischio da campi elettromagnetici da parte dei cittadini, che non sembrano sufficientemente rassicurati da normative e politiche che sono in realtà molto cautelative rispetto al resto d’Europa, grazie a limiti estremamente restrittivi. Anche la revisione normativa in corso (vedi Strategia Italiana per la banda ultralarga), che propone di uniformare i limiti nazionali a quelli europei in materia di elettro-magnetismo (innalzandoli, quindi), necessita di un adeguato processo di comunicazione e informazione verso il pubblico”.
Proprio a inizio marzo è stata resa pubblica la “Final opinion” voluta dalla Commissione Europea del gruppo di lavoro di esperti sui possibili effetti sulla salute dell’esposizione ai campi elettromagnetici.
http://ec.europa.eu/dgs/health_food-safety/dyna/enews/enews.cfm?al_id=1581
In sintesi: esclusi rischi di incremento di tumori al cervello o tumori testa-collo, nessun aumento di casi di Alzheimer o demenze collegati ai campi elettromagnetici o radiofrequenze, né per le leucemie o altri tipi di cancro (“Epidemiological studies link exposure to Extremely Low Frequency (ELF) fields, from long-term living in close proximity to power lines for example, to a higher rate of childhood leukaemia, which is a rare blood cancer. This correlation has neither been explained nor supported by animal and cellular studies. So far, research findings were not able to find a possible mechanism to explain this association. More research is needed to confirm or exclude a possible causal association”). Ma subito alcune associazioni internazionali, tra le quali, in Italia, AMICA (Associazione malattie da intossicazione cronica e/o ambientale), denunciano che tale rapporto è “di parte e che non tiene conto degli studi che propendono per un rischio per la salute causato dalle radiofrequenze”.
Ma la cosa più allarmante sembra essere il conflitto di interessi all’interno del gruppo di lavoro di esperti che ha prodotto il documento. La potenza economica e gli interessi che fanno capo alle aziende della telecomunicazione non possono certo essere sottovalutati. Pur senza alcun pregiudizio o bias, la salute dei cittadini richiede massima trasparenza e giudizi imparziali. Il rischio è la sfiducia e la disinformazione.
Per tale motivo non può passare sotto silenzio questo aspetto se, come si denuncia, quasi metà dei componenti * del gruppo di lavoro (5 su 12) ha avuto rapporti o finanziamenti diretti o indiretti da parte delle società con interessi nella telefonia. Due degli esperti sono italiani (CNR-Irea): ma per loro nessuna accusa di possibili conflitti di interesse.
Le associazioni europee sottolineano che questa “Final opinion” è frutto del “lavoro” di un gruppo di esperti, “impegnati in una tesi di negazione del rischio e favorevole agli interessi dell’industria del settore, anche a causa del conflitto di interessi diretto in molti degli autori”. “In primo luogo, il suo presidente Theodoros Samaras, è stato un consulente di Vodafone. Accanto a lui si possono citare Matts-Olof Mattsson e Hans K Mild (membri del Comitato Scientifico Telia Sonera), Zenon Sienkiewicz (consulente di Japan Electrical Safety & Environment Technology Laboratories, emanazione della Japan Electric Association) e Anssi Auvinen (membro ICNIRP e regolarmente finanziato dalla MMF, il Forum dei produttori di telefonia mobile)”. Caso a parte poi, ma sembrerebbe più un’accusa di bias (atteggiamento prevenuto: ma potrebbe essere un questione di metodologia degli studi effettuati e bocciati magari perché poco affidabili) riguardo Joachim Schüz che “aveva sistematicamente scartato, nella relazione pre-rapporto resa pubblica nel febbraio 2014, gli studi che mostrano danni alla salute relativi ai tumori cerebrali legati all’uso del telefono cellulare”. Da tutto questo un reclamo delle associazioni alla Mediazione (possibilità prevista da parte della Commissione europea) e una richiesta alla Commissione di scartare le cunclusioni del gruppo di esperti. Razionalità e basi scientifiche dovrebbero guidarci in questi delicati casi, riflettere e informarsi prima di emettere giudizi.
Ma sembra confermarsi la snobistica affermazione di un grande scrittore francese: “Insomma a essere capaci di pensare sono pochissimi ma opinioni vogliono averne tutti”.
* SCENIHR members: Prof. Theodoros Samaras, (Chair and co-rapporteur from April 2013) University of Thessaloniki, GR
Prof. Norbert Leitgeb, retired, Graz University of Technology, AT
External experts: Prof. Anssi Auvinen, University of Tampere and STUK – Radiation and Nuclear Safety Authority, FI
Prof. Dr. Heidi Danker-Hopfe, Charité University of Medicine, Berlin, DE
Dr. Kjell Hansson Mild, Umeå University, SE
Prof. Mats-Olof Mattsson, (Chair of the working group until March 2013 and co- rapporteur) Austrian Institute of Technology, AU
Dr. Hannu Norppa, Finnish Institute of Occupational Health, FI
Dr. G. James Rubin, King’s College London, UK
Dr. Maria Rosaria Scarfí, CNR-IREA, IT
Dr Joachim Schüz, International Agency for Research on Cancer, FR
Dr. Zenon Sienkiewicz, Public Health England, UK
Dr. Olga Zeni, CNR-IREA, IT
Fonte:
http://apiccoledosi.blogautore.repubblica.it/2015/03/18/cellulari-e-wi-fi-la-salute-tra-interessi-ricerca-e-opinioni/