Categoria: Notizie dall’Italia

NO WI-FI DAYS – 29 e 30 Aprile 2016

Elettrosensibili

La Associazione Italiana Elettrosensibili prenderà parte a questa importante iniziativa, della quale condividiamo informazioni come diramate dalle fonti ufficiali:

In concomitanza con l’INTERNET DAY annunciato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi per le celebrazioni del 30° anniversario dello sbarco del web in Italia, abbiamo pensato che fosse necessaria una mobilitazione efficace ed energica.

Abbiamo deciso di creare il Comitato Promotore del NO WI FI DAYS indicendo per il 29 e 30 Aprile 20016 due giornate di mobilitazione ispirate al Principio di Precauzione, in cui invitiamo a spegnere il segnale Wi-Fi per sensibilizzare la collettività sui rischi e i pericoli per la salute pubblica legati all’annosa presenza ubiquitaria dell’irradiazione delle onde elettromagnetiche prodotte dal segnale Wi-Fi.

Vi invitiamo a partecipare al Comitato Promotore del NO WI FI DAYS per indire una contromanifestazione simbolica nelle giornate del 29 e 30 Aprile 2016, attraverso un’azione tesa ad incoraggiare la popolazione italiana a spegnere per quelle giornate il segnale Wi-Fi, per diffondere una maggiore consapevolezza e una presa di coscienza collettiva sul problema, creando una rete di dialogo sui social network, ponendo poi la questione all’attenzione degli organi di informazione e mass media, nonché alla classe politica parlamentare, regionale e locale, alla quale si chiederà di adottare misure di trasparenza e più restrittive sui valori di emissione elettromagnetica.

Pertanto è gradita la partecipazione della Vostra Associazione/Comitato/Fondazione che, in caso di adesione, verrà inserita nella lista dei costituenti il comitato (nel caso in cui si disponesse di un logo-marchio, lo si può inviare per l’inserimento). Sinora è stato predisposto un testo di base di presentazione del progetto che alleghiamo per una vostra condivisione.

Comitato Promotore no wi fi days

nowifidays@gmail.com

NO WI-FI DAYS - image

Come partecipare

Scarica e stampa il volantino, diffondilo per sensibilizzare la popolazione del tuo territorio.

Diffondi la notizia tra i tuoi conoscenti, utilizzando i social network.

Scrivi alla stampa e alla rappresentanza politico-istituzionale del tuo territorio (cominciando dal sindaco!), allegando il volantino.

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Twitter #nowifidays
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Email nowifidays@gmail.com
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Pagina Facebook del gruppo NO WI-FI DAYS
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Scarica il Volantino
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Scarica la Lettera ai politici
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== AGGIORNAMENTO ==

Per un uso capillare sul territorio di vostra competenza, per una maggiore diffusione a mezzo stampa per mezzo delle Vs associzioni, si allega

Comunicato Stampa N° 1 – 26 Aprile 2016

NO Wi-Fi DAYS PER IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE: SOLO INTERNET VIA CAVO E’ SICURO

In concomitanza con la festa del Web di Renzi, il Comitato Nazionale No Wi-Fi Days lancia due giorni di simbolica contro manifestazione per sensibilizzare Governo e opinione pubblica sui rischi e pericoli per la salute umana e il Pianeta derivanti delle connessioni Wireless. Richiamata l’adozione di politiche più cautelative.

Sabato 29 e Domenica 30 Aprile 2016 sarà ‘No Wi-Fi Days’, in concomitanza con l’Internet Day per la presentazione del Piano Banda Ultra Larga e con i festeggiamenti promossi dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel 30° anniversario dello sbarco del Web in Italia.

 (…..)

Per la parte RIFERIMENTI UTILI, ci si è serviti dell’aggronamento redatto dalla Dott.ssa Fabia Del Giudice del COMITATO LECCE VIA CAVO.

Sacarica il Comunicato Stampa 1
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== AGGIORNAMENTO ==

Per un uso capillare sul territorio di vostra competenza, per una maggiore diffusione a mezzo stampa per mezzo delle Vs associzioni, si allega

Comunicato Stampa N° 2 – 29 Aprile 2016

Sacarica il Comunicato Stampa 2
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L’allarme del Ramazzini: “Legame tra cancro e campi magnetici”

10 marzo 2016 – “www.radiocittadelcapo.it”, di Giovanni Stinco

Cavi alta tensione - foto flickr Enrico Matteucci CC BY 2.0

Foto flickr Enrico Matteucci CC BY 2.0

Bologna, 10 mar. – Macchinisti di elettrotreni, taxisti con auto elettriche, ma anche e soprattutto tutti coloro che vivono, lavorano o vanno a scuola nelle vicinanze di cavi dell’alta tensione e di linee elettriche. Sono le categorie potenzialmente a rischio secondo i risultati di uno studio ultradecennale dell’Istituto Ramazzini di Bologna.

La ricerca sperimentale ha rilevato come il campo magnetico della corrente elettrica a 50hz possa promuovere l’insorgenza di tumori maligni. I risultati sono stati pubblicati on line in questi giorni dalla rivista International Journal of Radiation Biology. “Il campo magnetico attraversa alberi e muri, continuare a costruire elettrodotti senza tenere conto della possibile esposizione dei residenti è un comportamento non adeguato alle esigenze di protezione del cittadino”, spiega il responsabile della ricerca, il dottore Morando Soffritti.

Lo studio è stato condotto su 650 ratti esposti e 1001 ratti di controllo, e ha dimostrato come gli animali esposti a una singola dose di radiazioni ionizzanti gamma e a CM-50Hz per tutta la vita (dal periodo prenatale fino alla morte naturale) hanno sviluppato un significativo aumento dell’incidenza di tre tipi di tumore: cancro mammario, leucemia ed un raro tumore del cuore chiamato Schwannoma maligno. “L’eccesso significativo di un tumore così raro come il cancro mammario nei ratti maschi è molto importante – ha spiegato Soffritti – in quanto potrebbe contribuire a ritenere plausibile anche nell’uomo il legame tra cancro mammario ed esposizione a campi elettromagnetici in alcune categorie di lavoratori, cosa tutt’oggi non riconosciuta”.

Fonte:

http://www.radiocittadelcapo.it/archives/lallarme-del-ramazzini-legame-tra-cancro-e-campi-magnetici-171219/

Il CTCU invita a ridurre l’elettrosmog inutile nei condomini e nelle abitazioni e distribuisce uno speciale adesivo per ricordare di spegnere il Wi-Fi quando non lo si usa

[Finalmente qualcuno che si occupa della questione!
Perché il Wi-Fi, oltre ad essere nocivo per la salute, ad alcuni soggetti causa disturbi talmente gravi da stravolgere completamente la loro esistenza, e le microonde emesse dai dispositivi Wi-Fi (e Wireless in generale) varcano i muri perimetrali degli alloggi!
Ergo chiunque li usi danneggia i vicini oltreché se stesso.
La nostra Associazione in troppe occasioni ha dovuto ascoltare storie terrificanti di persone costrette ad abbandonare la propria abitazione a causa della estrema sofferenza causata loro dai dispositivi Wi-Fi dei vicini, tenuti accesi 24 ore su 24, dopo vari inutili tentativi di convincere quei vicini a spegnerli almeno la notte.
Ma è accettabile che si verifichino situazioni di questo tipo in un paese che si definisce civile?
Si è tutelati nel caso qualcuno emetta rumori od odori molesti dal proprio appartamento, ma non si può nulla contro emissioni di questo tipo, che sono a tutti gli effetti delle molestie talvolta talmente gravi da configurare il reato di violenza privata.
Se poi si aggiunge la loro pericolosità in termini di salute, si configura anche il reato di lesioni personali con l’aggravante della reiterazione.
Quando ci si deciderà a regolamentare tutto questo?
Anche perché rumori ed odori molesti, nei confronti dei quali si è tutelati, non hanno mai ucciso nessuno, mentre le microonde sono a tutti gli effetti altamente nocive!]

Elettrosensibili

Sempre più i router Wi-Fi e gli apparecchi wireless si diffondono e vengono utilizzati dagli utenti, anche in modo del tutto inconsapevole dei rischi per la salute che sono collegati alle loro radiazioni. In tutte le abitazioni infatti, e specialmente nelle zone-notte, l’inquinamento aumenta di parecchio. E questo perché non si tiene conto del fatto che i router Wi-Fi e i dispositivi wireless, con le loro continue emissioni di radiazioni, hanno effetti molto nocivi sull’organismo umano. È vero che è molto comodo avere l’accesso Internet immediato e veloce in qualsiasi zona dell’abitazione, ma c’è un problema costituito dal fatto che gli abitanti della casa, sia dentro che oltre le pareti dell’abitazione, vengono irradiati inutilmente anche quando la connessione non viene usata! Quindi bisogna spegnere la connessione quando non la si usa, specialmente di notte!
Per aiutare a ricordarsene, il Centro Tutela Consumatori Utenti dell’Alto Adige ha prodotto un adesivo per il condominio, anche nell’intento di favorire una migliore convivenza condominiale. L’elettrosmog, che nuoce alla salute dei grandi e allo sviluppo dei piccoli, è da ridurre ogni qualvolta possibile, ma specialmente durante le ore notturne, al fine di favorire un rigenerante riposo notturno.

Gli adesivi si possono ritirare gratuitamente in tutti i punti di consulenza e presso lo sportello mobile del CTCU (vedi www.centroconsumatori.it).

Evitare l’irradiazione inutile grazie ai collegamenti cablati
Molti apparecchi che lavorano con il collegamento wireless possono funzionare anche via cavo. Così è possibile evitare l’irradiazione superflua. Una volta collegato via cavo, il router può funzionare senza produrre elettrosmog, la velocità di navigazione migliora e la comunicazione non può più essere intercettata via etere!

La delibera adottata nel 2015 dal Consiglio Provinciale impegna la Giunta al rispetto del principio di precauzione e a prevedere la disattivazione o la sostituzione con tecnologie meno invasive del wi-fi nelle scuole e negli edifici pubblici.

Il nostro sportello di consulenza sull’elettrosmog è a disposizione per ulteriori informazioni, ad esempio circa le possibilità di impostare un minor raggio d’azione del router, o riguardo agli studi scientifici sull’argomento (sono 52 quelli che documentano gli effetti biologici del wi-fi).

Comunicato stampa
Bolzano, 24/02/2016

Fonte:

http://www.centroconsumatori.it/47v70924d105916.html

“Tumori, i rischi dell’elettrosmog”

21 febbraio 2016 – “La Gazzetta del Mezzogiorno – Lecce”

LECCE VIA CAVO: Fabia del Giudice richiama l’attenzione “Non c’è solo l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del terreno o la presenza di radon”.

NUMERI ESPONENZIALI: La diffusione di radiofrequenze-microonde è oggi centomila volte più alta del Novecento e 200 volte rispetto agli anni Ottanta.

UN’ALTRA INCIDENZA: “E’ anche opportuno considerare l’impatto dei radar”.

“Evitiamo che gli interessi commerciali prevalgano sulla tutela della salute”

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Campi elettromagnetici e tumori: un altro fattore da considerare. Nel dibattito aperto dai preoccupanti dati del dossier Ambiente e Salute della Provincia sull’aumento dei casi di cancro nel Salento, interviene il Comitato “Lecce via cavo”. La coordinatrice, Fabia del Giudice, richiama l’attenzione sul fatto che i rischi non derivano solo dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del terreno, o dalla presenza di gas radon.

A questi e ad altri potenziali fattori di rischio, la dottoressa Del Giudice ne aggiunge un altro. “Con la diffusione dei dispositivi wireless quali cellulari, cordless, tablet, antenne, ripetitori – ribadisce – l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici artificiali è andata crescendo in modo esponenziale. L’inquinamento da radiofrequenze-microonde è oggi centomila volte più alto rispetto ai primi del Novecento e 200 volte più alto rispetto a quello presente alla fine degli anni Ottanta, prima dello sviluppo della telefonia mobile”.

Secondo l’esperta, da sempre in prima linea nella lotta all’inquinamento elettromagnetico, “le nuove tecnologie wireless sono state introdotte senza effettuare una corretta valutazione dei potenziali rischi per la salute”.

Chiare evidenze scientifiche indicano che l’esposizione a lungo termine alle radiofrequenze  costituisce un fattore di rischio per diverse patologie come alcuni tipi di cancro, malattie neurodegenerative come l’alzheimer, infertilità ed elettrosensibilità.

Inoltre, “studi più recenti evidenziano gli effetti cancerogeni delle radiofrequenze, che andrebbero riclassificate nel Gruppo 1, cioè “cancerogeno certo”.

Tra l’altro, “è anche opportuno considerare l’impatto ambientale dei radar, le cui onde pulsate hanno un effetto pesantissimo sulla salute e sull’incidenza di tumori”.

Da ultimo, “nel maggio scorso circa 200 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello alle Nazioni Unite ed all’OMS chiedendo di proteggere la popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici e di promuovere campagne di informazione sui potenziali rischi per la salute e di aggiornare i medici sull’argomento e sul trattamento di pazienti che hanno sviluppato sindromi collegate a tale esposizione.

Particolare attenzione va prestata alle fasce di popolazione più a rischio – insiste Del Giudice – come bambini, adolescenti, anziani e soggetti con preesistenti patologie.

Poiché gli attuali limiti di esposizione ai campi elettromagnetici artificiali non sono adeguati – è l’appello – è necessario abbassarli per evitare che gli interessi commerciali prevalgano sulla tutela della salute”.

 

ELETTROMAGNETISMO: “LIMITI CHE NON TUTELANO”

24 febbraio 2016 – “La Gazzetta del Mezzogiorno – Lecce”

IL COMITATO NON SI ACCONTENTA DELLE ASSICURAZIONI DELL’ARPA.

Elettrosensibili

DOPO I CONTROLLI DELL’ARPA: Fabia Del Giudice, di “Lecce via cavo”, si appella al rispetto del Principio di Precauzione invocato dall’Unione europea.

“In mancanza di certezze sui danni indotti dall’elettrosmog si deve applicare intensamente quel principio di precauzione fortemente invocato dall’Unione europea”.
Fabia Del Giudice, del Comitato “Lecce via cavo”, interviene dopo le rassicurazioni di Arpa Puglia, in seguito ai monitoraggi effettuati in città.

Nessuno sforamento dei limiti di legge, ha fatto sapere Arpa. “Anche se – commenta ora Del Giudice – quei limiti non tutelano la salute dei cittadini”.

E chiarisce perché. “L’esposizione alle radiofrequenze cui siamo quotidianamente esposti – spiega – può causare danni al Dna e indurre l’insorgenza di tumori. Un nuovo fattore di rischio anche per altre patologie, perché interferiscono con il corretto funzionamento del sistema immunitario, endocrino, cardiocircolatorio e nervoso”.

A giudizio della portavoce del comitato, dunque, anche in presenza di campi elettromagnetici entro i limiti va rispettato quel principio generale di precauzione sancito dall’Ue, secondo cui “la mancanza di certezza scientifica non può costituire il pretesto per rinviare l’adozione di misure efficaci per la prevenzione”.

Del Giudice cita in proposito alcune norme già adottate in Italia in ossequio a quel principio.
Tra queste, il decreto 381 del 1998 sulle radiofrequenze e microonde, la legge quadro 36 del 2001 sui campi elettromagnetici, inoltre le leggi regionali (che fissavano valori cautelativi a 0,5 V/m) abrogate dal decreto del presidente del Consiglio dell’8 luglio 2003.

Con tale decreto, spiega l’esperta, sono stati fissati i limiti a 6 V/m, calcolati come media in 6 minuti nei picchi giornalieri alle 13 ed alle 20.

“Ma con la legge 221 del 2012 – aggiunge Fabia Del Giudice – approvata nonostante il parere contrario del Ministero della Salute e del sistema delle Agenzie ambientali, i limiti di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici sono ulteriormente aumentati, perché il valore di 6 V/m viene calcolato come media delle emissioni nell’arco delle 24 ore. I picchi massimi – sottolinea – sono di fatto compensati dai valori minimi delle ore notturne”.

E comunque, “tali valori non forniscono alcun tipo di protezione per esposizioni prolungate né alcuna tutela per i soggetti più a rischio, come i bambini, le donne incinte, gli anziani”.

Del Giudice insiste, ricordando quanto detto da Renzo Tomatis, primo direttore dell’Agenzia europea per la ricerca sul cancro: “Bisogna dare priorità alla salute, al di sopra degli interessi economici”.

Elettrosmog: i cellulari possono danneggiare la salute. Perché non dirlo?

4 febbraio 2016 – “Il Fatto Quotidiano”, di Fabio Balocco

[Solo attraverso l’informazione è possibile fare scelte consapevoli, ma la popolazione non viene informata dei risultati di migliaia di studi i quali hanno chiaramente dimostrato la pericolosità della tecnologia Wireless, così da mantenere i lauti guadagni derivanti da questo tipo di business…]

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Insieme a Internet, ha rivoluzionato le nostre vite. Parlo del telefono cellulare. Avevo appena compiuto vent’anni, quando nel 1973 Martin Cooper fece la prima telefonata con un cellulare che pesava 1,5 chilogrammi. Da allora, appunto, le nostre vite sono cambiate. E oggi cellulare e internet si fondono addirittura in un unico strumento, senza il quale ci sentiamo “nudi”.

Peccato però che non si dica che l’utilizzo del cellulare possa anche avere effetti negativi. Non parlo qui dei ragazzini che socializzano (si fa per dire) tutto il giorno solo tramite whatsapp, che non è il mio campo, bensì degli effetti sulla salute.
Già, perché non tutti sanno che la Corte di Cassazione – sezione Lavoro – con sentenza 17438 del 2012 abbia respinto il ricorso con il quale l’Inail contestava il diritto alla rendita per malattia professionale, con invalidità dell’80%, riconosciuto dalla Corte di appello di Brescia a favore di un manager che per dodici anni, per cinque-sei ore al giorno, aveva usato – per motivi di lavoro – il telefonino sviluppando una grave patologia tumorale all’orecchio sinistro, dove appoggiava il cellulare.

Ma la sentenza della Corte non è che la conferma nel campo del diritto di ciò che seri studi epidemiologici vanno dicendo da tempo. In un’intervista del 2013 proprio su ilfattoquotidiano.it, il ricercatore del Cnr Fiorenzo Marinelli aveva modo di affermare: “Non ci sono dubbi del profondo impatto biologico delle radiazioni di radiofrequenza. Il telefonino è uno strumento molto inquinante e dannoso per la salute. La I.A.R.C. (Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro) nel maggio 2011 ha classificato le radiofrequenze nella classe 2B cioè ‘possibili cancerogeni per l’uomo’ sulla base degli studi epidemiologici fatti dal prof. Lennart Hardell che ha riscontrato un maggior rischio di tumori cerebrali negli utilizzatori di telefono cellulare. Rischio che arriva a quattro volte se si tiene conto della lateralità dell’uso”.

Insomma, la ricerca è al corrente del possibile collegamento tra patologie gravi ed errato uso prolungato del cellulare, ma l’opinione pubblica non ne è al corrente. Costerebbe molto colmare la lacuna?Francia, Belgio ed Irlanda informano gli acquirenti dei cellulari di tale possibilità. L’Italia no.

Nasce da questa considerazione la recente interpellanza presentata in Senato dal M5S in cui si chiede che il governo riferisca in merito a tale latitanza. Nel contempo, lo stesso Movimento sta lavorando con l’avvocato Stefano Bertone di Torino – che da tempo segue la problematica – a un disegno di Legge in materia.

Tra l’altro, in merito alla latitanza del governo, pende un ricorso al TAR Lazio presentato dalla A.P.P.L.E. (Associazione per la Prevenzione e Lotta all’Elettrosmog) affinché l’esecutivo effettui una immediata campagna di informazione pubblica circa i rischi di insorgenza di tumori in merito all’errato utilizzo dei cellulari.
In conclusione, la strada già seguita per il tabacco (“nuoce gravemente alla salute”) è aperta.

Fonte:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/04/elettrosmog-i-cellulari-possono-danneggiare-la-salute-perche-non-dirlo/2428348/

Wi-Fi free negli Ospedali? Ecco i rischi dell’irradiazione cronica

11 febbraio 2016 – “www.ilpapaverorossoweb.it”

Recentemente è apparsa la notizia dell’introduzione della tecnologia di comunicazione Wi-Fi presso l’Ospedale Regina Margherita di Torino. Secondo il comunicato stampa emesso lo scorso 2 Febbraio dalla struttura [1], questo ospedale è il primo completamente coperto da Rete Wi-Fi libera e gratuita per tutti. Sono stati attivati 40 access point, per la connessione senza fili dei pazienti e dei loro parenti. Inoltre sono messi a disposizione tablet ai piccoli pazienti presenti nella struttura. 

A ben vedere, nel nostro paese sin dall’inizio dell’invasione di stazioni radio base di telefonia mobile iniziata negli anni ’90 si è generalmente osservato il principio di risparmiare, per quanto possibile i luoghi sensibili presenti nel tessuto urbano, tra i quali appunto gli ospedali, minimizzandone le esposizioni dovute a tali emissioni. Negli ultimi tempi, questo principio appare sempre più essere messo in discussione e disatteso anche negli ambienti scolastici e ospedalieri, con l’introduzione di reti tecnologiche senza fili sempre più vicine ai pazienti, invadenti e impattanti, promossa da governi ed enti portatrici di interessi economici nel nome del cosiddetto progresso tecnologico.

Tale iniziativa, come altre analoghe dello stesso tenore, si pone platealmente in direzione opposta alle indicazioni che incoraggiano l’uso di prudenza, indicazioni provenienti da numerosi scienziati indipendenti e associazioni mediche a livello internazionale, nei confronti dell’esposizione cronica e non intenzionale a radiazioni elettromagnetiche di bassa intensità in luoghi pubblici quali scuole e ospedali.

Quello che sta avvenendo ai giorni nostri con l’esposizione a radiazioni elettromagnetiche artificiali di tanti ordini di grandezza più intense del fondo naturale (quasi inesistente) a cui il genere umano e tutti gli organismi viventi sul nostro pianeta sono stati sottoposti sino a pochi decenni fa è un enorme esperimento ambientale senza consenso informato nel quale a noi è stato assegnato forzatamente il ruolo di cavie, con poche possibilità di scelta. Il rispetto del principio di precauzione nel caso di un agente ambientale con potenziale impatto su larga scala sulla salute umana, che dovrebbe essere un caposaldo di qualunque politica di salute pubblica, sancito anche nel Trattato dell’Unione Europea, è semplicemente deriso e inosservato.

Nel 2011, IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha determinato che esiste evidenza scientifica sufficiente per classificare le radiazioni a radiofrequenza nel gruppo 2B dei possibili cancerogeni umani. Questo è il tipo di esposizione derivante da telefoni cellulari e cordless, stazioni di telefonia mobile, access point Wi-Fi e terminali senza fili (smartphone, tablet).

Molte migliaia di studi scientifici nel corso degli ultimi decenni avvertono di effetti biologici e potenziali danni alla salute causati da tali tipi di esposizioni, a livelli di intensità molto bassi rispetto a quelli previsti dagli standard di sicurezza occidentali. Questi ultimi si pongono l’obiettivo della protezione da rischi alla salute dovuti a effetti acuti, ma non offrono alcuna protezione per effetti sulla salute a lungo termine, che si possono manifestare durante la restante vita dell’individuo coinvolto.

Tra i tanti allarmanti e inascoltati studi esistenti, lo studio di Atasoy (2012) su laptop Wi-Fi riporta che esposizioni a laptop connessi senza fili a 0.091 W/Kg aumentano il danno al DNA e riducono la capacità di riparazione del DNA negli spermatozoi e “sollevano dubbi circa l’esposizione a radiofrequenza dai dispositivi con accesso in rete di tipo Wi-Fi per gli organismi in fase di sviluppo in età riproduttiva, con un potenziale effetto sulla fertilità e l’integrità delle linee germinali“.

Tra le azioni raccomandate espresse nell’epilogo del BioInitiative Report [3] , un corposo trattato redatto da scienziati indipendenti di fama internazionale nel 2007 e aggiornato nel 2012 e 2014, che passa in rassegna gli effetti biologici di cui si ha evidenza scientifica,vi è quella di scoraggiare risolutamente l’utilizzo di dispositivi senza fili e di rimpiazzarli con dispositivi collegati alla rete tramite cavi, in modo che le esposizioni elettromagnetiche si abbattano drasticamente. Le classi di persone che dovrebbero essere maggiormente protette dai rischi di danni alla salute, secondo questi scienziati dovrebbero essere proprio le persone malate e i bambini, ovvero la popolazione di un tipico ospedale. Proprio un ospedale tedesco (University Hospital RWTH Aachen) ha creato un portale di informazione che sintetizza i dati della ricerca scientifica sugli effetti dei campi elettromagnetici [4].

 

fonte notizie:

[1] Comunicato stampa Ospedale Regina Margherita di Torino http://www.cittadellasalute.to.it/index.php?option=com_content&view=arti…

[2] Atasoy, H. I., M. Y. Gunal, P. Atasoy, S. Elgun, and G. Bugdayci. 2012.

Immunohistopathologic demonstration of deleterious effects on growing rat testes of

radiofrequency waves emitted from conventional Wi-Fi devices. J Pediatr Urol. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22465825)

[3] BioInitiative Report http://www.bioinitiative.org

[4] EMF Portal (http://www.emf-portal.de/)

 

A cura dell’ ing. Davide Maria Palio, esperto di ambienti di vita e lavoro,  CEM e Bioarchitettura

Fonte:

http://www.ilpapaverorossoweb.it/article/wi-fi-free-negli-ospedali-ecco-i-rischi-dellirradiazione-cronica

“Sì alle reti cablate. No al wi-fi nelle scuole”, il Codacons aderisce all’iniziativa del comitato “Lecce via cavo”

5 febbraio 2016 – “ilPaeseNuovo.it” Quotidiano di Lecce e provincia

classe-banchi-vuoti-a-scuolaLECCE – Il Codacons di Lecce aderisce all’iniziativa del comitato “Lecce via cavo”, che ha depositato nelle scorse ore la richiesta didisattivazione o non installazione di reti wireless nelle scuole o su edifici scolastici. Richiesta che è stata inviata al Comune di Lecce, alla Provincia, al dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale e ai dirigenti di tutte le scuole del leccese.

Come si legge nel comunicato firmato dal Comitato “la letteratura scientifica evidenzia gli effetti nocivi per la salute umana legati alle esposizioni alle RF-CEM (radiofrequenze-campi elettromagnetici) emessi dai dispositivi per la telecomunicazione (wifi, tablet, antenne per la telefonia, ripetitori, cellulari, ecc.).

Si tratta di effetti biologici che si verificano per esposizioni notevolmente inferiori ai valori limite di legge. I sintomi più comuni sono: mal di testa, insonnia, difficoltà di concentrazione, stanchezza, perdita di memoria, ritardi nell’apprendimento ed iperattività (bambini), depressione, tinnito, nausea e vomito, aumento della pressione arteriosa. Tutti sintomi che, per la loro aspecificità, spesso non vengono riconosciuti come probabilmente derivanti dall’esposizione alle RF-CEM”.

I bambini, gli adolescenti, le donne incinte, gli anziani e tutti quei soggetti con preesistenti problemi di salute sarebbero particolarmente vulnerabili.

“A sostegno della richiesta, basata comunque sul Principio di precauzione sancito dal Consiglio d’Europa e dal Parlamento Europeo, il comitato “Lecce via cavo” riporta numerose decisioni politiche che potranno apparire in controtendenza rispetto al dilagare del wireless, soprattutto nelle scuole. Si va dalla recente legge francese (febbraio 2015), che vieta il wifi negli asili nido e nelle scuole materne e ne limita fortemente l’uso nelle scuole primarie e medie (dove è consentita l’accensione soltanto nei momenti di effettivo utilizzo, dopo il quale i dispositivi devono essere disattivati), alle mozioni della provincia di Bolzano e della regione Piemonte, che impegnano le rispettive giunte a sostituire gli impianti esistenti con impianti a minor emissione (in pratica, cablati)”.

Il Comitato chiede quindi che siano intraprese tutte le misure per ridurre l’esposizione alle RF-CEM “prestando particolare attenzione ai bambini ed ai giovani e che sia convocato urgentemente un tavolo di confronto per discutere i necessari e urgenti provvedimenti da adottare in merito”.

Fonte:

http://www.ilpaesenuovo.it/2016/02/05/si-alle-reti-cablate-no-al-wife-nelle-scuole-il-codacons-aderisce-alliniziativa-del-comitato-lecce-via-cavo/

Farmaci chemioterapici: la prevenzione necessaria per il personale sanitario

[Postiamo il presente articolo a scopo di riflessione.

Esso mette molto bene in evidenza i rischi per la salute derivanti da uso, preparazione, manipolazione e smaltimento dei Farmaci Chemioterapici, dei quali molti sono inseriti nella classe 2B di cancerogenicità della Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Bleomicina, Dacarbazina, Daunorubicina, Mitoxantrone, Mitomicina C, …), la stessa classe alla quale appartengono i Campi Elettromagnetici sia in Alta che in Bassa Frequenza.
Ma se a nessuno sfugge la pericolosità dei Chemioterapici, quasi tutti ignorano i gravi danni alla salute arrecati dai Campi Elettromagnetici e nessuna cautela nell’uso viene raccomandata o attuata!
Sarebbe l’ora di iniziare ad informare adeguatamente la popolazione, prima che sia troppo tardi!]

21 gennaio 2016 – “www.ilpapaverorossoweb.it”, di Antonio Percolla


Non solo rischi ed effetti collaterali per i pazienti, ma anche per medici, infermieri e l’intero personale sanitario. I farmaci antiblastici utilizzati in chemioterapia, se non vengono trattati in piena sicurezza, potrebbero rivelarsi potenzialmente nocivi durante la loro preparazione, manipolazione e smaltimento all’interno delle strutture ospedaliere. Mentre le modalità di somministrazione possono variare (orale, intramuscolare, sottocutanea o iniezione diretta in vena) i possibili effetti negativi  rimangono gli stessi, tanto per i pazienti quanto per gli operatori sanitari: reazioni allergiche, anemia, alopecia, amenorrea, problemi gastrointestinali, azoospermia, nonché malformazioni fetali per le donne in gravidanza.

A ciò occorre aggiungere che alcuni farmaci chemioterapici possono contenere sostanze che la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato come cancerogene o potenzialmente cancerogene sull’uomo. È per questi motivi che le linee guida emanate dall’ISPELS (ex Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) nell’Agosto del 1999 e il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (D.lgs. 81/2008) prevedono specifiche procedure e misure da adottare all’interno delle strutture ospedaliere.

Prevenzione, sorveglianza sanitaria e formazione del personale sono gli aspetti più importanti da prendere in considerazione per ridurre i rischi derivanti dall’esposizione a tali farmaci”- chiarisce il dottor Emanuele Farruggia , specialista in Medicina del Lavoro – “L’evidenza scientifica ha dimostrato che la somministrazione di alcuni farmaci per la cura di un tumore può generare nei pazienti il rischio di  contrarre un secondo tumore a causa del farmaco. In letteratura non si trovano invece casi riscontrati nel personale sanitario, ma considerata la loro elevata e prolungata esposizione ai farmaci sono state predisposte misure di prevenzione per tutelare la salute degli operatori”.

L’accorgimento primario, secondo il dottor Farruggia, riguarda la preparazione del farmaco: “I rischi vengono ridotti al minimo quando i chemioterapici sono prodotti nelle Unità Farmaci Antiblastici dotate di cappa a flusso laminare.Operando a sistema chiuso e utilizzando i DPI (dispositivi di prevenzione individuale) è possibile scongiurare i pericoli dovuti all’esposizione”.

  • In cosa consistono i dispositivi di protezione individuale?

“I dispositivi di protezione individuale che gli operatori devono indossare nel momento della preparazione del farmaco sotto cappa sono costituiti dal camice in tessuto TNT, la cuffia, i sovrascarpe e i guanti in lattice non talcati che vanno utilizzati una volta sola o comunque sostituiti ogni trenta minuti per garantirne l’impermeabilità”.

  • Nelle principali linee guida per il personale ospedaliero viene anche indicato di non indossare alcun tipo di effetti personali (gioielli, orologi). Esiste il rischio di esposizione anche attraverso gli oggetti?

Sì, occorre non sottovalutare alcun dettaglio per ridurre al minimo ogni pericolo. Non indossare gioielli  è una norma generalmente valida nelle maggior parte delle pratiche ospedaliere, ma lo è ancor di più durante la manipolazione di questo tipo di farmaci. Un’altra accortezza da osservare è di non utilizzare cosmesi all’interno delle unità dove avviene la preparazione”.

  • Quali sono le contromisure da intraprendere nel caso in cui si commetta un errore? Cosa occorre fare per evitare i cosiddetti rischi di spandimento?

“Nel caso in cui si rompa una fiala o un flacone, occorre attenersi alle procedure di sicurezza stabilite all’interno delle aziende ospedaliere. In generale, occorre utilizzare tutti i dispositivi di protezione, incluse le mascherine. Il locale dove ciò è avvenuto deve essere opportunamente lavato utilizzando una soluzione di ipoclorito di sodio al 10%”.

  • Nel documento “La Sicurezza In Ospedale” emanato dall’INAIL vengono citati anche i rischi inerenti agli escreti dei pazienti sottoposti a terapia. Perché costituiscono una fonte di rischio?

Gli escreti dei pazienti, soprattutto le urine, contengono i principi attivi dei farmaci, per cui è necessario che questi vengano trattati come rifiuti speciali ospedalieri. E per evitare i rischi di contaminazione ambientale, anche in questo caso le linee guida prevedono l’impiego di una soluzione di ipoclorito di sodio”.

  • La prevenzione non può prescindere tuttavia dall’accuratezza dei controlli, sia sull’ambiente in cui i farmaci vengono prodotti e somministrati, sia sul personale. Quali misure sono previste a tal proposito?

“È compito di un medico del lavoro verificare che all’interno delle strutture ospedaliere vengano effettuati periodicamente dei controlli ambientali, per verificare che i valori riscontrati permettano di affermare che non esistano rischi per chi lavora. Nonostante ciò gli operatori devono essere comunque sottoposti a sorveglianza sanitaria per verificare eventuali effetti a breve, medio e lungo termine”.

Ma affinché gli operatori possano lavorare “in sicurezza” e “con sicurezza” è necessario che all’interno dell’azienda ospedaliera sia dedicata attenzione alla formazione e all’informazione.

Esistono degli obblighi di legge che impongono attività di formazione, informazione e docenza. Ritengo che un personale adeguatamente formato possa lavorare serenamente ed eventuali allarmismi in un ambiente lavorativo a norma sono da ritenere ingiustificati – spiega Farruggia – “La consapevolezza sia dei rischi quanto delle corrette misure di sicurezza servono a prevenire errori e situazioni di disagio e stress degli operatori sanitari”.

Oltre ai pazienti e al personale sanitario, la massima attenzione alle norme di prevenzione per i rischi di contaminazione dei farmaci chemioterapici dovrebbero essere osservati anche dai familiari o dai badanti nel caso in cui la terapia avvenga in ambito domestico. Per scongiurare ogni rischio, la norma migliore resta sempre quella di consultare un medico specialista.

Fonte:

http://www.ilpapaverorossoweb.it/article/farmaci-chemioterapici-la-prevenzione-necessaria-il-personale-sanitario