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I pediatri: allarme telefonino per i bambini

I medici chiedono di vietarli al di sotto dei dieci anni. Tra i motivi per cui i minori dovrebbero stare il più lontano possibile dal cellulare, effetti collaterali come perdita di concentrazione, problemi di apprendimento, aumentata aggressività, disturbi del sonno, diminuzione della memoria

14 gennaio 2016, “iltirreno.gelocal.it”, di Sara Ficocelli


L’Italia è al primo posto in Europa per numero di telefonini posseduti e l’età media di chi ne ha uno diminuisce sempre di più. L’uso si sta, insomma, trasformando in “abuso”. E la Società italiana di pediatria preventiva e socialelancia l’allarme: i telefonini, ai bambini al di sotto dei dieci anni, andrebbero vietati. Perdita di concentrazione, difficoltà di apprendimento e aggressività sono, secondo gli esperti, solo alcuni degli effetti nocivi per la salute che gli smartphone provocano nei più piccoli.

«Si tratta di piccole ricetrasmittenti – spiega Maria Grazia Sapia, pediatra esperta del rapporto tra ambiente e infanzia – che vengono normalmente tenute vicino alla testa durante le comunicazioni. I danni per la salute sono sempre più evidenti, alcuni legati agli effetti termici: l’interazione di un campo elettromagnetico con un sistema biologico provoca infatti l’aumento localizzato della temperatura, attivando il sistema naturale del nostro organismo».

«Quando le esposizioni sono molto intense e prolungate – prosegue la specialista –, possono alterare il meccanismo di termoregolazione portando a morte le cellule, con necrosi dei tessuti. Inoltre, è accertato che, alle dipendenze che affliggono la nostra società e specialmente i giovani, quali droga, alcol e fumo, si è ormai aggiunta da telefonino, con gravissime ripercussioni sullo sviluppo psichico e sociale dell’individuo».

Secondo un’indagine Eurispes, nel 18% dei casi il telefonino arriva tra le mani dei figli già a sette anni e, secondo il Censis. il 22% dei bambini lo usa un’ora al giorno e il 23% fino a quattro ore. Il primato della tecnologizzazione precoce, tra le regioni italiane, spetta al Lazio, dove oltre il 50% dei bambini tra i sei e sette anni usa il tablet una o due ore al giorno, fino al picco di quattro ore. A dieci anni, la soglia supera il 60%.

«A oggi – continua Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (www.sipps.it) – non conosciamo tutte le conseguenze legate all’uso dei cellulari, ma da un utilizzo eccessivo potrebbero scaturire una perdita di concentrazione e di memoria, oltre a una minore capacità di apprendimento e a un aumento dell’aggressività e dei disturbi del sonno. Penso che i bambini non debbano usare il telefono cellulare o, se proprio i genitori non possono fare a meno di dare ai propri figli quest’oggetto, mi auguro che venga utilizzato per pochissimo tempo, evitando di passarci ore e ore, scambiandosi sms, chattando o navigando».

L’altro grande problema legato all’uso dei cellulari è infatti legato alla sfera comportamentale: l’abuso di smartphones non solo provocherebbe dipendenza, ma sarebbe alla base di comportamenti asociali e dell’incapacità di bambini e ragazzi di costruire relazioni stabili con le persone che vivono intorno a loro.

«Sono molti – conclude Di Mauro – i ragazzi che, pur stando uno vicino all’altro, non si parlano ma continuano a tenere lo sguardo fisso sul telefonino. Se non mettiamo un freno a questa vero e proprio invasione, le nuove generazioni andranno sempre più verso l’isolamento».

Fonte:

http://iltirreno.gelocal.it/italia-mondo/2016/01/14/news/i-pediatri-allarme-telefonino-per-i-piu-piccoli-1.12776630?id=2.3521&fsp=2.3449

Storia di Paola, malata di elettrosensibilità

[Da tantissimo tempo ormai si conosce la pericolosità dei Campi Elettromagnetici (CEM), i quali, tra i numerosissimi effetti avversi (che spaziano dalle malattie neurodegenerative al cancro), sono in grado di sensibilizzare l’organismo portando allo sviluppo della Elettrosensibilità.

Il fenomeno è in tale espansione a causa dei livelli crescenti di CEM cui la popolazione è esposta, che stanno venendo pubblicati in merito sempre più articoli di carattere divulgativo e da parecchi anni (in rete ne esistono di molto vecchi).

Il seguente è un articolo di oltre due anni fa.]

24 settembre 2013 – “sexandthestress.vanityfair.it”, di Elisabetta Ambrosi

Nente sms, niente smartphone, niente computer, almeno fino a quando non starà meglio. Se vuoi chiamarla, la trovi sul fisso di casa, come un tempoe per vederla devi darle un appuntamento preciso. Come ho fato l’altro giorno, alle due e trentacinque davanti al benzinaio, senza bisogno di due o tre messaggini di conferma e poi di informazioni inutili (“Stiamo salendo in macchina”. “Arriviamo” e così via). Saliamo in macchina e lei “sente”, il mio cellulare acceso, così lo spengo e sto felicemente per un intero pomeriggio senza.

Da qualche settimana, Paola ha smesso di usare quasi tutto, oltre ai cellulari, di qualsiasi tipo, anche il wifi (usa le prese ethernet, ma per ora non si avvicina al computer), e uguale per gps, radio e ogni forma di onda elettromagnetica. I sintomi? Un dolore enorme al braccio che si irradia fino alla spalla e alla testa, oltre ad un malessere più generale. Paola era pronta a partire per la Svezia, perché lì la malattia – elettrosensibilità – è riconosciuta, e quindi, ad esempio, puoi metterti in malattia per quel motivo. Poi per fortuna ha scoperto che anche in Italia, e a Roma in particolare, ci sono esperti e anche un centro specializzato, si è tranquillizzata. E ora si gode, per così dire, la sua terapia desensibilizzante: tanto verde, alberi, una cura omeopatica e soprattutto drastica lontananza dagli oggetti da cui siamo ormai inseparabili.

«NIENTE CELLULARE (DI QUALSIASI TIPO), PC, WIFI, GPS E RADIO: A PAOLA OGNI ONDA ELETTROMAGNETICA FA MALE. PER SENTIRLA LA TROVI SUL FISSO DI CASA, PER VEDERLA LE DAI UN APPUNTAMENTO E BASTA. SI CHIAMA ELETTROSENSIBILITÀ E PRESTO SARÀ UN PUNTO INTERROGATIVO PER TUTTI NOI»

E su questo vale la pena di fermarsi un attimo a pensare: perché presto la malattia di Paola sarà quella della nostra civiltà. Forse è tempo di rendersi conto, anche se il corpo non ci dà ancora sintomi, che un po’ bisogna proteggersi, e proteggere anche i bambini da un’invasione fatta di cellulari accanto al comodino, wifi acceso tutta la notte, cellulare usato per ore attaccato all’orecchio. È vero, siamo circondati, direbbe Grillo, non possiamo che arrenderci, però qualche piccolo accorgimento potrebbe farci stare meglio.

1) usare l’auricolare del cellulare, sempre, ormai ci sono studi certi e solo la miopia delle case produttrici e delle istituzioni impedisce una campagna informativa a tappeto (leggete anche su questi l’inchiesta di Riccardo Staglianò, Toglietevelo dalla testa, Chiare Lettere).
2) Spegnete il wifi, ma pure la tv e tutti gli apparecchi, di notte, e se gli ambienti sono molto piccoli usate le prese a muro di giorno (difficile, oggi siamo tutti addicted del wifi). 3) Banale ma importante, prendetevi ogni tanto mezzo pomeriggio per andare al parco, o una domenica in mezzo agli alberi, in campagna, al mare. Ma ancora di più, cercate di imporvi un’igiene digital-cellulare, decidendo un tempo in cui stare connessi e uno in cui stare connessi. Senza fobie eccessive – le onde comunque non sono il monossidio di carbonio – ma senza sottovalutare questa nuova, sottile e pericolosa forma di inquinamento.

Magari appunto farete per un po’ come Paola che (aiutata anche da un contratto a tempo indeterminato, come lei stessa ammette): si riposa, legge solo cose di carta, ha ripreso a cucinare – mi ha fatto mangiare un hummus squisito – prende suo figlio e lo porta in giro ovunque ci siano grandi parchi verdi, parla al fisso come una signora d’altri tempi e soprattutto se ne va in giro assolutamente irraggiungibile, senza cellulare. Io le dico guarda che è magnificamente chic, ma forse – soprattutto – penso che la sua vita è invece una forma d’avanguardia. Con cui prima o poi dovremo fare i conti. E forse ricominciare una vita in parte diversa.

«SE È VERO CHE PRIMA O POI CON QUESTI DISTURBI DOVREMO FARE I CONTI, PICCOLI ACCORGIMENTI FONDAMENTALI SONO POSSIBILI: USARE SEMPRE L’AURICOLARE CON IL CELLULARE, SPEGNERE IL WIFI E TUTTI GLI APPARECCHI DI NOTTE, PRENDERSI MEZZO POMERIGGIO PER STARE IN UN PARCO: IL CORPO E LA MENTE RINGRAZIERANNO»

Fonte:

http://sexandthestress.vanityfair.it/2013/09/24/storia-di-paola-malata-di-elettrosensibilita/

 

WIRELESS: A QUALI PERICOLI SIAMO ESPOSTI?

14 gennaio 2016 – “ningishzidda.altervista.org”

la tecnologia wireless

Un professore finlandese ha avvertito che la tecnologia wireless nelle scuole può portare ad una epidemia globale di danno cerebrale nella popolazione.
Il professor Rainer Nyberg ha messo in guardia genitori e scuole a “protestare” nell’adottare la tecnologia senza fili e rottamarla prima che sia troppo tardi, perché i bambini e i giovani sono molto più vulnerabili di noi adulti.

Emfacts.com riferisce:

In questa intervista, per Channel TV-Finlandia, spiega come ha scoperto i rischi per la salute legati direttamente alle emissioni dalla tecnologia wireless, mentre si pensava che avesse avuto solo solo effetti positivi.

Quando è iniziato il tuo interesse per la tecnologia wireless e dei suoi effetti sulla salute?

In realtà è iniziato con il mio profondo interesse e coinvolgimento in nuove tecnologie. Come insegnante-formatore presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione ho anche iniziato a progetti pedagogici per l’apprendimento della IT. Ciò mi ha portato, tra le altre cose, a scrivere due libri. Uno era Come insegnare l’Educazione Online, un altro di 350 pagine era una guida sulla ricerca, con 120 pagine dedicate su come Internet può essere utilizzato per la ricerca di informazioni scientifiche.

Quindi, il punto di partenza riguardava solo i benefici, e non sugli effetti nocivi?

Sì, sicuramente. Allora, Ho potuto vedere solo i benefici. Avevo usato i telefoni cellulari per un lungo periodo e troppi gadget-wifi. Mentre, intensamente stavo lavorando sulla quinta edizione della Guida di ricerca ho usato sia una tastiera e mouse wireless, ho iniziato a ricevere una sensazione di formicolio nelle dita. Mi sono chiesto, perché mi sta succedendo questo? In quel periodo, poco prima di Natale 2012, ho letto la lettera scritta da mio nipote a Babbo Natale, “Per favore, per favore Babbo Natale, la cosa che desidero più di tutto è quella di avere un iPad.”

Come ha reagito a quel desiderio?

Ho pensato che era fantastico, davvero grande che il mio nipotino voleva usare i computer. A quel tempo non avevo idea che ci potrebbero essere stati dei problemi. Volevo solo esaudire un suo desiderio, così le ho comprato un iPad.

Ora che avete esplorato le ricerche disponibili in questo campo, e imparato a conoscere gli effetti nocivi sulla salute sei sorpreso di quello che hai scoperto dalla ricerca di diversi studi?

Sì, molto sorpreso. In realtà è iniziato con mia sorella che mi ha inviato un articolo di giornale svedese su come i telefoni cellulari e iPad possono essere nocivi per la salute. Immediatamente ho pensato, questo è stupido. Come può essere che nuoce alla salute? Tutti utilizzano questi prodotti tecnologici. Ma nel contesto ho anche pensato, posso anche esaminare il problema facendo le dovute ricerche. Quindi a marzo 2013 ho trascorso tre settimane nella ricerca. Avevo insegnato al recupero delle informazioni e avevo appena scritto 120 pagine nella Guida di ricerca, quindi sapevo come fare ricerca on-line. Abbiamo un facile accesso ai fantastici strumenti dell’università, il portale NELLI, è una grande fonte di informazioni dove possiamo cercare molte grandi banche dati scientifiche gratuitamente, così come recuperare articoli di stampa molto velocemente.

Qual è stata la tua prima impressione? Che cosa hai trovato?

La prima cosa che ci ha fatto impressione è stato l’avvertimento da parte del Consiglio d’Europa. Nel 2011 hanno invitato a tutti gli Stati membri dell’Unione europea una nota che in sostanza diceva: “dovete avvertire tutti i cittadini che vi è un pericolo per la tecnologia cellulare e la connessione internet wireless”. I bambini in particolare hanno bisogno di attenzione, perché sono particolarmente sensibili. La loro scatola cranica è più sottile e più sensibile perché sono ancora in crescita. Sì, ho ricevuto il messaggio di proteggere i bambini. L’avvertimento del Consiglio d’Europa ha messo in chiaro che se non facciamo qualcosa ora, potrebbe portare a costi umani ed economici devastanti.

Quindi fu assorbito in questa nuova conoscenza. E poi che è successo?

Mi sono molto preoccupato e ho continuato a guardare i rapporti scientifici più in profondità. La raccomandazione del Consiglio d’Europa non è solo da un punto di vista socio-politico, ma è basato sulla scienza. Così ho pensato che sarebbe stato meglio documentarsi sulla scienza. Tra i molti reperti ho letto il nuovo rapporto del 2012 BioInitiative che comprendeva 1.800 studi recensiti. Gli scienziati hanno concluso: “Se non facciamo qualcosa ora, potremmo presto vedere una epidemia globale di danno cerebrale.” I bambini sono più vulnerabili agli effetti delle radiazioni elettromagnetiche pulsate. E, naturalmente, ho pensato a mia nipote, a cui avevo appena dato un iPad.

E’ molto difficile per un educatore anziano avvertire il problema?

È stato allora che mi sono molto turbato perché ho promosso la tecnologia tramite le conferenze e i miei libri. Ora capisco che la connettività via cavo provoca meno problemi a differenza della connettività senza fili che crea molti tipi di problemi. Milioni di persone ne sono colpite.

Inoltre sono state scoperte lesioni al vasi sanguigni del cervello. Nel nostro cervello abbiamo circa 600 km di vasi sanguigni. Devono alimentare 60-100 miliardi di cellule nervose con ossigeno e glucosio. Anche se ogni cellula nervosa è estremamente piccola, ogni cellula nervosa ha molti microscopici rami. Il ramo più lungo da ogni neurone (cellule nervose), che comprende assoni (fibre nervose), è tra un millimetro e 20 cm. La media è meno di un millimetro. Tuttavia, se dovessimo collegare tutti questi neuroni e utilizzare solo il ramo più lungo da ciascuno di essi e mettere tutti i neuroni in una linea, raggiungerebbe quattro volte il parallelo intorno all’equatore. Ciascun neurone può avere contatti (sinapsi) con migliaia di altri neuroni.

In questo contesto ho cominciato a capire perché il cervello è particolarmente sensibile. I vasi sanguigni del cervello sono estremamente sottili e di vasta portata, ed è lì che si manifesta il problema. Come si è visto, i sottili vasi sanguigni nel cervello hanno pareti che sono ancora più sottili. Quando qualcuno è esposto ad un telefono cellulare o altra radiazione wireless, le pareti dei vasi sanguigni iniziano a perdere una proteina dal sangue (albumina) può anche fuoriuscire dalle cellule cerebrali e ha il potenziale per uccidere le cellule nervose. Questo è stato dimostrato in Svezia con delle foto nei rapporti di ricerca, pubblicato dai professori Bertil Persson e Leif Salford a Lund. I ricercatori, hanno studiato gli effetti attivi delle radiazioni del cellulare nelle immediate vicinanze di una scatola in cui dei topi camminavano liberamente. Essi hanno scoperto (solo dopo 2 ore di esposizione) che anche le radiazioni deboli causano lesioni ai vasi sanguigni nelle cellule cerebrali dei ratti. Immaginate cosa può accadere ai bambini e agli adulti che possiedono telefoni cellulari vicino alle loro orecchie e cervello per diverse ore ogni settimana per anni?

La tua lezione di oggi riguarda le conseguenze per la salute restando troppo a lungo in ambienti wireless? E quali personali provvedimenti avete preso per risolvere questo problema?

Oggi tengo il cellulare in modalità (standby) di attesa per 99% del tempo per ridurre le emissioni. Non utilizzo più questa tecnologia ‘intelligente’ da molto tempo, anche se ho sempre avuto il mio telefono con me e su di me per molti anni. Ora, per lo più lo lascio a casa, o lo tengo spento e lo accendo solo per controllare i messaggi. A casa io uso internet via cavo e una tastiera e un mouse cablato. Ho anche sostituito il telefono DECT wireless con un telefono tradizionale via cavo, e evito luoghi con alti livelli di radiazioni elettromagnetiche.

Come docente ospite, quale sarà oggi il vostro messaggio chiave?

Prima di tutto voglio dare una breve panoramica di quanto sia ed è importante uno strumento come il nostro cervello. È la struttura più complessa nel nostro mondo. È più complessa di qualsiasi aeromobile e altri supporti tecnologici avanzati. È molto sensibile agli impulsi elettromagnetici. Tutto quello che avviene sia nel nostro cervello che nel nostro corpo dipendono da impulsi elettrici, che sono molto più deboli degli impulsi artificiali elettromagnetici digitali. In aereo non si è autorizzati ad utilizzare telefoni cellulari perché potrebbe disturbare le apparecchiature elettroniche di bordo. Eppure la maggior parte delle persone pensano ancora che un cellulare non potrebbe danneggiare il cervello, che è molto più complesso di un aereo che gira su impulsi elettrici molto più deboli. In futuro, vorrei anche parlare dei vari danni causati dai vari gadget wireless, ma soprattutto come proteggersi e come evitare di essere esposti a troppe radiazioni elettromagnetiche.

In base a quello che hai detto finora, la vostra raccomandazione è quella di usare le connessioni via cavo e usare il wireless solo quando non abbiamo altra scelta altrimenti ne paghiamo le conseguenze? È questo che volete comunicarci?

Sì, è molto meglio usare internet via cavo quando possibile, solo che non è possibile utilizzare il cavo per telefoni cellulari, tablet e iPad, perché funzionano solo su reti wireless. Tutte le comunicazioni digitali utilizzano alte frequenze. Non è solo coinvolto l’orecchio, ma anche a chi detiene un bimbo in grembo, ci si siede con il cellulare in tasca, lo abbiamo a diretto contatto con il nostro corpo. Ragazzi e uomini spesso mantengono il loro smartphone in tasca. La ricerca mostra che gli spermatozoi muoiono a tale esposizione, e lo sperma che sopravvivere è di minore qualità.

Un esperimento fatto da (A. Balmori) ha trovato una marcata differenza tra due contenitori di girini posizionato a 140 metri da un celltower (ripetitore di cellulari). Un contenitore è stato protetto da una gabbia di Faraday. In tale contenitore solo 4% è morto, ma il 90% dei girini non protetti è morto, e deformità sono state trovate tra il restante 10%. Non stupisce quindi che gli spermatozoi muoiono o siano danneggiati se si porta uno smartphone in una tasca dei pantaloni. Persone, rane e uccelli sono stati studiati, i risultati mostrano che sono stati tutti influenzati negativamente dai ripetitori cellulari (celltowers). Non si tratta solo di cancro. Ci sono immediate lesioni ed evidenti sul EEG, cambiamenti delle attività cerebrali, e anche danni al DNA.

Quindi ci sono molti diversi tipi di danni. Ecco perché è così importante proteggere i bambini e non installare reti wireless e conseguentemente l’uso dell’iPad nelle scuole. Lo scenario peggiore è quando molti di questi strumenti tecnologici sono in uso tutti nello stesso momento e nella stessa aula e/o stanza, come nelle scuole, perché continuamente cercano di connettersi alla stessa connessione modem-wifi. E’ come se ogni iPad stia freneticamente cercando di connettersi nello stesso tempo al modem e questo smog elettromagnetico diventa sempre più forte. Questo è quando diventa particolarmente dannoso. Come possono i bambini conoscere i rischi, quando nemmeno i loro insegnanti ne comprendono la pericolosità?

Oggi abbiamo parlato di cose molto importanti. Grazie mille per questa intervista, Vi faccio tanti auguri per le Vostre lezioni future.

Grazie a te.

https://youtu.be/mzxSm04L9Z0

http://yournewswire.com/

traduzione e adattamento Nin.Gish.Zid.Da

Fonte:

http://ningishzidda.altervista.org/tag/elettrosmog/

Sesto, il video-denuncia: “Qui l’elettrosmog uccide”

“Controcorrente: vite appese ad un filo”, diventa un documentario il caso di via Sottocorno: 30 malati di cancro nei due palazzi che convivono coi tralicci

13 gennaio 2016 – “www.ilgiorno.it”, di Laura Lana

elettricitySesto San Giovanni (Milano), 13 gennaio 2015 – Ci sono malati di elettrosmog che raccontano il loro linfoma allo stadio avanzato, i 36 cicli dichemioterapia, un doppio trapianto e un po’ di interventi chirurgici, «che mi hanno permesso di essere qui oggi». Ci sono gli esperti, i medici, che spiegano come sia «possibile che per l’esposizione ai campi magnetici alcune cellule si trasformino incellule tumorali». C’è anche chi soffre dielettrosensibilità, con un conseguente effetto di smarrimento. Alcuni sono «casi» limite: vivono in mezzo alle foreste, due amiche francesi si sono trasferite in una caverna e non sono mancati i suicidi.

Infine, non manca Sesto San Giovanni con la suavia Sottocorno, i tralicci dell’alta tensione che corrono accanto alle case e gli oltre 30 casi di cancro contati in due palazzi, «4 o 5 decessi solo negli ultimi sei mesi. Tutti per tumori», come raccontava due anni faMassimiliano Corraini, portavoce dell’associazione Sottocorno, alle telecamere di Marco Puelli, Claudia Mingardi, Marcella Vezzoli e Francesco Berlucchi.

I quattro, circa un anno e mezzo fa, hanno realizzato la video-inchiesta «Controcorrente: vite appese ad un filo», un documentario sulla questione irrisolta dell’elettrosmog e delle sue conseguenze sulla salute di chi è esposto. Il lavoro, che tratta anche il caso sestese, è trasmesso in questi giorni da Tele Ambiente(canale 78 o 218 del digitale terrestre) e in streaming sul sito della televisione: dopo le prime visioni di ieri e lunedì, il documentario è in programma domani alle 22,30 e sabato notte alle 2. «Dovremmo essere noi a seppelire i cavi e non più i cavi a seppelire noi», dice un anziano nel corso del film.

Tuttavia, a oggi, il progetto per interrare un elettrodotto, che attraversa i campi di Cascina Gatti, è ancora fermo al palo. Lo stesso vale per l’indagine epidemiologica, per verificare l’eventuale incidenza dei fattori di inquinamento sulla salute dei residenti. Nel 2014 Asl, Arpa e i due Comuni interessati, Sesto e Milano, avevano concordato e annunciato un progetto con tanto di stima dei costi e cronoprogramma per un’analisi nella zona tra le vie Sottocorno e Adriano.

«A ottobre 2015 era fissata la data di chiusura. Peccato che non sia nemmeno partita: non è stato steso nessun programma né presentato un protocollo – rivela Corraini –. Capiamo i vari cambiamenti, anche politici e istituzionali, che ha affrontato in questi mesi Palazzo Marino, ma non si è fatto alcun passo avanti». Tutto è in stand by. Gli unici documenti risalgono ancora alle indagini strumentali, condotte da Arpa e concluse ormai oltre un anno fa.

«L’associazione ha avuto degli incontri con Asl per l’analisi dei dati, ma da agosto non ci sono più stati aggiornamenti – continua Corraini –. Dopo il tavolo di luglio e gli incontri di agosto, abbiamo ricevuto un’unica comunicazione a dicembre: una raccomandata del direttore generale Walter Locatelli, con cui si conferma l’impegno dell’Asl a effettuare l’indagine epidemiologica in collaborazione con il dipartimento di Medicina Preventiva della fondazione I.R.C.C.S. Ca Granda».

Fonte:

http://www.ilgiorno.it/sesto/cancro-elettrosmog-1.1640284

“Controcorrente: vite appese ad un filo” – finalmente in TV

Teleambiente
Controcorrente: vite appese ad un filo” è un video inchiesta sull’Elettrosmog e i suoi effetti dannosi sulla salute umana, realizzato circa due anni fa da Marco Puelli, Claudia Mingardi, Marcella Vezzoli e Francesco Berlucchi con la collaborazione della nostra e di altre Associazioni.

Verrà finalmente trasmesso nei prossimi giorni da TeleAmbiente nella nuova puntata di “AttivAmbiente” (http://www.teleambiente.it/attivambiente/), con le seguenti modalità:

canali 78 (Roma, Napoli, Pescara, Perugia) e 218 (Milano) del digitale terrestre
streaming sul sito della tv (http://www.teleambiente.it/),

nei giorni:

LUNEDÌ 11/01/16 ALLE ORE 16.30
MARTEDÌ 12/01/16 ALLE ORE 11.30
GIOVEDÌ 14/01/16 ALLE ORE 22.30
SABATO 16/01/16 ALLE ORE 02.00.

Nell’attesa, potete vederne il trailer al seguente link:

Il sindaco vieta il wi-fi nelle scuole: «È come l’amianto»

[Un articolo ben scritto su una iniziativa lodevole.]

La decisione di Livio Tola, sindaco 57enne di Borgofranco d’Ivrea, nel canavese: «Le onde elettromagnetiche sono pericolose, torniamo ai pc con i fili. Ognuno a casa sua faccia come vuole, ma non voglio ci siano migliaia di morti come per l’eternit»

8 gennaio 2016 – “www.corriere.it” cronache del Piemonte, di Elisa Sola

Il wi-fi come l’amianto negli anni Sessanta. Usato comunemente ma in realtà pericoloso per la salute. E’ questo il ragionamento che ha spinto Livio Tola, sindaco 57enne di Borgofranco d’Ivrea, a vietare in tutte le scuole del comune la rete senza fili. Ed è subito polemica. Anche perché Tola, eletto un anno e mezzo fa e «simpatizzante del Movimento 5 stelle» (nel 2013 fu candidato 5 Stelle al consiglio comunale di Ivrea), intende essere coerente con la sua scelta fino in fondo. Se il wi-fi adesso è stato vietato nelle dieci classi delle elementari e nelle cinque delle medie, si procederà con la stessa linea nei luoghi pubblici: parchi, giardini, tutto il territorio del paese di circa quattromila abitanti. Insomma, dice Tola: «A casa sua ognuno faccia quel che vuole. Ma io non farò l’errore di riempire il territorio di wi-fi. Se uno voleva mettersi l’amianto in casa quarant’anni fa, poteva farlo. E’ adesso è la stessa cosa. Non vorrei che si facesse questa fine col wi-fi, per l’eternit ci sono stati migliaia di morti».

La decisione

La decisione di togliere il wireless nelle scuole è maturata a settembre, con l’inizio dell’anno scolastico. «Bisognava sistemare i laboratori – spiega il primo cittadino, che lavora come agente di polizia locale in Val d’Aosta – e anche la nostra scuola aveva recepito l’obbligatorietà di usare il registro elettronico. Ho deciso di adottare il principio di precauzione. Ci sono studi che minimizzano il problema. Altri fanno terrorismo, ma le ipotesi sono preoccupanti». «I bambini in età scolare – puntualizza il sindaco “grillino” – avendo la scatola cranica sottile rispetto a un adulto e un tessuto muscolare non definito come spessore, sono più soggetti a essere penetrati dalle onde elettromagnetiche». E così, alla fine, a Borgofranco è stato adottato il metodo della cablatura. «In ogni classe abbiamo messo un computer e un video con il registro elettronico, ma con i fili – precisa Tola – e internet c’è, perché nessuno è contro. Ci sono anche due laboratori di cui uno di informatica, con 8-10 pc fissi. Se uno vuole, usa quello».

Ma cosa ha ispirato il sindaco a scegliere una soluzione che va indietro nel tempo e che, tra l’altro, stride con il nuovo piano di finanziamento varato dal governo a favore dello sviluppo dell’informatica? Il punto è, dice Tola, è che «non si sa se queste onde facciano bene o male». «Io sono ambientalista – ammette– e penso che ci sia un abuso di Internet. So che scuole tedesche e canadesi hanno proibito il wi-fi nelle scuole. Ma allora sono io che vado in contro tendenza o il nostro governo?».

Fonte:

http://www.corriere.it/cronache/16_gennaio_08/sindaco-vieta-wi-fi-scuole-come-amianto-d44650fa-b5fc-11e5-b6a1-83c343718d94.shtml?refresh_ce-cp

In Alto Adige una scuola azzera l’elettrosmog – Grazie ad un progetto con il Centro tutela consumatori

[Articolo di qualche mese fa, che racconta la lodevole iniziativa di una scuola di Merano per promuovere negli alunni la consapevolezza sui danni causati dalla esposizione ai Campi Elettromagnetici in Alta Frequenza tipici della tecnologia Wireless.

L’uso del Wi-Fi non è essenziale e si possono benissimo utilizzare soluzioni cablate per gestire le varie attività all’interno delle scuole, cosa peraltro raccomandabile considerati i notevoli rischi per la salute derivanti dall’uso del Wireless.]

16 luglio 2015 – “www.rinnovabili.it”

Che effetto ha l’elettrosmog sugli esseri viventi? Un esperimento nella scuola di Merano ha portato ad abolire le fonti di inquinamento elettromagnetico

In Alto Adige una scuola azzera l'elettrosmog -

(Rinnovabili.it) – Ridurre l’elettrosmog tra i banchi di scuola. È la missione intrapresa dai ragazzi della quarta elementare nelle scuole De Amicis e Maia Alta di Merano, in provincia di Bolzano. Dopo aver partecipato alle lezioni in cui è stato invitato un consulente del Centro tutela consumatori, gli alunni hanno dato vita ad una iniziativa. L’intenzione era toccare con mano l’inquinamento elettromagnetico, per comprenderne le ricadute sulla natura e gli esseri viventi. Così, le classi quarte hanno condotto un esperimento sui vegetali: alcune vaschette, contenenti piantine di crescione, sono state coltivate in due punti distinti. Il primo ambiente era caratterizzato da un alto livello di elettrosmog, il secondo no. Si tratta di una metodologia di ricerca chiamata “esperimento caso-controllo”: un gruppo di soggetti con le stesse caratteristiche di partenza, in questo caso le piante, viene diviso in due. Uno soltanto viene sottoposto ad una specifica variazione del contesto, per scoprire se essa influisce e in che modo sul risultato finale.

In Alto Adige una scuola azzera l'elettrosmog«Il confronto tra il crescione irradiato e quello coltivato in ambiente meno esposto non ha lasciato dubbi – racconta il quotidiano on line Alto AdigeLe piantine irradiate sono risultate ingiallite e meno rigogliose rispetto a quelle collocate in ambiente meno esposto, pur curate e annaffiate nel medesimo modo».

La classe, poi, munita di strumenti appositi, ha mappato tutto l’edificio, scoprendo che era pervaso da segnali elettromagnetici fino ad un livello massimodi 3.000 microwatt per metro quadro. Hanno saputo dalla preside che servivano all’organizzazione della comunicazione con il personale non docente, per gestire la presenza dei ragazzi nella mensa o rispondere alle varie necessità logistiche all’interno della scuola.

Il plesso è completamente cablato, dunque non serve ad ogni costo un sistema di comunicazione senza fili. Così, è stata inoltrata una richiesta al Comune di Merano per ottenere la disattivazione dei ripetitori distribuiti all’interno della scuola. Il personale ha abbandonato i cordless e ricominciato ad utilizzare i normali telefoni interni. Una volte ripetute le misurazioni, sono stati ottenuti risultati sorprendenti: da 3 mila microwatt si era scesi ad appena 5. Il mentre il governo italiano cerca di alzare le soglie per facilitare la comunicazione 4G e promuove il Wi-Fi nelle scuole, nonostante una lettera firmata da 70 scienziati che chiede di evitare uno tsunami di onde elettromagnetiche nei luoghi di vita quotidiana.

Fonte:

http://www.rinnovabili.it/ambiente/alto-adige-scuola-elettrosmog-333/

Cellulari e wi-fi: la salute tra interessi, ricerca e opinioni

[Articolo datato, ma che vale la pena leggere…

Evidenziamo quanto segue:
Ma la cosa più allarmante sembra essere il conflitto di interessi all’interno del gruppo di lavoro di esperti che ha prodotto il documento. La potenza economica e gli interessi che fanno capo alle aziende della telecomunicazione non possono certo essere sottovalutati. Pur senza alcun pregiudizio o bias, la salute dei cittadini richiede massima trasparenza e giudizi imparziali. Il rischio è la sfiducia e la disinformazione.

Per tale motivo non può passare sotto silenzio questo aspetto se, come si denuncia, quasi metà dei componenti * del gruppo di lavoro (5 su 12) ha avuto rapporti o finanziamenti diretti o indiretti da parte delle società con interessi nella telefonia. Due degli esperti sono italiani (CNR-Irea): ma per loro nessuna accusa di possibili conflitti di interesse.]

18 marzo 2015 – “apiccoledosi.blogautore.repubblica.it”, di Maurizio Paganelli

“I gravissimi rischi per la salute e per l’ambiente connessi all’esposizione crescente a campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde che sono emessi da cellulari, tablet, smartphone, computer collegati in reti senza fili, antenne Wi-Fi, Wi-Max, radar, ripetitori della radiofonia, della radiotelevisione e della telefonia mobile DECT, GSM, UMTS e LTE (4G)”: è la preoccupazione e l’incubo di tanti ed è quanto denunciano gruppi sempre più variegati di specialisti (medici, fisici, biologi, chimici, ingegneri..), ultimo l’appello inviato al primo ministro Matteo Renzi e primi firmatari Livio Giuliani (fisico, ex-ISPESL), Fiorenzo Marinelli (biologo, CNR), Mauro Cristaldi (associato di Anatomia Comparata, Biologia Sapienza-Università di Roma), Mario C. Canciani (pediatra). La base di partenza è sempre la medesima: “L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come “possibile cancerogeno per l’Uomo” in Classe 2B, smentendo che esistono solo effetti termici di tali campi”.

L’Arpat, Agenzia protezione ambientale, sostiene che “a distanza di più di quaranta anni, in Italia assistiamo ancora ad un elevato livello di preoccupazione e di percezione del rischio da campi elettromagnetici da parte dei cittadini, che non sembrano sufficientemente rassicurati da normative e politiche che sono in realtà molto cautelative rispetto al resto d’Europa, grazie a limiti estremamente restrittivi. Anche la revisione normativa in corso (vedi Strategia Italiana per la banda ultralarga), che propone di uniformare i limiti nazionali a quelli europei in materia di elettro-magnetismo (innalzandoli, quindi), necessita di un adeguato processo di comunicazione e informazione verso il pubblico”.

Proprio a inizio marzo è stata resa pubblica la “Final opinion” voluta dalla Commissione Europea del gruppo di lavoro di esperti sui possibili effetti sulla salute dell’esposizione ai campi elettromagnetici.

http://ec.europa.eu/dgs/health_food-safety/dyna/enews/enews.cfm?al_id=1581

In sintesi: esclusi rischi di incremento di tumori al cervello o tumori testa-collo, nessun aumento di casi di Alzheimer o demenze collegati ai campi elettromagnetici o radiofrequenze, né per le leucemie o altri tipi di cancro (“Epidemiological studies link exposure to Extremely Low Frequency (ELF) fields, from long-term living in close proximity to power lines for example, to a higher rate of childhood leukaemia, which is a rare blood cancer. This correlation has neither been explained nor supported by animal and cellular studies. So far, research findings were not able to find a possible mechanism to explain this association. More research is needed to confirm or exclude a possible causal association”). Ma subito alcune associazioni internazionali, tra le quali, in Italia, AMICA (Associazione malattie da intossicazione cronica e/o ambientale), denunciano che tale rapporto è “di parte e che non tiene conto degli studi che propendono per un rischio per la salute causato dalle radiofrequenze”.

Ma la cosa più allarmante sembra essere il conflitto di interessi all’interno del gruppo di lavoro di esperti che ha prodotto il documento. La potenza economica e gli interessi che fanno capo alle aziende della telecomunicazione non possono certo essere sottovalutati. Pur senza alcun pregiudizio o bias, la salute dei cittadini richiede massima trasparenza e giudizi imparziali. Il rischio è la sfiducia e la disinformazione.

Per tale motivo non può passare sotto silenzio questo aspetto se, come si denuncia, quasi metà dei componenti * del gruppo di lavoro (5 su 12) ha avuto rapporti o finanziamenti diretti o indiretti da parte delle società con interessi nella telefonia. Due degli esperti sono italiani (CNR-Irea): ma per loro nessuna accusa di possibili conflitti di interesse.

Le associazioni europee sottolineano che questa “Final opinion” è frutto del “lavoro” di un gruppo di esperti, “impegnati in una tesi di negazione del rischio e favorevole agli interessi dell’industria del settore, anche a causa del conflitto di interessi diretto in molti degli autori”. “In primo luogo, il suo presidente Theodoros Samaras, è stato un consulente di Vodafone. Accanto a lui si possono citare Matts-Olof Mattsson e Hans K Mild (membri del Comitato Scientifico Telia Sonera), Zenon Sienkiewicz (consulente di Japan Electrical Safety & Environment Technology Laboratories, emanazione della Japan Electric Association) e Anssi Auvinen (membro ICNIRP e regolarmente finanziato dalla MMF, il Forum dei produttori di telefonia mobile)”. Caso a parte poi, ma sembrerebbe più un’accusa di bias (atteggiamento prevenuto: ma potrebbe essere un questione di metodologia degli studi effettuati e bocciati magari perché poco affidabili) riguardo Joachim Schüz che “aveva sistematicamente scartato, nella relazione pre-rapporto resa pubblica nel febbraio 2014, gli studi che mostrano danni alla salute relativi ai tumori cerebrali legati all’uso del telefono cellulare”. Da tutto questo un reclamo delle associazioni alla Mediazione (possibilità prevista da parte della Commissione europea) e una richiesta alla Commissione di scartare le cunclusioni del gruppo di esperti. Razionalità e basi scientifiche dovrebbero guidarci in questi delicati casi, riflettere e informarsi prima di emettere giudizi.

Ma sembra confermarsi la snobistica affermazione di un grande scrittore francese: “Insomma a essere capaci di pensare sono pochissimi ma opinioni vogliono averne tutti”.

 

* SCENIHR members: Prof. Theodoros Samaras, (Chair and co-rapporteur from April 2013) University of Thessaloniki, GR

Prof. Norbert Leitgeb, retired, Graz University of Technology, AT

External experts: Prof. Anssi Auvinen, University of Tampere and STUK – Radiation and Nuclear Safety Authority, FI

Prof. Dr. Heidi Danker-Hopfe, Charité University of Medicine, Berlin, DE

Dr. Kjell Hansson Mild, Umeå University, SE

Prof. Mats-Olof Mattsson, (Chair of the working group until March 2013 and co- rapporteur) Austrian Institute of Technology, AU

Dr. Hannu Norppa, Finnish Institute of Occupational Health, FI

Dr. G. James Rubin, King’s College London, UK

Dr. Maria Rosaria Scarfí, CNR-IREA, IT

Dr Joachim Schüz, International Agency for Research on Cancer, FR

Dr. Zenon Sienkiewicz, Public Health England, UK

Dr. Olga Zeni, CNR-IREA, IT

Fonte:

http://apiccoledosi.blogautore.repubblica.it/2015/03/18/cellulari-e-wi-fi-la-salute-tra-interessi-ricerca-e-opinioni/

«Noi, malati di Wi-fi»

19 dicembre 2015 – “www.vanityfair.it”, di Alessio Caprodossi

Si chiamano elettrosensibili e non possono (o riescono a) vivere in presenza di campi elettromagnetici.
Come Caterina, che un giorno vide il suo corpo gonfiarsi. E da allora vive giorno e notte in cucina

Immaginate di vivere in due metri quadrati, 24 ore su 24, sette giorni su sette. In pratica per tutta la vita. È la vita di Caterina, costretta a non muoversi dalle mura di una cucina per colpa di una malattia poco nota quanto tremenda. Si chiama elettrosensibilità (che nei casi peggiori diventa ipersensibilità), un problema che causa l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici crea numerosi fastidi, come emicrania, vertigine, disturbo del sonno, vuoti di memoria, sbalzi di pressioni, dermatiti, formicolii cutanei, stanchezza cronica e calo della vista. Per completezza, c’è da dire che i pareri in merito sono contrastanti, e per molti studi scientifici i i sintomi non sono direttamente legati ai campi elettromagnetici, ma al cosiddetto effetto nocebo: se una persona affetta da elettrosensibilità pensa di essere esposta, comincia a manifestare i sintomi. Il disagio, in ogni caso, è assolutamente reale.

«ALL’IMPROVVISO VIDI IL MIO CORPO GONFIARSI»

A quattro esami dalla laurea in medicina e con tanti sogni da realizzare in ambito lavorativo e famigliare, la vita di Caterina (nome di fantasia) è cambiata radicalmente con l’acquisto di un telefono con tecnologia LTE: «Una volta comprato il nuovo telefono iniziai ad avvertire forti mal di testa, sbandamenti, svenimenti e cadute. Un giorno, poi, in uno studio di avvocati mi sono seduta per caso vicino a un router e all’improvviso il mio corpo iniziò a gonfiarsi».

L’ELETTROSENSIBILITA’

Così Caterina ha scoperto il suo problema, che secondo gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riguarda il 3% della popolazione globale, «colpevole» come la ragazza di non tollerare le onde provenienti da cordless, smartphone e reti Wi-Fi. Queste ultime, più dei cellulari – che gli elettrosensibili ovviamente non possono usare – sono il fulcro del problema, poiché pur se banditi nelle proprie case, sono presenti e attivi in quelle dei vicini finendo così per colpire gli intolleranti alle onde.

«PER FAVORE, SPEGNETE IL WI-FI DI NOTTE»

«Di fronte alle mie richieste di spegnere le stazioni Wi-Fi almeno durante la notte, sono stata derisa e vittima di atti di bullismo dagli abitanti del condominio dei miei genitori, dove sono dovuta tornare dopo aver lasciato il mio appartamento, inadatto per le mie necessità. E vivo nell’incubo che qualcuno arrivi ad abitare al piano di sotto, che con la presenza di una rete Wi-Fi aggraverebbe di molto la mia situazione».

Cucina e sedia di Cristina

 

LA VITA PASSATA IN CUCINA

Caterina passa ogni giornata all’interno della cucina, che ha schermato con oggetti metallici. E la notte dorme su una sedia a sdraio: «Dopo due anni, però, sono arrivate le fratture su tre costole e nonostante i dolori non posso andare in ospedale, perché la presenza di forti segnali sarebbe ancor più dolorosa da sopportare».

IL PENSIERO DI FARLA FINITA

Caterina ci ha pensato. Ha pensato più volte di farla finita, emulando così la 15enne Jenny Fry, adolescente inglese suicidatasi perché stanca di convivere con i dolori provocati dall’impianto Wi-Fi della sua scuola: «Io non posso pensare al mio futuro, non devo pensare al mio domani ma solo aspettare il giorno in cui l’elettro-sensibilità verrà riconosciuta come malattia invalidante anche in Italia».

LE MISURE NEGLI ALTRI PAESI

Questa è la battaglia che conduce l’Associazione Italiana Elettrosensibili, da oltre dieci anni attiva per convincere il governo italiano a seguire l’esempio della Svezia, dove i 2,5 milioni di elettrosensibili ricevono un contributo economico dai comuni e i datori di lavoro sono obbligati a trovare una condizione sostenibile per i dipendenti. È un caso quasi unico nel panorama europeo: l’elettrosensibilità infatti non è riconosciuta come una malattia né dall’Oms né dalla comunità scientifica perché i sintomi, nonostante siano stati riconosciuti come invalidanti, sono vissuti in prima persona e difficili da verificare.

ALMENO 600 MILA ELETTROSENSIBILI IN ITALIA

Gli elettrosensibili e in misura maggiore gli ipersensibili tendono a una vita solitaria; c’è chi vive nei boschi, chi nelle caverne, chi si trasferisce in piccoli centri montani oppure chi si rifugia in macchina per passare la notte. Le condizioni di vita minano anche la tenuta psicologica, con numeri allarmanti per l’Italia, dove la stima si aggira tra 1% e il 3% della popolazione (tra i 600 mila e gli 1,8 milioni di individui).

UNA CITTA’ SENZA ONDE ELETTROMAGNETICHE

«Noi viviamo il problema come una fuga dalla città, per questo lottiamo per avere un riconoscimento che ci consenta di vivere in una condizione decorosa», spiega Paolo Orio, vice presidente dell’A.i.e. che sottolinea come anche l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa abbia messo in guardia gli stati membri nel «dover prestare attenzione a chi soffre di intolleranza ai campi elettromagnetici e di introdurre specifiche misure per proteggerli, inclusa la realizzazione di aree non coperte dalle reti wireless». Per questo l’A.i.e. sta provando a replicare l’esempio di Green Bank, cittadina americana nel West Virginia sorta per accogliere gli elettrosensibili, dove sono banditi telefoni, reti Wi-Fi, tv e radio. «Stiamo valutando dove poter creare una soluzione di questo tipo, anche perché ci arrivano tante richieste pure dall’estero» dichiara Orio, indicando nella Toscana la potenziale terra della salvezza.

Fonte: http://www.vanityfair.it/news/italia/15/12/19/elettrosensibili-italia

Queste lampadine causano mal di testa, ansia e anche il cancro. Ecco cosa fare

[Qualcosa che molti probabilmente ancora ignorano…]

21 dicembre 2015- “www.dionidream.com”, di Dioni aka Riccardo Lautizi

lampadine risparmio energetico

Ci hanno detto che erano più ecologiche e che ci avrebbero fatto risparmiare sulla bolletta, ma hanno danneggiato la nostra salute. Le nuove lampadine a risparmio energetico possono essere davvero pericolose. Diversi studi hanno messo in guardia sul loro uso quotidiano e il pericolo maggiore è se si rompono tanto che la stessa Environmental Protection Agency ha creato un protocollo di emergenza da seguire in caso di rottura della lampadina proprio a causa del gas velenoso rilasciato. Vediamo cosa fare e perché sono così dannose.

Le informazioni riportate riguardano lelampadine fluorescenti compatte (CFL) e non le lampadine a LED.

E’ stata riscontrata una correlazione tra le lampadine a risparmio energetico e i seguenti disturbi:

  • Vertigini
  • Cefalea a grappolo
  • Emicrania
  • Crisi epilettiche
  • Affaticamento
  • Difficoltà nella concentrazione
  • Ansia
  • Dermatite
  • Eczema
  • Autismo
  • Epilessia
  • Cancro

Quindi queste lampadine in casa fanno male, ma ancora di più se si rompono! Secondo uno studio, condotto dai ricercatori del Fraunhofer Wilhelm Klauditz Institute per l’Autorità Federale Ambientale in Germania: se rotte, queste lampadine rilasciano 20 volte la concentrazione massima accettabile di mercurio nell’aria.

Il mercurio, come ho trattato in molti miei articoli, è il metallo pesante più pericoloso per l’uomo e tossico a qualunque concentrazione. Diversi studi scientifici mostrano come essodanneggia irrimediabilmente il cervelloe il sistema nervoso causando una miriadi di malattie gravi, ed inoltre depositandosi negli organi e ghiandole danneggia tutto il sistema ormonale e linfatico.

Perché le lampadine a risparmio energetico sono pericolose per la nostra salute?

  •  Le lampadine a risparmio energetico contengono da 3 a 5 mg di mercurio.  Il mercurio è una potente neurotossina particolarmente pericolosa per i bambini e le donne in gravidanza. Questa sostanza è particolarmente tossica per il cervello, il sistema nervoso, il fegato e i reni. Può anche danneggiare il sistema cardiovascolare, immunitario e riproduttivo. Intossicazioni di mercurio possono causare perdita di memoria, cancro e Alzheimer.
  • Le lampadine a risparmio energetico possono causare il cancroUn nuovo studio effettuato da Peter Braun presso il Germany’s Alab Laboratory ha evidenziato che questo tipo di lampadine contiene degli agenti cancerogeno-tossici in grado di causare il cancro:
    • Naftalene, un composto cristallino bianco volatile, prodotto dalla distillazione di catrame di carbone, utilizzato in naftalina e come materia prima per la produzione chimica.
    • Stirene, un idrocarburo insaturo liquido, ottenuto come sottoprodotto del petrolio.
    • Fenolo, un leggermente acido cristallino bianco tossico solido, ottenuto da catrame di carbone e utilizzato nella produzione chimica.
  • Le lampadine a risparmio energetico emettono raggi UV superiori alla norma. La Health Protection Agency (HPA) ha condotto uno studio e osservato che aumentano il rischio di cancro alla pelle soprattutto per chi lavora ore e ore vicino alle fonti di luce. È ufficialmente riconosciuta la pericolosità dei raggi UV per la nostra pelle e per gli occhi. Le radiazioni di queste attaccano direttamente il nostro sistema immunitario e impedisce la formazione adeguata di vitamina D.
  • Le lampadine a risparmio energetico generano potenti campi elettromagnetici a poca distanza dalla sorgente, fino ad un metro di distanza. Il centro indipendente di ricerche francese (CRIIREM) sconsiglia pertanto di utilizzare lampadine a basso consumo energetico a brevi distanze, come ad esempio per illuminare i comodini delle camere da letto o le scrivanie.
  • Il campo elettromagnetico generato da queste lampadine va in risonanza nei cavi elettrici generando “elettricità sporca” in tutta l’abitazione. Uno studio pubblicato nel giugno del 2008 dall’American Journal of Industrial Medicinesegnalava che questa elettricità sporca aumenta di 5 volte il rischio di contrarre il cancro. Rimuovi l’elettricità sporca con il Filtro Vivar Gs.
  • Danneggiano la ghiandola pineale. Lo studio pubblicato su Chronobiology International, a cura del professor Abraham Haim, afferma che lo spettro luminoso di queste lampadine, essendo simile alla luce del giorno, interrompe la produzione di melatonina da parte dell’organismo. Cosa che invece non facevano le vecchie lampade a incandescenza. Gli effetti sono enormi dall’insonniaall’invecchiamento precoce, dalla depressione ad un aumento esponenziale del rischio di cancro, essendo la melatonina un potente antiossidante anticancro.

COSA FARE

  • Per prima cosa evita di avere queste lampadine in casa cercando le vecchielampadine ad incandescenza oppure quelle nuove a LED (che però alla lunga stancano gli occhi e possono danneggiare la retina).  Sebbene siano state messe fuori produzione si possono ancora acquistare le vecchie lampadine online o nei negozi che hanno delle rimanenze di magazzino.
  • Se avete a casa le lampadine a risparmio energetico e si rompono devi stare molto attento nella pulizia e seguire questa procedura messa a punto dall’Environmental Protection Agency.

PULIZIA DI UNA LAMPADINA ROTTA – PROTOCOLLO EPA

  • Far evacuare la stanza se ci sono persone e animali domestici.
  • Arieggiare la stanza per 5-10 minuti aprendo la finestra o la porta a contatto con l’ambiente all’aperto.
  • Spegnere l’impianto di riscaldamento o di condizionamento dell’aria.
  • Non utilizzare l’aspirapolvere. L’aspirazione non è raccomandata perché potrebbe diffondere le particelle di mercurio presenti nella polvere.
  • Indossa i guanti, una mascherina e degli occhiali protettivi.
  • Raccogli i pezzi più grandi con le mani e i frammenti più piccoli con l’aiuto del nastro adesivo.
  • Riponi i frammenti della lampadina in contenitori ermetici, come vasi di vetro o sacchetti di plastica sigillabili.
  • Pulisci le superfici con un panno umido. Poi getta tutto ciò che avete utilizzato per la pulizia, inclusi il panno e i guanti.
  • Se la rottura avviene su un tappetino, eliminalo e rimuovi almeno la parte contaminata.
  • Chiamate il centro locale per la raccolta differenziata se hai dei dubbi sul da farsi. Porta i rifiuti presso la Piattaforma Ecologica del tuo Comune, in modo che siano smaltiti in modo corretto.
  • Come misura preventiva, sarebbe bene non utilizzare le lampadine al mercurio in aree a rischio di rottura e incidenti.
  • Lavati subito le mani quando hai terminato.

Una vecchia lampada ad incandescenza ci da sicuramente una luce più calda e gradevole delle nuove fredde luci a risparmio energetico. Potete acquistare su internet o in alcuni negozi che hanno rimanenze, ancora le lampadine ad incandescenza. Ecco un link dove potete comprarle online.

Fonte:

http://www.dionidream.com/queste-lampadine-causano-mal-di-testa-ansia-e-anche-il-cancro-ecco-cosa-fare/