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LOCANDINA – consigli per ridurre la esposizione alle Radiofrequenze

ElettrosensibiliRealizzata con il patrocinio dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Lecce dal Comitato Lecce Via Cavo, insieme alle Associazioni Consumatori Codacons e Codici, a Csv Salento e all’Associazione Italiana Elettrosensibili, questa locandina nasce dalla necessità di informare la popolazione sui possibili rischi per la salute derivanti dall’uso di cellulari, smartphone, tablet, telefoni cordless, apparecchiature Wi-Fi e Wireless in genere, anche per livelli di esposizione alle Radiofrequenze/Microonde inferiori ai limiti di legge.

Le Radiofrequenze/Microonde, utilizzate dalle apparecchiature Wireless, sono state classificate nel 2011 come “possibile cancerogeno per l’uomo” dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (I.A.R.C.), afferente all’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.).

Da più parti è stato invocato il Principio di Precauzione, secondo il quale, in attesa di ulteriori informazioni, è importante adottare misure pratiche per ridurre l’esposizione a queste fonti di inquinamento ambientale.

Numerose sono le evidenze scientifiche (vd. la nostra sezione Riferimenti scientifici, dove ne viene riportata una parte) che correlano l’esposizione alle Radiofrequenze/Microonde con: danni al DNA, insorgenza di tumori maligni al cervello, malattie neurologiche e neurodegenerative, alterazioni del ritmo cardiaco, deficit di apprendimento e di memoria, disturbi cognitivi, mal di testa, insonnia, sintomi di Elettrosensibilità, infertilità, diminuzione dell’udito e tinnito, autismo nei bambini e molto altro.
Sono tra l’altro recentemente stati pubblicati i primi risultati di un importante studio condotto dall’ente governativo statunitense National Toxicology Program, costato finora ben 25 milioni di dollari, dai quali si evince un incremento significativo di due tipi di cancro nei ratti esposti alle Radiofrequenze/Microonde: Glioma (tumore della glia del cervello) e Schwannoma (tumore maligno del cuore).

I bambini andrebbero maggiormente tutelati, perché sono particolarmente vulnerabili agli effetti dannosi delle Radiofrequenze in quanto la loro gracile costituzione e la loro esposizione precoce determinano un rischio maggiore di manifestare tumori e malattie neurodegenerative in età adulta.

La locandina sarà diffusa nelle farmacie di Lecce e provincia, in altri esercizi commerciali e negli studi medici.

Chiunque può contribuire alla sua diffusione scaricando e stampando il file in alta qualità il cui link trovate in calce alla pagina.
Il formato consente una stampa ottimale anche di locandine di grandi dimensioni (A3-A2).

SCARICA QUI

Elettrosensibilità, la malattia negata – “UnoMattina in Famiglia” del 14 maggio 2016

Durante la trasmissione Rai “UnoMattina in famiglia” del 14 maggio 2016, nello spazio dedicato al digitale condotto da Ingrid Muccitelli con la presenza del prof. Marco Camisani Calzolari, sono state fatte delle affermazioni lesive della dignità di persone, gli Elettrosensibili, che pagano duramente sulla propria pelle le conseguenze dell’avere una malattia scatenata dalla esposizione ai Campi Elettromagnetici in Alta Frequenza, ormai onnipresenti a causa dello scriteriato uso delle tecnologie Wireless da parte della popolazione.

Lascia increduli e sconcertati che sia stata fatta passare per “la bufala della settimana” una sentenza storica di un tribunale FRANCESE (E NON SPAGNOLO COME ERRONEAMENTE SOTTOLINEATO DAL PROFESSORE) che ha ridato piena dignità di vita ad una Elettrosensibile, riconoscendo la malattia di cui soffre come reale e causata dalla esposizione al Wi-Fi.
Ricordiamo come anche la corte di Appello abbia ribadito la sentenza di primo grado in base a prove inconfutabili.
NON ci risulta che la sentenza del tribunale faccia riferimento ad altri fattori eziologici che non siano le microonde del Wi-Fi incriminate, come affermato dal professore.
E NON ci risulta che NON vi siano prove scientifiche che le radiazioni emesse dal Wi-Fi possano causare danni alla salute, come affermato dal professore.

MIGLIAIA di articoli scientifici peer-reviewed (dello stesso calibro di quelli utilizzati ad esempio in ambito medico per formulare i protocolli terapeutici) DIMOSTRANO in modo chiaro che le esposizioni alle Radiazioni Elettromagnetiche in Alta Frequenza inducono effetti di natura biologico/sanitaria a livello molecolare, cellulare e clinico, su animali da esperimento, su volontari umani e anche su piante; vedere www.bioinitiative.org.

Studi epidemiologici descrivono il preoccupante aumento a livello statistico dei soggetti che soffrono di Elettrosensibilità a livello mondiale.
Si tratta di MILIONI (NON UNA!) di persone le cui condizioni di vita molte volte rasentano stati di totale abbandono con isolamento forzato e dunque esclusione dalla società, che in alcuni casi portano a gesti estremi come il suicidio, per l’impossibilità di condurre una vita normale trovandosi in aggiunta in una condizione di totale assenza di tutele ed aiuti.

Desta inoltre ulteriore sconcerto l’affermazione, sempre ad opera del professore, che il telefono cellulare posto vicino alla testa sia fonte di pericolose radiazioni mentre il Wi-Fi è innocuo.
Si tratta pur sempre di microonde e ormai è appurato che NON ci sia solo un problema di potenza di emissione, ma che anche frequenza utilizzata e sua modulazione causino pesanti effetti biologico/sanitari.
Viene citato un fattore “10.000 volte meno potente”…Ma a quale criterio di valutazione ci si riferisce?
Generalmente si attua una valutazione in V/m ed il cellulare, nella fase di connessione, può arrivare a 100 V/m, però il Wi-Fi emette picchi di fino a 10V/m (a volte anche di più) ogni circa 2 secondi, quindi, semmai, esiste un fattore 10.
Provate a prendere un misuratore in Alta Frequenza e valutate Voi se un Wi-Fi fa tanto meno campo di un cellulare.
…Ed è stato affermato con decisione che non si deve aver paura di lasciare il Wi-Fi acceso!

Poi, viene detto che basta usare l’auricolare e tenere il cellulare a 50 cm per evitare ogni problema…
Chi tiene il cellulare a 50 cm avendolo in mano? Forse una persona dagli arti superiori molto lunghi, ergo solo una minoranza dei soggetti.
Ma in ogni caso, cosa volete che siano 50 cm, quando il cellulare, per ricevere e trasmettere dati, si deve connettere ad una antenna che, al minimo, è a circa 50 metri di distanza, ma, più facilmente, si trova a centinaia di metri?
Il corpo viene comunque pesantemente irradiato e non è certo l’auricolare a salvare la vita!
Con l’informazione che è stata fatta passare, sono certamente state spinte moltissime persone ad abusare del cellulare…tanto con l’auricolare sono protette!

Inoltre, l’atteggiamento derisorio piuttosto evidente della conduttrice e dell’ospite nei confronti della Elettrosensibilità, offende gravemente la dignità e la sensibilità di persone che certamente NON hanno bisogno di essere prese in giro e denigrate come è avvenuto nel programma, dato che si trovano già a dover vivere in condizioni di vita ORRIBILI (pensate a cosa significhi non poter più lavorare e magari non avere mezzi di sostentamento, non poter più uscire di casa, essere costretti a trasferirsi in zone isolate pur amando la vita di città, doversi separare dalla famiglia o non potersela creare perché non si può più socializzare, ecc.) senza avere alcun aiuto.

NO WI-FI DAYS – 29 e 30 Aprile 2016

Elettrosensibili

La Associazione Italiana Elettrosensibili prenderà parte a questa importante iniziativa, della quale condividiamo informazioni come diramate dalle fonti ufficiali:

In concomitanza con l’INTERNET DAY annunciato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi per le celebrazioni del 30° anniversario dello sbarco del web in Italia, abbiamo pensato che fosse necessaria una mobilitazione efficace ed energica.

Abbiamo deciso di creare il Comitato Promotore del NO WI FI DAYS indicendo per il 29 e 30 Aprile 20016 due giornate di mobilitazione ispirate al Principio di Precauzione, in cui invitiamo a spegnere il segnale Wi-Fi per sensibilizzare la collettività sui rischi e i pericoli per la salute pubblica legati all’annosa presenza ubiquitaria dell’irradiazione delle onde elettromagnetiche prodotte dal segnale Wi-Fi.

Vi invitiamo a partecipare al Comitato Promotore del NO WI FI DAYS per indire una contromanifestazione simbolica nelle giornate del 29 e 30 Aprile 2016, attraverso un’azione tesa ad incoraggiare la popolazione italiana a spegnere per quelle giornate il segnale Wi-Fi, per diffondere una maggiore consapevolezza e una presa di coscienza collettiva sul problema, creando una rete di dialogo sui social network, ponendo poi la questione all’attenzione degli organi di informazione e mass media, nonché alla classe politica parlamentare, regionale e locale, alla quale si chiederà di adottare misure di trasparenza e più restrittive sui valori di emissione elettromagnetica.

Pertanto è gradita la partecipazione della Vostra Associazione/Comitato/Fondazione che, in caso di adesione, verrà inserita nella lista dei costituenti il comitato (nel caso in cui si disponesse di un logo-marchio, lo si può inviare per l’inserimento). Sinora è stato predisposto un testo di base di presentazione del progetto che alleghiamo per una vostra condivisione.

Comitato Promotore no wi fi days

nowifidays@gmail.com

NO WI-FI DAYS - image

Come partecipare

Scarica e stampa il volantino, diffondilo per sensibilizzare la popolazione del tuo territorio.

Diffondi la notizia tra i tuoi conoscenti, utilizzando i social network.

Scrivi alla stampa e alla rappresentanza politico-istituzionale del tuo territorio (cominciando dal sindaco!), allegando il volantino.

Facebook gruppo NO WI-FI DAYS
Seguici, segui le notizie, clicca e fai cliccare MI PIACE, inserisci post e foto.

Twitter #nowifidays
Commenta l’evento utilizzando l’hastag #nowifidays.

Email nowifidays@gmail.com
Scrivici, aderisci al Comitato Promotore oppure commenta e invia foto o notizie.

Pagina Facebook del gruppo NO WI-FI DAYS
Elettrosensibili

Scarica il Volantino
Elettrosensibili

Scarica la Lettera ai politici
Elettrosensibili

== AGGIORNAMENTO ==

Per un uso capillare sul territorio di vostra competenza, per una maggiore diffusione a mezzo stampa per mezzo delle Vs associzioni, si allega

Comunicato Stampa N° 1 – 26 Aprile 2016

NO Wi-Fi DAYS PER IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE: SOLO INTERNET VIA CAVO E’ SICURO

In concomitanza con la festa del Web di Renzi, il Comitato Nazionale No Wi-Fi Days lancia due giorni di simbolica contro manifestazione per sensibilizzare Governo e opinione pubblica sui rischi e pericoli per la salute umana e il Pianeta derivanti delle connessioni Wireless. Richiamata l’adozione di politiche più cautelative.

Sabato 29 e Domenica 30 Aprile 2016 sarà ‘No Wi-Fi Days’, in concomitanza con l’Internet Day per la presentazione del Piano Banda Ultra Larga e con i festeggiamenti promossi dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel 30° anniversario dello sbarco del Web in Italia.

 (…..)

Per la parte RIFERIMENTI UTILI, ci si è serviti dell’aggronamento redatto dalla Dott.ssa Fabia Del Giudice del COMITATO LECCE VIA CAVO.

Sacarica il Comunicato Stampa 1
Elettrosensibili

== AGGIORNAMENTO ==

Per un uso capillare sul territorio di vostra competenza, per una maggiore diffusione a mezzo stampa per mezzo delle Vs associzioni, si allega

Comunicato Stampa N° 2 – 29 Aprile 2016

Sacarica il Comunicato Stampa 2
Elettrosensibili

“INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO DA ALTE E BASSE FREQUENZE: UNA REALE EMERGENZA SANITARIA”

[Corso di formazione ECM per PEDIATRI]

“INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO DA ALTE E BASSE FREQUENZE: UNA REALE EMERGENZA SANITARIA”

8.30/13.30 – 09 aprile 2016 – Istituto DE FILIPPI – via Brambilla, 15 – Varese

 

PROGRAMMA

8.30-9.00
Presentazioni e introduzione al convegno

9.00-9.45
CAMPI ELETTROMAGNETICI NON-IONIZZANTI (CEM): quali rischi per la salute umana?
Prof.Levis

9.45-10.00
Discussione   

10.00-10.45
EFFETTI ACUTI NOCIVI PER LA SALUTE UMANA, PROVOCATI DA RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE NON-IONIZZANTI
Ipersensibilità ai campi elettromagnetici.
Dott. Paolo Orio

10.45-11.00
Discussione 

11.00-11.30
Pausa     
 

11.30-11.45
I BAMBINI E L’UTILIZZO DEI DISPOSITIVI WIRELESS
Laura Masiero

11.45 – 12.30
Discussione

12.30 – 12.45
Conclusioni

12.45 – 13.30
Test di valutazione dell apprendimento.Customer

 

RELATORI

Prof. Angelo Gino Levis, Biologo Docente ed esperto internazionale di danni organici  da inquinamento elettromagnetico

Dott. Paolo Orio, Vice Presidente della Associazione Italiana Elettrosensibili

Laura Masiero, Presidente A.P.P.L.E. Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog

Versione PDF del PROGRAMMA scaricabile al seguente link:

6 aprile 2016 – corso ECM per pediatri – PROGRAMMA

Inquinamento Elettromagnetico: Effetti biologico sanitari a breve e lungo termine – Borgomanero, 6 febbraio 2016

Elettrosensibili“I SABATI DELLA SALUTE”, organizzati dalla “Associazione Mimosa Amici del DH Oncologico di Borgomanero”, hanno avuto inizio sabato 6 febbraio 2016 con una conferenza tenuta dal nostro Vicepresidente dr. Paolo Orio sul tema “Inquinamento elettromagnetico: effetti biologico sanitari a breve e lungo termine”.

ElettrosensibiliDurante l’incontro si è cercato come sempre di fornire informazioni accurate sull’Inquinamento Elettromagnetico, attualmente una delle più grandi minacce per la salute umana e per l’ambiente, soprattutto per quanto riguarda quello in Alta Frequenza generato dall’uso di tecnologie e dispositivi Wireless.

ElettrosensibiliProprio la scarsa conoscenza del pericolo da parte della popolazione sta portando sempre più persone ad adottare connessioni Wireless in sostituzione di quelle cablate, e questo sta già avendo pesanti ripercussioni di tipo sanitario, destinate ad aggravarsi ulteriormente nel tempo.

Per questo motivo sono state fornite anche nozioni di igiene elettrica, spiegando quali comportamenti tenere e quali accorgimenti adottare per minimizzare l’esposizione ai Campi Elettromagnetici in Alta (ma anche in Bassa) Frequenza.

ElettrosensibiliIl pubblico era numeroso e, come spesso accade durante questi incontri, nuovi Elettrosensibili si sono presentati ai nostri rappresentanti a testimonianza del fatto che la Elettrosensibilità è in aumento e, fortunatamente, sta crescendo anche la consapevolezza del problema.

Elettrosensibili

“I SABATI DELLA SALUTE” continueranno nei mesi successivi con interventi di altri esperti e si terranno sempre  presso l’Aula Magna dell’Ospedale di Borgomanero (NO), dalle ore 16:00 alle ore 18:00.

Per maggiori dettagli, potete cliccare sulla immagine della locandina qui a destra per ingrandirla.

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12 febbraio 2016

 

 

“Controcorrente: vite appese ad un filo” – finalmente in TV

Teleambiente
Controcorrente: vite appese ad un filo” è un video inchiesta sull’Elettrosmog e i suoi effetti dannosi sulla salute umana, realizzato circa due anni fa da Marco Puelli, Claudia Mingardi, Marcella Vezzoli e Francesco Berlucchi con la collaborazione della nostra e di altre Associazioni.

Verrà finalmente trasmesso nei prossimi giorni da TeleAmbiente nella nuova puntata di “AttivAmbiente” (http://www.teleambiente.it/attivambiente/), con le seguenti modalità:

canali 78 (Roma, Napoli, Pescara, Perugia) e 218 (Milano) del digitale terrestre
streaming sul sito della tv (http://www.teleambiente.it/),

nei giorni:

LUNEDÌ 11/01/16 ALLE ORE 16.30
MARTEDÌ 12/01/16 ALLE ORE 11.30
GIOVEDÌ 14/01/16 ALLE ORE 22.30
SABATO 16/01/16 ALLE ORE 02.00.

Nell’attesa, potete vederne il trailer al seguente link:

«Noi, malati di Wi-fi»

19 dicembre 2015 – “www.vanityfair.it”, di Alessio Caprodossi

Si chiamano elettrosensibili e non possono (o riescono a) vivere in presenza di campi elettromagnetici.
Come Caterina, che un giorno vide il suo corpo gonfiarsi. E da allora vive giorno e notte in cucina

Immaginate di vivere in due metri quadrati, 24 ore su 24, sette giorni su sette. In pratica per tutta la vita. È la vita di Caterina, costretta a non muoversi dalle mura di una cucina per colpa di una malattia poco nota quanto tremenda. Si chiama elettrosensibilità (che nei casi peggiori diventa ipersensibilità), un problema che causa l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici crea numerosi fastidi, come emicrania, vertigine, disturbo del sonno, vuoti di memoria, sbalzi di pressioni, dermatiti, formicolii cutanei, stanchezza cronica e calo della vista. Per completezza, c’è da dire che i pareri in merito sono contrastanti, e per molti studi scientifici i i sintomi non sono direttamente legati ai campi elettromagnetici, ma al cosiddetto effetto nocebo: se una persona affetta da elettrosensibilità pensa di essere esposta, comincia a manifestare i sintomi. Il disagio, in ogni caso, è assolutamente reale.

«ALL’IMPROVVISO VIDI IL MIO CORPO GONFIARSI»

A quattro esami dalla laurea in medicina e con tanti sogni da realizzare in ambito lavorativo e famigliare, la vita di Caterina (nome di fantasia) è cambiata radicalmente con l’acquisto di un telefono con tecnologia LTE: «Una volta comprato il nuovo telefono iniziai ad avvertire forti mal di testa, sbandamenti, svenimenti e cadute. Un giorno, poi, in uno studio di avvocati mi sono seduta per caso vicino a un router e all’improvviso il mio corpo iniziò a gonfiarsi».

L’ELETTROSENSIBILITA’

Così Caterina ha scoperto il suo problema, che secondo gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riguarda il 3% della popolazione globale, «colpevole» come la ragazza di non tollerare le onde provenienti da cordless, smartphone e reti Wi-Fi. Queste ultime, più dei cellulari – che gli elettrosensibili ovviamente non possono usare – sono il fulcro del problema, poiché pur se banditi nelle proprie case, sono presenti e attivi in quelle dei vicini finendo così per colpire gli intolleranti alle onde.

«PER FAVORE, SPEGNETE IL WI-FI DI NOTTE»

«Di fronte alle mie richieste di spegnere le stazioni Wi-Fi almeno durante la notte, sono stata derisa e vittima di atti di bullismo dagli abitanti del condominio dei miei genitori, dove sono dovuta tornare dopo aver lasciato il mio appartamento, inadatto per le mie necessità. E vivo nell’incubo che qualcuno arrivi ad abitare al piano di sotto, che con la presenza di una rete Wi-Fi aggraverebbe di molto la mia situazione».

Cucina e sedia di Cristina

 

LA VITA PASSATA IN CUCINA

Caterina passa ogni giornata all’interno della cucina, che ha schermato con oggetti metallici. E la notte dorme su una sedia a sdraio: «Dopo due anni, però, sono arrivate le fratture su tre costole e nonostante i dolori non posso andare in ospedale, perché la presenza di forti segnali sarebbe ancor più dolorosa da sopportare».

IL PENSIERO DI FARLA FINITA

Caterina ci ha pensato. Ha pensato più volte di farla finita, emulando così la 15enne Jenny Fry, adolescente inglese suicidatasi perché stanca di convivere con i dolori provocati dall’impianto Wi-Fi della sua scuola: «Io non posso pensare al mio futuro, non devo pensare al mio domani ma solo aspettare il giorno in cui l’elettro-sensibilità verrà riconosciuta come malattia invalidante anche in Italia».

LE MISURE NEGLI ALTRI PAESI

Questa è la battaglia che conduce l’Associazione Italiana Elettrosensibili, da oltre dieci anni attiva per convincere il governo italiano a seguire l’esempio della Svezia, dove i 2,5 milioni di elettrosensibili ricevono un contributo economico dai comuni e i datori di lavoro sono obbligati a trovare una condizione sostenibile per i dipendenti. È un caso quasi unico nel panorama europeo: l’elettrosensibilità infatti non è riconosciuta come una malattia né dall’Oms né dalla comunità scientifica perché i sintomi, nonostante siano stati riconosciuti come invalidanti, sono vissuti in prima persona e difficili da verificare.

ALMENO 600 MILA ELETTROSENSIBILI IN ITALIA

Gli elettrosensibili e in misura maggiore gli ipersensibili tendono a una vita solitaria; c’è chi vive nei boschi, chi nelle caverne, chi si trasferisce in piccoli centri montani oppure chi si rifugia in macchina per passare la notte. Le condizioni di vita minano anche la tenuta psicologica, con numeri allarmanti per l’Italia, dove la stima si aggira tra 1% e il 3% della popolazione (tra i 600 mila e gli 1,8 milioni di individui).

UNA CITTA’ SENZA ONDE ELETTROMAGNETICHE

«Noi viviamo il problema come una fuga dalla città, per questo lottiamo per avere un riconoscimento che ci consenta di vivere in una condizione decorosa», spiega Paolo Orio, vice presidente dell’A.i.e. che sottolinea come anche l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa abbia messo in guardia gli stati membri nel «dover prestare attenzione a chi soffre di intolleranza ai campi elettromagnetici e di introdurre specifiche misure per proteggerli, inclusa la realizzazione di aree non coperte dalle reti wireless». Per questo l’A.i.e. sta provando a replicare l’esempio di Green Bank, cittadina americana nel West Virginia sorta per accogliere gli elettrosensibili, dove sono banditi telefoni, reti Wi-Fi, tv e radio. «Stiamo valutando dove poter creare una soluzione di questo tipo, anche perché ci arrivano tante richieste pure dall’estero» dichiara Orio, indicando nella Toscana la potenziale terra della salvezza.

Fonte: http://www.vanityfair.it/news/italia/15/12/19/elettrosensibili-italia

UNDARK AND THE RADIUM GIRLS – LA VERNICE UNDARK E LE RAGAZZE DEL RADIO…La storia è destinata a ripetersi?

[Cambiano le tecnologie, cambiano le abitudini di vita, ma la natura dell’essere umano rimane la stessa, portandolo ad incorrere nei medesimi errori.

A seguire riportiamo la triste vicenda delle “Radium Girls” (“Le Ragazze del Radio”), che circa un secolo fa subirono danni gravissimi in seguito all’esposizione ad una vernice radioattiva.

Leggendola saltano subito all’occhio le inquietanti similitudini con ciò che sta accadendo attualmente con la telefonia mobile e le tecnologie wireless: si sa che fanno male (gli studi che lo hanno dimostrato sono numerosissimi), ma chi fa business con queste tecnologie cerca di fare controinformazione e promuoverne l’uso, l’esposizione delle persone procede inesorabilmente ed alla fine ci si troverà a contare le vittime.

Un secolo fa sono state delle povere operaie indifese a farne le spese, ma loro:
1) avevano necessità di lavorare,
2) sono state colpite in modo circoscritto perché erano le uniche ad aver subìto una esposizione così intensa,
3) non potevano tutelarsi in alcun modo perché all’epoca non era facile reperire informazioni.
Nel caso della tecnologia Wireless la situazione è ben diversa:
1) viene maggiormente utilizzata a scopo ludico,
2) danneggia non solo l’utilizzatore ma anche chi si trovi in prossimità delle onnipresenti fonti di emissione elettromagnetica, configurando quindi il rischio di un danno su scala estremamente ampia,
3) le informazioni sulla sua pericolosità sono reperibili online e, nell’era dell’informazione, essere disinformati può rivelarsi un peccato MORTALE.

La traduzione in Italiano segue la versione in lingua originale.]

Written by Alan Bellows, copyright © 28 December 2006.

RG

 

In 1922, a bank teller named Grace Fryer became concerned when her teeth began to loosen and fall out for no discernible reason. Her troubles were compounded when her jaw became swollen and inflamed, so she sought the assistance of a doctor in diagnosing the inexplicable symptoms. Using a primitive X-ray machine, the physician discovered serious bone decay, the likes of which he had never seen. Her jawbone was honeycombed with small holes, in a random pattern reminiscent of moth-eaten fabric.

As a series of doctors attempted to solve Grace’s mysterious ailment, similar cases began to appear throughout her hometown of New Jersey. One dentist in particular took notice of the unusually high number of deteriorated jawbones among local women, and it took very little investigation to discover a common thread; all of the women had been employed by the same watch-painting factory at one time or another.

In 1902, twenty years prior to Grace’s mysterious ailment, inventor William J. Hammer left Paris with a curious souvenir. The famous scientists Pierre and Marie Curie had provided him with some samples of their radium salt crystals. Radioactivity was somewhat new to science, so its properties and dangers were not well understood; but the radium’s slight blue-green glow and natural warmth indicated that it was clearly a fascinating material. Hammer went on to combine his radium salt with glue and a compound called zinc sulfide which glowed in the presence of radiation. The result was glow-in-the-dark paint.

Hammer’s recipe was used by the US Radium Corporation during the First World War to produce Undark, a high-tech paint which allowed America’s infantrymen to read their wristwatches and instrument panels at night. They also marketed the pigment for non-military products such as house numbers, pistol sights, light switch plates, and glowing eyes for toy dolls. By this time the dangers of radium were better understood, but US Radium assured the public that their paint used the radioactive element in “such minute quantities that it is absolutely harmless.” While this was true of the products themselves, the amount of radium present in the dial-painting factory was much more dangerous, unbeknownst to the workers there.

US Radium employed hundreds of women at their factory in Orange, New Jersey, including Grace Fryer. Few companies at that time were willing to employ women, and the pay was much higher than most alternatives, so the company had little trouble finding employees to occupy the rows and rows of desks. They were required to paint delicate lines with fine-tipped brushes, applying the Undark to the tiny numbers and indicator hands of wristwatches. After a few strokes a brush tended to lose its shape, so the women’s managers encouraged them to use their lips and tongues to keep the tips of the camel hair brushes sharp and clean. The glowing paint was completely flavorless [note: significant is the fact that a woman, similarly to what now happens to EHS people who have problems when exposed to EMF, gave up working with the Undark paint because unlike the others she felt a sour and highly disturbing taste when she sharpened the brush with her mouth , and this saved her life!], and the supervisors assured them that rosy cheeks would be the only physical side effect to swallowing the radium-laced pigment. Cause for concern was further reduced by the fact that radium was being marketed as a medical elixir for treating all manner of ailments [note: at that time touted as a cure-all, it was later on revealed to be one of the worst carcinogens along with cigarette smoke!].

The owners and scientists at US Radium, familiar with the real hazards of radioactivity, naturally took extensive precautions to protect themselves. They knew that Undark’s key ingredient was approximately one million times more active than uranium, so company chemists often used lead screens, masks, and tongs when working with the paint. US Radium had even distributed literature to the medical community describing the “injurious effects” of radium. But inside the factory, where nearly every surface sparkled with radioluminescence, these dangers were unknown. For a lark, some of the women even painted their fingernails and teeth with radium paint on occasion, to surprise their boyfriends when the lights went out.

RG
A US Radium dial painting factory

In 1925, three years after Grace’s health problems began, a doctor suggested that her jaw problems may have had something to do with her former job at US Radium. As she began to explore the possibility, a specialist from Columbia University named Frederick Flynn asked to examine her. Flynn declared her to be in fine health. It would be some time before anyone discovered that Flynn was not a doctor, nor was he licensed to practice medicine, rather he was a toxicologist on the US Radium payroll. A “colleague” who had been present during the examination— and who had confirmed the healthy diagnosis— turned out to be one of the vice-presidents of US Radium. Many of the Undark painters had been developing serious bone-related problems, particularly in the jaw, and the company had begun a concerted effort to conceal the cause of the disease. The mysterious deaths were often blamed on syphilis to undermine the womens’ reputations, and many doctors and dentists inexplicably cooperated with the powerful company’s disinformation campaign.

In the early 1920s, US Radium hired the Harvard physiology professor Cecil Drinker to study the working conditions in the factory. Drinker’s report was grave, indicating a heavily contaminated work force, and unusual blood conditions in virtually everyone who worked there. The report which the company provided to the New Jersey Department of Labor credited Cecil Drinker as the author, however the ominous descriptions of unhealthy conditions were replaced with glowing praise, stating that “every girl is in perfect condition.” Even worse, US Radium’s president disregarded all of the advice in Drinker’s original report, making none of the recommended changes to protect the workers.

The fraudulent report was discovered by a colleague of Drinker’s named Alice Hamilton in 1925. Her letter prompted Drinker to make the information public by publishing his original report in a scientific journal. US Radium executives were furious, and threatened legal action, but Drinker published his findings nonetheless. Among other things, his report stated:

“Dust samples collected in the workroom from various locations and from chairs not used by the workers were all luminous in the dark room. Their hair, faces, hands, arms, necks, the dresses, the underclothes, even the corsets of the dial painters were luminous. One of the girls showed luminous spots on her legs and thighs. The back of another was luminous almost to the waist….”

US Radium was a defense contractor with deep pockets and influential contacts, so it took Grace Fryer two years to find a lawyer willing to take on her former employer. A young attorney from Newark named Raymond Berry filed the suit in 1927, and four other radium-injured dial painters soon joined in. They sought $250,000 each in damages.

As the legal battle ensued, New York dentist Joseph P. Knef examined the jawbone from one of the deceased dial painters named Amelia Maggia. In the last few months of her life the bone had become so decayed that Dr. Knef had been forced to remove it from his patient. Her official cause of death had been listed as syphilis, but Knef suspected otherwise. He exposed the bone to dental film for a time, and then developed it. Patterns on the film indicated an absurd level of radiation, and he confirmed the findings with an electroscope.

RG
A severe instance of “Radium jaw” from 1924

As the weeks and months were consumed by the slow-moving court system, the women’s health rapidly deteriorated. At their first appearance in court in January 1928, two were bedridden, and none could raise their arms to take the oath. Grace Fryer, still described by reporters as “pretty,” was unable to walk, required a back brace to sit up, and had lost all of her teeth. The “Radium Girls” began appearing in headlines nationwide, and the grim descriptions of their hopeless condition reached Marie Curie in Paris. “I would be only too happy to give any aid that I could,” she said, adding, “there is absolutely no means of destroying the substance once it enters the human body.”

The women proved too ill to attend the following hearing, which occurred in April. Despite strenuous objections from the women’s lawyer, the judge adjourned the case until September because several US Radium witnesses were summering in Europe, and would consequently be unavailable. Walter Lippmann, the editor of the influential New York World newspaper, wrote of the judge’s decision, calling it a “damnable travesty of justice… There is no possible excuse for such a delay. The women are dying. If ever a case called for prompt adjudication, it is the case of five crippled women who are fighting for a few miserable dollars to ease their last days on earth.” In a later editorial, he wrote, “This is a heartless proceeding. It is unmanly, unjust and cruel. This is a case which calls not for fine-spun litigation but for simple, quick, direct justice.”

The national outrage over the delay prompted the courts to reschedule the hearing for early June, but days before the trial, Raymond Berry and US Radium agreed to allow U.S. District Court Judge William Clark to mediate an out-of-court settlement. Berry and the Radium Girls accepted their opponent’s offer reluctantly, despite learning that their mediator was a US Radium Corporation stockholder. Their situation was too desperate to refuse; the women were not expected to live much longer. Each woman would receive $10,000— equivalent to about $100,000 today— and have all of their medical and legal expenses paid. They would also receive a $600 per year annuity for as long as they lived. Unsurprisingly, few of the annuity payments were collected.

The last of the famous Radium Girls died in the 1930s, and many other former factory workers died of radium poisoning without finding justice. Later medical research would determine that radium behaves much like calcium inside the body, causing it to concentrate in the teeth and bones. By shaping their brushes with their lips as instructed by their knowledgeable supervisors, the dial painters had ingested anywhere from a few hundred to a few thousand microcuries of radium per year. One tenth of a microcurie is now considered to be the maximum safe exposure. Marie Curie herself died of radiation-related ailments in 1934. Because radium has a half-life of 1,600 years, her lab notebooks are said to be too highly contaminated to be safely handled even today. Radium continued to be used to illuminate watches until about 1968, but under much safer conditions.

RG
A US Radium ad for “Undark” paint

It is uncertain how many people were sickened or killed by Undark and similar radioactive pigments over the years, but US Radium alone employed an estimated 4,000 radium dial painters. Though they were not the only radium-painting business in the US, they were arguably the most evil. However one positive development did appear in the wake of the women’s legal struggle and subsequent media attention; In 1949 the US Congress passed a bill making all occupational diseases compensable, and extended the time during which workers could discover illnesses and make a claim. Thanks to the Radium Girls and their success in bringing attention to the deplorable conditions in US factories, industrial safety standards in the US were significantly tightened over the following years, an improvement which definitely spared countless others from similar fates.

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LA VERNICE UNDARK E LE RAGAZZE DEL RADIO

Nel 1922, una cassiera di banca di nome Grace Fryer si preoccupò quando i suoi denti iniziarono ad allentarsi e cadere senza apparente motivo. I suoi problemi si aggravarono quando la mascella divenne gonfia ed infiammata, così cercò l’aiuto di un medico per avere una diagnosi degli inspiegabili sintomi. Utilizzando un primitivo macchinario a raggi X, il medico scoprì un grave deterioramento delle ossa, ad un livello che non aveva mai visto. La sua mandibola aveva un aspetto a nido d’ape con piccoli fori, secondo un pattern casuale che ricordava il tessuto tarlato.

Mentre una serie di medici cercava di risolvere il misterioso disturbo di Grace, casi simili cominciarono ad apparire in tutta la sua città natale del New Jersey. Un dentista, in particolare, prese atto del numero insolitamente alto di mandibole deteriorate tra le donne locali e gli servì una indagine molto piccola per scoprire un trait d’union; tutte le donne erano state alle dipendenze della stessa fabbrica nella quale si dipingevano i quadranti degli orologi, in un periodo o in un altro.

Nel 1902, 20 anni prima della misteriosa malattia di Grace, l’inventore William J. Hammer lasciò Parigi con un curioso souvenir. I famosi scienziati Pierre e Marie Curie gli avevano fornito alcuni campioni dei loro cristalli di sale di radio. La radioattività era in qualche modo nuova alla scienza, così le sue proprietà ed i suoi pericoli non erano ben compresi; ma il lieve bagliore blu-verde del radio ed il naturale calore, indicavano che era chiaramente un materiale affascinante. Hammer combinò il suo sale di radio con colla ed un composto chiamato solfuro di zinco, che brillava in presenza di radiazioni. Il risultato fu una vernice che brillava al buio.

La ricetta di Hammer venne utilizzata dalla US Radium Corporation durante la Prima Guerra Mondiale per produrre Undark, una vernice ad alta tecnologia che permise ai fanti americani di leggere di notte i loro orologi da polso ed i cruscotti. Essa inoltre commercializzò il pigmento per prodotti non militari, come numeri civici, mirini delle pistole, placche degli interruttori della luce e occhi luminosi per bambole. In questo periodo i pericoli del radio vennero meglio compresi, ma la US Radium rassicurò il pubblico sul fatto che la loro vernice utilizzava l’elemento radioattivo in “quantità così piccole da essere assolutamente innocuo”. Mentre questo era vero per i prodotti stessi, la quantità di radio presente nella fabbrica dove si tingevano i quadranti degli orologi era molto più pericolosa, all’insaputa dei lavoratori.

La US Radium impiegò centinaia di donne nella sua fabbrica a Orange, New Jersey, tra cui Grace Fryer. Poche aziende in quel momento erano disposte ad assumere donne e la paga era molto più elevata rispetto alla maggior parte delle alternative, per cui l’azienda non ebbe grossi problemi a trovare lavoratrici per occupare le file e file di banchi. Ad esse venne chiesto di dipingere linee delicate con pennelli a punta fine, applicando la vernice Undark ai piccoli numeri e indicatori degli orologi da polso. Dopo un paio di colpi un pennello tendeva a perdere la sua forma, così i manager delle donne le incoraggiavano ad utilizzare le labbra e la lingua per mantenere affilate e pulite le punte dei pennelli di pelo di cammello. La vernice brillante era totalmente insapore [nota: significativo è il fatto che una donna, come adesso accade agli Elettrosensibili i quali sono disturbati dai CEM, rinunciò a lavorare con la vernice Undark poichè, a differenza delle altre, percepiva un sapore acre e fortemente disturbante quando arrotava le setole del pennellino con la bocca, e questo le salvò la vita!] ed i supervisori assicuravano che avere guance rosee sarebbe stato l’unico effetto collaterale dell’inghiottire il pigmento unito al radio. Ogni motivo di preoccupazione venne ulteriormente ridotto dal fatto che il radio veniva commercializzato come un elisir medico per il trattamento di tutti i tipi di disturbi [nota: all’epoca spacciato come un toccasana, esattamente come è avvenuto per il fumo di sigaretta è stato poi rivelato essere uno dei peggiori cancerogeni per l’uomo!].

I proprietari e gli scienziati alla US Radium, che avevano familiarità con i reali rischi correlati alla radioattività, naturalmente avevano preso molte precauzioni per proteggersi. Sapevano che l’ingrediente chiave della Undark era di circa un milione di volte più attivo dell’uranio, così i chimici della società spesso usavano schermi di piombo, maschere e pinze quando lavoravano con la vernice. La US Radium aveva anche distribuito letteratura per la comunità medica che descriveva gli “effetti pregiudizievoli” del radio. Ma dentro la fabbrica, dove quasi ogni superficie scintillava per la radioilluminescenza, questi pericoli erano sconosciuti. Per scherzo, alcune delle donne si erano anche occasionalmente dipinte unghie e denti con la vernice al radio, per sorprendere i loro fidanzati quando le luci si spegnevano.

Nel 1925, tre anni dopo che i problemi di salute di Grace erano iniziati, un medico suggerì che i suoi problemi alla mandibola potessero avere a che fare con il suo precedente impiego alla US Radium. Quando lei iniziò ad indagare tale possibilità, uno specialista della Columbia University di nome Frederick Flynn chiese di esaminarla. Flynn dichiarò che la donna era in buona salute. Questo un po’ di tempo prima che qualcuno scoprisse che Flynn non era un medico, né aveva la licenza per esercitare la professione medica, ma piuttosto era un tossicologo sul libro paga della US Radium. Un “collega” che era presente durante la visita– e che aveva confermato la diagnosi di buona salute– si era rivelato essere uno dei vicepresidenti della US Radium. Molte pittrici che avevano ultilizzato la Undark, avevano sviluppato gravi problemi ossei legati in particolare alla mascella e l’azienda aveva iniziato a concentrare gli sforzi per nascondere la causa della malattia. Le morti misteriose vennero spesso imputate alla sifilide per minare la reputazione delle donne e molti medici e dentisti inspiegabilmente collaborarono con la campagna di disinformazione della potente società.

Nei primi anni ’20, la US Radium assunse il fisiologo professore di Harvard Cecil Drinker per studiare le condizioni di lavoro nella fabbrica. La relazione di Drinker era grave, indicando una forza lavoro altamente contaminata ed insolite condizioni del sangue in praticamente tutti coloro che ci avevano lavorato. La relazione che la società fornì al Dipartimento del Lavoro del New Jersey accreditava Cecil Drinker come autore, ma le descrizioni inquietanti di condizioni malsane vennero sostituite con brillanti lodi, affermando che “ogni ragazza è in perfette condizioni”. Ancora peggio, il presidente della US Radium ignorò tutti i consigli nella relazione originaria di Drinker, non attuando alcuna delle modifiche consigliate per proteggere le lavoratrici.

Il rapporto fraudolento venne scoperto nel 1925 da una collega di Drinker di nome Alice Hamilton. La sua lettera spinse Drinker a rendere pubbliche le informazioni, pubblicando il suo rapporto originale in una rivista scientifica. I dirigenti della US Radium erano furiosi e minacciarono azioni legali, ma Drinker pubblicò comunque le sue scoperte. Tra le altre cose, la sua relazione affermava:

“I campioni di polvere raccolti nel laboratorio da varie posizioni e dalle sedie non utilizzate dai lavoratori, erano tutti luminosi nella stanza buia. I loro capelli, volti, mani, braccia, collo, abiti, biancheria, anche i corsetti delle pittrici dei quadranti di orologio erano luminosi. Una delle ragazze ha mostrato punti luminosi sulle sue gambe e cosce. La schiena di un’altra era luminosa quasi fino alla vita…. ”

La US Radium era un appaltatore della difesa con tasche profonde e contatti influenti, quindi servirono due anni a Grace Fryer per trovare un avvocato disposto ad occuparsi del suo ex-datore di lavoro. Un giovane avvocato da Newark di nome Raymond Berry presentò la causa nel 1927 e altre quattro pittrici di quadranti fosforescenti danneggiate dal radio presto si unirono. Chiesero 250 mila dollari ciascuna in danni.

Mentre era in corso la battaglia legale, il dentista di New York Joseph P. Knef esaminò la mandibola di una delle pittrici di quadranti morta di nome Amelia Maggia. Negli ultimi mesi della sua vita, l’osso era diventato così decaduto che il dottor Knef era stato costretto a rimuoverlo dalla sua paziente. La sua causa ufficiale di morte era stata indicata come sifilide, ma Knef sospettava altro. Espose l’osso alla pellicola dentale per una volta e poi la sviluppò. I pattern sul film indicavano un assurdo livello di radiazioni ed egli confermò i risultati con un elettroscopio.

Mentre settimane e mesi venivano dissipati da un sistema giudiziario che lavorava lentamente, la salute delle donne si era rapidamente deteriorata. Alla loro prima apparizione in tribunale nel gennaio 1928, due erano a letto e nessuna poteva alzare le braccia per fare il giuramento. Grace Fryer, descritta dai giornalisti come ancora “carina”, era incapace di camminare, necessitava di un rinforzo posteriore per sedersi e aveva perso tutti i suoi denti. Le “Radium Girls” iniziarono a comparire nei titoli a livello nazionale e le descrizioni cupe della loro condizione disperata raggiunsero Marie Curie a Parigi. “Sarei ben felice di dare qualsiasi aiuto possibile,” disse, aggiungendo, “non c’è assolutamente alcuna possibilità di distruggere la sostanza una volta che entra nel corpo umano.”

Le donne si dimostrarono troppo malate per partecipare alla successiva udienza, che avvenne nel mese di aprile. Nonostante le strenue obiezioni dell’avvocato delle donne, il giudice rinviò il caso a settembre, perché diversi testimoni della US Radium passavano l’estate in Europa e conseguentemente non sarebbero stati disponibili. Walter Lippmann, direttore dell’influente giornale New York World, scrisse della decisione del giudice, definendola una “condannabile parodia della giustizia… Non vi è alcuna possibile giustificazione per un tale ritardo. Le donne stanno morendo. Se mai un caso dovesse andare incontro ad un rapido giudizio, è il caso di cinque donne storpie che lottano per pochi miserabili dollari per facilitare i loro ultimi giorni sulla terra “. In un successivo editoriale egli scrisse: “Si tratta di un procedimento senza cuore. E’ disumano, ingiusto e crudele. Questo è un caso che non richiede un fine contenzioso, ma una semplice, veloce, diretta giustizia”.

L’indignazione nazionale per il ritardo indusse i giudici a riprogrammare l’udienza per l’inizio di giugno, ma giorni prima del processo, Raymond Berry e la US Radium accettarono di consentire al giudice distrettuale William Clark di mediare una soluzione amichevole. Berry e le “Ragazze del Radio” accettarono a malincuore l’offerta dell’avversario, nonostante avessero saputo che il loro mediatore era un azionista della US Radium Corporation. La loro situazione era troppo disperata per rifiutare; non ci si aspettava che le donne vivessero molto più a lungo. Ogni donna avrebbe ricevuto $ 10,000– pari a circa 100.000 dollari oggi– e sarebbero state pagate tutte le spese mediche e legali. Avrebbero anche ricevuto $ 600 all’anno di rendita per tutto il tempo in cui sarebbero vissute. Non sorprende che poche delle rendite annuali vennero prese.

L’ultima delle famose “Radium Girls” morì nel 1930 e molte altre ex-operaie morirono per avvelenamento da radio senza trovare giustizia. Più tardi la ricerca medica determinò che il radio si comporta come il calcio all’interno del corpo, facendo sì che si concentri in denti e ossa. Nel plasmare i loro pennelli con le labbra secondo le istruzioni dei loro ben informati supervisori, le pittrici di quadranti avevano ovunque ingerito da poche centinaia a qualche migliaio di microcurie di radio all’anno. Un decimo di microcurie è ora considerato la massima esposizione sicura. Marie Curie stessa morì di malattie legate alle radiazioni nel 1934. Poiché il radio ha un tempo di dimezzamento di 1.600 anni, i suoi quaderni di appunti di laboratorio sono ancora oggi detti essere troppo altamente contaminati per poter essere maneggiati in modo sicuro. Il radio continuò ad essere usato per illuminare gli orologi fino a circa il 1968, ma in condizioni molto più sicure.

Non è chiaro quante persone siano state fatte ammalare o siano state uccise da vernice Undark e pigmenti radioattivi simili nel corso degli anni, ma la sola US Radium impiegò secondo le stime 4.000 pittrici di quadranti al radio. Anche se non fu l’unico business della radio-pittura negli Stati Uniti, è stato probabilmente il più crudele. Tuttavia uno sviluppo positivo si è presentato a seguito della lotta legale delle donne e della successiva attenzione dei media; nel 1949 il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge rendendo tutte le malattie professionali risarcibili e ha esteso il tempo durante il quale i lavoratori potevano scoprire le malattie e fare una domanda di risarcimento. Grazie alle “Radium Girls” ed al loro successo nel portare l’attenzione sulle condizioni deplorevoli nelle fabbriche degli Stati Uniti, gli standard di sicurezza industriali negli Stati Uniti andarono significativamente incontro ad un giro di vite nel corso degli anni seguenti, un miglioramento che sicuramente ha risparmiato innumerevoli altri/e da un destino simile.

Fonte:

http://www.damninteresting.com/undark-and-the-radium-girls/

Convegno su PATOLOGIE DA CAUSA AMBIENTALE: SENSIBILITA’ CHIMICA MULTIPLA (MCS) ed ELETTROSENSIBILITA’ (EHS) – Lecco, 18 settembre 2015

Servizio della rete televisiva “Teleunica” (http://www.teleunica.tv/) sul Convegno “PATOLOGIE DA CAUSA AMBIENTALE: SENSIBILITA’ CHIMICA MULTIPLA (MCS) ed ELETTROSENSIBILITA’ (dal cellulare al wi-fi) : UNA REALE EMERGENZA SANITARIA”, organizzato dalla Associazione Italiana Elettrosensibili e voluto da una giovane lecchese costretta a vivere reclusa in casa proprio a causa di queste rare malattie, tenutosi venerdì 18 settembre 2015 presso l’Ospedale A. Manzoni di Lecco.

Ne soffre l’1-3% della popolazione: le patologie da causa ambientale come la Sensibilità Chimica Multipla e la Elettrosensibilità rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria.

Locandina dell’evento al seguente link:
https://www.elettrosensibili.it/wp-content/uploads/2015/08/locandina_convegno_lecco_2015-page-001.jpg

Da "Il Giornale di Lecco" del 21 settembre 2015.
Da “Il Giornale di Lecco” del 21 settembre 2015.

 

La nostra vita da elettrosensibili – Il calvario di Paolo e Sergio, ipersensibili ai campi elettromagnetici

6 agosto 2014 – “Voci di Milano” – di Marco Puelli

“In fuga dalla tecnologia e costretti al ritiro sociale. Sono quasi due milioni gli italiani affetti da quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce ipersensibilità ai campi elettromagnetici. Una patologia che colpisce il 3% della popolazione mondiale, di cui il 10% diventa gravemente disabile. Gli elettrosensibili attribuiscono il loro malessere alle onde elettromagnetiche a bassa frequenza, emesse dagli elettrodotti, e ad alta frequenza, emesse da stazioni radio base, antenne della telefonia mobile, sistemi wi-fi e cellulari. Oggetti che sono entrati nella nostra vita quotidiana, ma che per gli elettrosensibili si trasformano in un nemico da evitare ad ogni costo. «Noi – afferma Paolo Orio, vicepresidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili – come tutti, eravamo entusiasti delle possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico. Ma tutto cambia radicalmente, quando ti accorgi che la fonte del tuo problema viene proprio da quella tecnologia che dovrebbe essere al tuo servizio e che, invece, ti rema contro».

Paolo, 50enne veterinario a Gallarate, è elettrosensibile da 15 anni: «Nel 1999, dopo tre anni di uso prolungato del cellulare, ho iniziato ad avvertire sintomi che non avevo mai provato in vita mia. Ogni volta che portavo il cellulare all’orecchio si manifestavano immediatamente disturbi come cefalea, emicranie, acufeni, vertigini, nausea, tachicardia, arrossamenti cutanei e perdita dell’equilibrio. Quando allontanavo il cellulare, i disturbi gradualmente diminuivano, fino a scomparire. Ho smesso di usare il cellulare, ma questo non è bastato, perché avvertivo le frequenze dei telefoni delle altre persone, dei sistemi wi-fi e degli elettrodotti».

Anche Sergio Crippa, 58enne designer milanese, si è ammalato dopo una prolungata esposizione ai campi elettromagnetici: «Circa 10 anni fa, ho abitato in una casa-studio. Un posto che faceva corpo con una cabina elettrica condominiale, che disegnava due delle pareti del mio locale. Dopo tre anni, cominciai ad avvertire sudori freddi e nausee. Da molto tempo utilizzavo il telefonino, ma, quando parlavo al cellulare nello studio, avevo conati di vomito, un sapore metallico in bocca, pupille dilatate, sensazione di svenimento. La situazione peggiorava di settimana in settimana. A volte sentivo crescere poco a poco dentro di me un senso di malessere mentale e fisico. La cosa più fastidiosa erano i problemi alle gambe: era come se il mio corpo si dividesse in due, camminavo ma non sentivo le gambe. Alla fine, ho dovuto lasciare lo studio e trasferirmi. Ora sto meglio, ma, se mi avvicino a qualche sorgente, i disturbi ritornano».

La vita di un elettrosensibile viene completamente stravolta dalla malattia. «Una persona elettrosensibile – racconta Paolo – non può più andare al cinema, a teatro, al ristorante, e in tutti quei luoghi dove siano presenti campi elettromagnetici. Ho dovuto schermare la mia auto con un materiale speciale, per ridurre l’impatto delle onde emesse dalle centraline elettriche. In casa ho tolto il wi-fi e la corrente dietro il letto. Ci sono casi di elettrosensibili costretti a vivere su una barca, o nelle foreste, lontano dai loro affetti, e ci sono elettrosensibili che sono venuti a mancare suicidandosi».

L’Oms non ha riconosciuto il nesso di causalità con l’esposizione ai campi elettromagnetici e la medicina è impotente. «La nostra malattia – continua Paolo – non è inserita nei codici ICD (International Classification of Diseases), quindi le strutture mediche non hanno gli strumenti per fornire una prognosi, una diagnosi e una terapia, e ci confinano nella psicopatologia. Troppo spesso siamo costretti a lasciare il nostro impiego, perché il medico del lavoro non può rilasciarci un certificato per ottenere un cambio di mansione, come invece accade in Svezia, dove l’elettrosensibilità è riconosciuta come disabilità e dove il datore di lavoro è obbligato ad affidare al lavoratore elettrosensibile mansioni adeguate alla sua condizione. Purtroppo la nostra patologia è irreversibile. L’unico modo per stare meglio è evitare le sorgenti. Tuttavia a Milano, come in molte altre città, si contano più di 1600 impianti. Dove un elettrosensibile può trovare pace?».”

http://www.vocidimilano.it/articolo/lstp/43056/