Ripetitor non iuvat
2 Maggio 2016 – “www.cosmopolismedia.it”, di Marialaura Garripoli
Essere affetti da “fatica cronica e da elettrosensibilità” a causa dell’esposizione a qualsiasi apparecchiatura elettronica che genera e scatena campi elettromagnetici: una condizione non riconosciuta, men che meno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La storia di Savino e la sua lotta per vedere affermato il diritto alla salute e all’ambiente
di Marialaura Garripoli
Incontro Savino in un tardo pomeriggio. “Per prima cosa,” – mi dice – “spegni il cellulare”. Obbedisco, inevitabilmente, sapendo che per lui è un problema. Un piccolo passo indietro di otto anni: un ristorantino in gestione nella felliniana ed eterna Roma ed il resto del tempo speso per il volontariato. Ma una nuova offerta di lavoro sta per cambiargli la vita, del tutto inconsapevole della svolta che prenderà: entra a far parte di una società appaltatrice per la Apple, la più grande azienda di computer e sistemi operativi. I ritmi sono frenetici, tra software, portate ed impegno sociale. E la stanchezza comincia a farsi sentire; probabilmente, il contraccolpo di questa vita estremamente piena e dei tanti caffè presi per restare attivo. Ma insieme alla stanchezza aumentano i capogiri, gli sbandamenti, i mal di testa, le palpitazioni. Savino va a lavoro e lamenta seri fastidi; torna a casa e sta meglio, se non fosse che sente l’irrefrenabile esigenza di dormire il più possibile. La spossatezza, ormai cronica, non sembra passare; mentre sembrano aumentare anche i disturbi epidermici, rossori ed eritemi al viso. È evidente che qualcosa non va, specie quando sente vicino un cellulare. Aumentano i sintomi, sempre più pressanti: forti acufeni, accentuata astenia e disturbi del linguaggio, dolori muscolari ed articolari, stato confusionale fino alla perdita di coscienza. Ma nessun medico ha una risposta per lui. Da solo, Savino comincia a fare delle ricerche, cercando di capire una plausibile causa dalla quale possano derivare le sue reazioni. Dopo tanti, diversi e diversificati tentativi, nel 2013 incontra il prof. Giuseppe Genovesi, specialista in Endocrinologia, Psichiatria ed Immunologia nonché ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale del Policlinico Umberto I dell’Università di Roma “La Sapienza”. Il dottor Genovesi parla chiaro: il paziente è affetto da “fatica cronica e da elettrosensibilità” [(ES) o elettroipersensibilità (EHS), ndr], dovuta all’esposizione a qualsiasi apparecchiatura elettronica che genera e scatena campi elettromagnetici. Tradotto: gran parte di ciò che caratterizza e circonda la nostra vita da terzo millennio. E così, Savino dovrà evitare il contatto diretto, l’esposizione e persino la vicinanza a qualsiasi campo elettromagnetico; ed è ovvio che questa singolare condizione “limita significativamente la sua vita di relazione”, configurando un evidente danno morale (in aggiunta a quello biologico). Di colpo, la disoccupazione; il ritorno in Basilicata, sua terra d’origine, e l’adesione all’Associazione A.M.I.C.A. – Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale. “Gli attuali limiti di sicurezza ambientale in Italia e in Europa non tengono sufficientemente conto del Principio di Precauzione e sono fortemente condizionate da principi economici” – si legge sul sito dell’associazione; pertanto, “l’informazione è il solo strumento che i cittadini hanno per proteggersi, per fare scelte avvedute come consumatori e per chiedere ai medici e ai politici una maggiore attenzione verso le cause tossiche ambientali di molte delle malattie più diffuse oggi”.
Una condizione non riconosciuta, men che meno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ma che ha portato il Consiglio d’Europa – il 27 Maggio 2011 (con risoluzione n. 1815) – a considerare ed usare il “principio di precauzione”, prestando “un’attenzione particolare alle persone elettrosensibili che soffrono di una sindrome di intolleranza ai campi elettromagnetici e di introdurre specifiche misure per proteggerli, inclusa la creazione di aree wave-free, non coperte dalle reti wireless”; mentre già nel Dicembre 2006, in seduta plenaria, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottava la Convenzione con la quale si tutelava chi è affetto da Sensibilità Chimica Multipla, da Elettrosensibilità e da altre forme di disabilità difficilmente diagnosticabili (le cosiddette “disabilità funzionali”). Ma nel suo piccolo, nella sua regione, Savino non molla: nell’Ottobre del 2013, la Regione Basilicata riconosce come rare l’Elettrosensibilità [codice regionale RQG020, ndr], la “Sindrome Gilles de la Tourette, la “Cisti di Tarlov” e la “Sindrome Sistemica da allergie al nichel”, tanto da riconoscerne il diritto all’esenzione dal costo delle relative prestazioni sanitarie. La prima ed unica regione in Italia. Oggi, dopo tutti questi anni, Savino ha imparato (suo malgrado) a convivere con la sua elettroipersensibilità: vive a stretto contatto con la natura, lontano il più possibile da qualsiasi fonte di onde elettromagnetiche; ma mai lontano del tutto. Ha inevitabilmente imparato a gestire la sua condizione. I trascorsi 29 e 30 di Aprile, in tutta risposta all’Internet Day, hanno visto la contromanifestazione simbolica che invita a spegnere il router in favore di salute e ambiente: il Comitato Nazionale “No Wi-Fi Days” ha chiesto alla politica estrema prudenza rispetto alle connessioni senza fili, facendo appello proprio a quella risoluzione del 2011 a firma del Consiglio d’Europa. Per più di qualcuno, i ripetitori non giovano.
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