Elettrosensibilità: il caso di una donna inglese allergica all’elettricità
20 maggio 2011 – “www.informasalus.it”, di Alessandra Profilio
[Articolo un po’ datato che abbiamo pensato di pubblicare per avere occasione di portare l’attenzione su un paio di criticità.
La prima è che se fino a qualche anno fa si poteva parlare di Elettrosensibilità come di una “rara condizione”, attualmente non si può più fare altrettanto in quanto i casi sono in allarmante aumento*.
Sempre più persone stanno contattando la nostra associazione in cerca di sostegno e questo è dovuto alla crescente esposizione ai CEM cui è sottoposta la popolazione.
Altro punto critico è il fatto che ai malati venga negata ogni forma di aiuto come nel caso della donna citata nell’articolo.
Dalla pubblicazione di questo ultimo sono passati quattro anni ed alcune sentenze sono state emesse in favore degli Elettrosensibili, ma ancora lunga sembra essere la strada da percorrere: in tanti paesi la malattia continua a non essere riconosciuta come dipendente dalla esposizione ai Campi Elettromagnetici e viene invece considerata di origine psicosomatica; solo Svezia e Svizzera riconoscono il nesso di causalità, il conseguente stato di inabilità e forniscono aiuti concreti ai soggetti affetti.
Capiamo benissimo che la presa in carico dei malati sia estremamente gravosa e quindi si cerchi di liquidare il problema negandone la esistenza, ma sfortunatamente é reale ed è inaccettabile, nonché disumano, che così tante persone siano lasciate a loro stesse nel gestire un dramma di vita enorme il quale, vogliamo sottolinearlo, è causato da chi abita intorno a loro ed usa la tecnologia in modo sconsiderato.
* Secondo stime riportate da numerose survey internazionali. Ed anche solo applicando i dati di maggiore sottostima (3%), attualmente in Italia circa 2.000.000 di persone soffrono di Elettrosensibilità con sintomatologie diversificate per intensità, durata e frequenza nel tempo)]
Janice non puo guardare la tv, non può ascoltare la radio, navigare sul web o usare il cellulare. La sua casa è diversa da quelle moderne di oggi e appare più simile a una casa del Medioevo: non c’è il frigorifero, il congelatore o il computer. La donna trascorre le serate a lume di candela, giocando a scarabeo o a scacchi.
Come raccontano diversi quotidiani britannici, il malessere di Janice Tunnicliffe è cominciato dopo un ciclo di chemioterapia a cui la donna si è dovuta sottoporre circa tre anni fa. Il trattamento le ha lasciato in eredità questa rara condizione chiamata elettrosensibilità. I campi elettromagnetici, innescati da apparecchi in funzione, possono provocare reazioni anche gravi.
La donna è venuta a conoscenza dell’elettrosensibilità tramite internet e con gli anni ha imparato da sola a gestire la sua condizione: lamenta, infatti, di non aver mai trovato ascolto nei medici. Il servizio sanitario britannico si è rifiutato di pagarle il trattamento in un ospedale privato specializzato. Secondo la maggior parte dei medici in Gran Bretagna, l’elettrosensibilità è infatti considerata un disturbo psicosomatico. Secondo Powerwatch, un’organizzazione di ricerca sugli effetti dei campi elettromagnetici, il 3-4% della popolazione può avere una qualche reazione ‘allergica’ alla tecnologia, ma soltanto pochi al livello di Mrs Tunnicliffe
Fonte:
http://www.informasalus.it/it/articoli/elettrosensibilita-donna-allergica-elettricita.php