Categoria: Notizie dall’Italia

«Noi, malati di Wi-fi»

19 dicembre 2015 – “www.vanityfair.it”, di Alessio Caprodossi

Si chiamano elettrosensibili e non possono (o riescono a) vivere in presenza di campi elettromagnetici.
Come Caterina, che un giorno vide il suo corpo gonfiarsi. E da allora vive giorno e notte in cucina

Immaginate di vivere in due metri quadrati, 24 ore su 24, sette giorni su sette. In pratica per tutta la vita. È la vita di Caterina, costretta a non muoversi dalle mura di una cucina per colpa di una malattia poco nota quanto tremenda. Si chiama elettrosensibilità (che nei casi peggiori diventa ipersensibilità), un problema che causa l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici crea numerosi fastidi, come emicrania, vertigine, disturbo del sonno, vuoti di memoria, sbalzi di pressioni, dermatiti, formicolii cutanei, stanchezza cronica e calo della vista. Per completezza, c’è da dire che i pareri in merito sono contrastanti, e per molti studi scientifici i i sintomi non sono direttamente legati ai campi elettromagnetici, ma al cosiddetto effetto nocebo: se una persona affetta da elettrosensibilità pensa di essere esposta, comincia a manifestare i sintomi. Il disagio, in ogni caso, è assolutamente reale.

«ALL’IMPROVVISO VIDI IL MIO CORPO GONFIARSI»

A quattro esami dalla laurea in medicina e con tanti sogni da realizzare in ambito lavorativo e famigliare, la vita di Caterina (nome di fantasia) è cambiata radicalmente con l’acquisto di un telefono con tecnologia LTE: «Una volta comprato il nuovo telefono iniziai ad avvertire forti mal di testa, sbandamenti, svenimenti e cadute. Un giorno, poi, in uno studio di avvocati mi sono seduta per caso vicino a un router e all’improvviso il mio corpo iniziò a gonfiarsi».

L’ELETTROSENSIBILITA’

Così Caterina ha scoperto il suo problema, che secondo gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riguarda il 3% della popolazione globale, «colpevole» come la ragazza di non tollerare le onde provenienti da cordless, smartphone e reti Wi-Fi. Queste ultime, più dei cellulari – che gli elettrosensibili ovviamente non possono usare – sono il fulcro del problema, poiché pur se banditi nelle proprie case, sono presenti e attivi in quelle dei vicini finendo così per colpire gli intolleranti alle onde.

«PER FAVORE, SPEGNETE IL WI-FI DI NOTTE»

«Di fronte alle mie richieste di spegnere le stazioni Wi-Fi almeno durante la notte, sono stata derisa e vittima di atti di bullismo dagli abitanti del condominio dei miei genitori, dove sono dovuta tornare dopo aver lasciato il mio appartamento, inadatto per le mie necessità. E vivo nell’incubo che qualcuno arrivi ad abitare al piano di sotto, che con la presenza di una rete Wi-Fi aggraverebbe di molto la mia situazione».

Cucina e sedia di Cristina

 

LA VITA PASSATA IN CUCINA

Caterina passa ogni giornata all’interno della cucina, che ha schermato con oggetti metallici. E la notte dorme su una sedia a sdraio: «Dopo due anni, però, sono arrivate le fratture su tre costole e nonostante i dolori non posso andare in ospedale, perché la presenza di forti segnali sarebbe ancor più dolorosa da sopportare».

IL PENSIERO DI FARLA FINITA

Caterina ci ha pensato. Ha pensato più volte di farla finita, emulando così la 15enne Jenny Fry, adolescente inglese suicidatasi perché stanca di convivere con i dolori provocati dall’impianto Wi-Fi della sua scuola: «Io non posso pensare al mio futuro, non devo pensare al mio domani ma solo aspettare il giorno in cui l’elettro-sensibilità verrà riconosciuta come malattia invalidante anche in Italia».

LE MISURE NEGLI ALTRI PAESI

Questa è la battaglia che conduce l’Associazione Italiana Elettrosensibili, da oltre dieci anni attiva per convincere il governo italiano a seguire l’esempio della Svezia, dove i 2,5 milioni di elettrosensibili ricevono un contributo economico dai comuni e i datori di lavoro sono obbligati a trovare una condizione sostenibile per i dipendenti. È un caso quasi unico nel panorama europeo: l’elettrosensibilità infatti non è riconosciuta come una malattia né dall’Oms né dalla comunità scientifica perché i sintomi, nonostante siano stati riconosciuti come invalidanti, sono vissuti in prima persona e difficili da verificare.

ALMENO 600 MILA ELETTROSENSIBILI IN ITALIA

Gli elettrosensibili e in misura maggiore gli ipersensibili tendono a una vita solitaria; c’è chi vive nei boschi, chi nelle caverne, chi si trasferisce in piccoli centri montani oppure chi si rifugia in macchina per passare la notte. Le condizioni di vita minano anche la tenuta psicologica, con numeri allarmanti per l’Italia, dove la stima si aggira tra 1% e il 3% della popolazione (tra i 600 mila e gli 1,8 milioni di individui).

UNA CITTA’ SENZA ONDE ELETTROMAGNETICHE

«Noi viviamo il problema come una fuga dalla città, per questo lottiamo per avere un riconoscimento che ci consenta di vivere in una condizione decorosa», spiega Paolo Orio, vice presidente dell’A.i.e. che sottolinea come anche l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa abbia messo in guardia gli stati membri nel «dover prestare attenzione a chi soffre di intolleranza ai campi elettromagnetici e di introdurre specifiche misure per proteggerli, inclusa la realizzazione di aree non coperte dalle reti wireless». Per questo l’A.i.e. sta provando a replicare l’esempio di Green Bank, cittadina americana nel West Virginia sorta per accogliere gli elettrosensibili, dove sono banditi telefoni, reti Wi-Fi, tv e radio. «Stiamo valutando dove poter creare una soluzione di questo tipo, anche perché ci arrivano tante richieste pure dall’estero» dichiara Orio, indicando nella Toscana la potenziale terra della salvezza.

Fonte: http://www.vanityfair.it/news/italia/15/12/19/elettrosensibili-italia

Queste lampadine causano mal di testa, ansia e anche il cancro. Ecco cosa fare

[Qualcosa che molti probabilmente ancora ignorano…]

21 dicembre 2015- “www.dionidream.com”, di Dioni aka Riccardo Lautizi

lampadine risparmio energetico

Ci hanno detto che erano più ecologiche e che ci avrebbero fatto risparmiare sulla bolletta, ma hanno danneggiato la nostra salute. Le nuove lampadine a risparmio energetico possono essere davvero pericolose. Diversi studi hanno messo in guardia sul loro uso quotidiano e il pericolo maggiore è se si rompono tanto che la stessa Environmental Protection Agency ha creato un protocollo di emergenza da seguire in caso di rottura della lampadina proprio a causa del gas velenoso rilasciato. Vediamo cosa fare e perché sono così dannose.

Le informazioni riportate riguardano lelampadine fluorescenti compatte (CFL) e non le lampadine a LED.

E’ stata riscontrata una correlazione tra le lampadine a risparmio energetico e i seguenti disturbi:

  • Vertigini
  • Cefalea a grappolo
  • Emicrania
  • Crisi epilettiche
  • Affaticamento
  • Difficoltà nella concentrazione
  • Ansia
  • Dermatite
  • Eczema
  • Autismo
  • Epilessia
  • Cancro

Quindi queste lampadine in casa fanno male, ma ancora di più se si rompono! Secondo uno studio, condotto dai ricercatori del Fraunhofer Wilhelm Klauditz Institute per l’Autorità Federale Ambientale in Germania: se rotte, queste lampadine rilasciano 20 volte la concentrazione massima accettabile di mercurio nell’aria.

Il mercurio, come ho trattato in molti miei articoli, è il metallo pesante più pericoloso per l’uomo e tossico a qualunque concentrazione. Diversi studi scientifici mostrano come essodanneggia irrimediabilmente il cervelloe il sistema nervoso causando una miriadi di malattie gravi, ed inoltre depositandosi negli organi e ghiandole danneggia tutto il sistema ormonale e linfatico.

Perché le lampadine a risparmio energetico sono pericolose per la nostra salute?

  •  Le lampadine a risparmio energetico contengono da 3 a 5 mg di mercurio.  Il mercurio è una potente neurotossina particolarmente pericolosa per i bambini e le donne in gravidanza. Questa sostanza è particolarmente tossica per il cervello, il sistema nervoso, il fegato e i reni. Può anche danneggiare il sistema cardiovascolare, immunitario e riproduttivo. Intossicazioni di mercurio possono causare perdita di memoria, cancro e Alzheimer.
  • Le lampadine a risparmio energetico possono causare il cancroUn nuovo studio effettuato da Peter Braun presso il Germany’s Alab Laboratory ha evidenziato che questo tipo di lampadine contiene degli agenti cancerogeno-tossici in grado di causare il cancro:
    • Naftalene, un composto cristallino bianco volatile, prodotto dalla distillazione di catrame di carbone, utilizzato in naftalina e come materia prima per la produzione chimica.
    • Stirene, un idrocarburo insaturo liquido, ottenuto come sottoprodotto del petrolio.
    • Fenolo, un leggermente acido cristallino bianco tossico solido, ottenuto da catrame di carbone e utilizzato nella produzione chimica.
  • Le lampadine a risparmio energetico emettono raggi UV superiori alla norma. La Health Protection Agency (HPA) ha condotto uno studio e osservato che aumentano il rischio di cancro alla pelle soprattutto per chi lavora ore e ore vicino alle fonti di luce. È ufficialmente riconosciuta la pericolosità dei raggi UV per la nostra pelle e per gli occhi. Le radiazioni di queste attaccano direttamente il nostro sistema immunitario e impedisce la formazione adeguata di vitamina D.
  • Le lampadine a risparmio energetico generano potenti campi elettromagnetici a poca distanza dalla sorgente, fino ad un metro di distanza. Il centro indipendente di ricerche francese (CRIIREM) sconsiglia pertanto di utilizzare lampadine a basso consumo energetico a brevi distanze, come ad esempio per illuminare i comodini delle camere da letto o le scrivanie.
  • Il campo elettromagnetico generato da queste lampadine va in risonanza nei cavi elettrici generando “elettricità sporca” in tutta l’abitazione. Uno studio pubblicato nel giugno del 2008 dall’American Journal of Industrial Medicinesegnalava che questa elettricità sporca aumenta di 5 volte il rischio di contrarre il cancro. Rimuovi l’elettricità sporca con il Filtro Vivar Gs.
  • Danneggiano la ghiandola pineale. Lo studio pubblicato su Chronobiology International, a cura del professor Abraham Haim, afferma che lo spettro luminoso di queste lampadine, essendo simile alla luce del giorno, interrompe la produzione di melatonina da parte dell’organismo. Cosa che invece non facevano le vecchie lampade a incandescenza. Gli effetti sono enormi dall’insonniaall’invecchiamento precoce, dalla depressione ad un aumento esponenziale del rischio di cancro, essendo la melatonina un potente antiossidante anticancro.

COSA FARE

  • Per prima cosa evita di avere queste lampadine in casa cercando le vecchielampadine ad incandescenza oppure quelle nuove a LED (che però alla lunga stancano gli occhi e possono danneggiare la retina).  Sebbene siano state messe fuori produzione si possono ancora acquistare le vecchie lampadine online o nei negozi che hanno delle rimanenze di magazzino.
  • Se avete a casa le lampadine a risparmio energetico e si rompono devi stare molto attento nella pulizia e seguire questa procedura messa a punto dall’Environmental Protection Agency.

PULIZIA DI UNA LAMPADINA ROTTA – PROTOCOLLO EPA

  • Far evacuare la stanza se ci sono persone e animali domestici.
  • Arieggiare la stanza per 5-10 minuti aprendo la finestra o la porta a contatto con l’ambiente all’aperto.
  • Spegnere l’impianto di riscaldamento o di condizionamento dell’aria.
  • Non utilizzare l’aspirapolvere. L’aspirazione non è raccomandata perché potrebbe diffondere le particelle di mercurio presenti nella polvere.
  • Indossa i guanti, una mascherina e degli occhiali protettivi.
  • Raccogli i pezzi più grandi con le mani e i frammenti più piccoli con l’aiuto del nastro adesivo.
  • Riponi i frammenti della lampadina in contenitori ermetici, come vasi di vetro o sacchetti di plastica sigillabili.
  • Pulisci le superfici con un panno umido. Poi getta tutto ciò che avete utilizzato per la pulizia, inclusi il panno e i guanti.
  • Se la rottura avviene su un tappetino, eliminalo e rimuovi almeno la parte contaminata.
  • Chiamate il centro locale per la raccolta differenziata se hai dei dubbi sul da farsi. Porta i rifiuti presso la Piattaforma Ecologica del tuo Comune, in modo che siano smaltiti in modo corretto.
  • Come misura preventiva, sarebbe bene non utilizzare le lampadine al mercurio in aree a rischio di rottura e incidenti.
  • Lavati subito le mani quando hai terminato.

Una vecchia lampada ad incandescenza ci da sicuramente una luce più calda e gradevole delle nuove fredde luci a risparmio energetico. Potete acquistare su internet o in alcuni negozi che hanno rimanenze, ancora le lampadine ad incandescenza. Ecco un link dove potete comprarle online.

Fonte:

http://www.dionidream.com/queste-lampadine-causano-mal-di-testa-ansia-e-anche-il-cancro-ecco-cosa-fare/

Elettrosmog, tribunale francese sancisce l’invalidità civile

[Citiamo:
«E’ fisiologico che interessi economici, l’inerzia del mondo accademico e i tanti passaggi burocratici ostacolino il fluire delle conoscenze scientifiche, anche quando ne va della salute pubblica. I nostri risultati su benzene, formaldeide e stirene, ad esempio sono stati recepiti dopo oltre 20 anni dalla pubblicazione dei dati. Tutti ostacoli che sono sempre esistiti, che vanno combattuti giornalmente, ma che non ci hanno mai fermato».
Come quando, nel 2011, la dottoressa, in qualità di esperta di Mtbe, un additivo cancerogeno della benzina verde, mise a tacere gli avvocati della Exxon Mobil Corporation, in seguito condannata a risarcire 160 famiglie di Jacksonville (Maryland, USA) con la cifra di 1,5 miliardi di dollari per aver inquinato dolosamente le falde acquifere di un quartiere residenziale attraverso una falla nella cisterna di un distributore di benzina.]

23 novembre, 2015 – “www.pressenza.com”, di Massimo Nardi

E-smog

Storica sentenza a Tolosa: il giudice ha riconosciuto una pensione di invalidità per “ipersensibilità elettromagnetica” ad una donna di 39 anni, che percepirà, per i prossimi tre anni, 800 euro al mese. Degli effetti dei campi elettromagnetici sull’uomo ne abbiamo parlato con la Dottoressa Fiorella Belpoggi, Direttore del Centro di Ricerca sul Cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini di Bologna.

Il Tribunale di Tolosa ha riconosciuto una pensione di invalidità per “ipersensibilità elettromagnetica” ad una donna di 39 anni. E’ il primo caso giuridico in materia e rappresenterà indubbiamente un precedente da qui in avanti. Marine Richard, questo il nome della donna, si è vista riconoscere dal giudice un deficit funzionale dell’85% e un indennizzo di 800 euro al mese per tre anni, eventualmente rinnovabile. Lei, ex documentarista e drammaturga, ha dovuto abbandonare la società per rifugiarsi in una casa sui Pirenei, vivendo così isolata, lontano dal wi-fi e da tutti i campi elettromagnetici, causa primaria dei suoi continui mal di testa, formicolii, insonnia.
La nuova casa rappresenta una vera e propria “zona bianca”, un luogo vergine o quasi, esposto a limitati livelli elettromagnetici. Ricordiamo che numerose pubblicazioni scientifiche recenti hanno dimostrato che i campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) influiscono sugli organismi viventi a livelli ben inferiori a molte linee guida sia nazionali che internazionali. Gli EMF includono le apparecchiature che emettono radiazione a radiofrequenza (RFR), quali i cellulari, i telefoni cordless e le loro stazioni base, il wi-fi, le antenne di trasmissione, gli smart-meter e i monitor per neonati, oltre alle apparecchiature elettriche e alle infrastrutture utilizzate nel trasporto e consegna di elettricità che generano un campo elettromagnetico a frequenza estremamente bassa (ELF EMF).
Il caso Richard ci riporta all’Appello di 190 scienziati all’ONU, in cui si chiedeva, tra le altre cose, la creazione di zone bianche nella nostra società. Tra i firmatari c’è anche la Dottoressa Fiorella Belpoggi, Direttore Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini di Bologna, con cui abbiamo approfondito l’argomento.

Dottoressa Belpoggi, quali sono gli effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) sull’uomo?
«Gli effetti sono tanti e sono stati pubblicati oltre 21.000 articoli sull’argomento. Noi al Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini ci siamo occupati degli effetti cancerogeni dei campi elettromagnetici a diverse frequenze, da soli o in associazione con altri cancerogeni quali radiazioni ionizzanti e formaldeide. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato I campi magnetici a bassa frequenza e a radiofrequenza come possibile cancerogeno umano (Gruppo 2B), di cui fanno parte 288 agenti».

E sugli animali? In particolare gli esperimenti fatti sui ratti dimostrano risultati inquietanti.
«Sono stati fatti molti studi, ma molti sono risultati limitati nel design sperimentale e nella loro predittività per l’uomo. L’Istituto Ramazzini ha deciso di effettuare un mega-esperimento sui campi elettromagnetici che fosse dirimente, sia per i cittadini che per le agenzie regolatorie, circa la cancerogenicità dei campi magnetici a bassa frequenza (50 Hz) e delle radiofrequenze (1,8 GHz), da sole o in associazione ad altri cancerogeni chimici o fisici. I primi dati che abbiamo pubblicato mostrano un aumento statisticamente significativo di tumori mammari dovuto all’associazione tra campi elettromagnetici e radiazioni a bassissime dosi (10 rad).

Nonostante la pubblicazione di molti dossier che dimostrano effetti negativi, dati alla mano, la comunità scientifica è ancora molto divisa. Perché secondo lei? Dobbiamo pensare che molti scienziati sono sul libro paga di governi e industrie?
«E’ fisiologico che interessi economici, l’inerzia del mondo accademico e i tanti passaggi burocratici ostacolino il fluire delle conoscenze scientifiche, anche quando ne va della salute pubblica. I nostri risultati su benzene, formaldeide e stirene, ad esempio sono stati recepiti dopo oltre 20 anni dalla pubblicazione dei dati. Tutti ostacoli che sono sempre esistiti, che vanno combattuti giornalmente, ma che non ci hanno mai fermato».
Come quando, nel 2011, la dottoressa, in qualità di esperta di Mtbe, un additivo cancerogeno della benzina verde, mise a tacere gli avvocati della Exxon Mobil Corporation, in seguito condannata a risarcire 160 famiglie di Jacksonville (Maryland, USA) con la cifra di 1,5 miliardi di dollari per aver inquinato dolosamente le falde acquifere di un quartiere residenziale attraverso una falla nella cisterna di un distributore di benzina.

In passato abbiamo parlato del libro di Martin Blank, “Overpowered: What science tells us about the dangers of cell phones and other wifi-age devices”, in cui l’autore analizza ed espone gli studi che correlano i cellulari e le alterazioni biologiche negli esseri viventi. E’ una tesi plausibile?
«Martin Blank, come Lennart Hardell, David Gee e tanti altri membri del Collegium Ramazzini (unaccademia indipendente con 180 membri da tutti il mondo) sono stati tra i primi ad evidenziare i rischi correlati ai campi magnetici. A partire dal Prof. Cesare Maltoni, che già 20 anni fa ne cominciò a denunciare i rischi».

Nell’appello all’Onu, in cui lei è anche firmataria, 190 scienziati chiedono l’abbassamento dei limiti quantitativi all’esposizione. In Italia, per esempio, la regolamentazione è stabilita dal Decreto Ministeriale n.381 del 10 settembre 1998, e dalla Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, datata 22 febbraio 2001. Ma, nella maggior parte dei casi, sono leggi disattese e mancano i controlli. Perchè? Politica assente?
«La lassità dei controlli nel nostro Paese non è certo un problema ascrivibile al solo ambito ambientale, ma parlando solo dei cattivi esempi si finisce per dimenticare e non valorizzare adeguatamente chi il proprio lavoro lo fa e bene. E nel nostro paese sono tanti».

Un punto su cui gli scienziati fanno leva è l’impegno da parte dei cittadini, sia come controllori sia come soggetti comportamentali. Cosa ne pensa? E’ l’unico modo che hanno per difendersi?
«La solidarietà tra uomini e donne consapevoli, siano essi cittadini, scienziati o politici, è la miglior difesa».

Lista agenti patogeni IARC

Risultato studio sui ratti

Fonte:

http://www.pressenza.com/it/2015/11/elettrosmog-tribunale-francese-sancisce-linvalidita-civile/

Wind: Tar Milano respinge ricorso contro urbanistica Sesto S.Giovanni

3 novembre 2015 – Corriere della Sera

[Una bella notizia, che fa seguito ad un importante lavoro di scambio di informazioni e competenze, il quale ha permesso di presentare una serie di opposizioni al Comune, convincendolo a cambiare atteggiamento e prendere posizione contro l’invasività delle installazioni di antenne della telefonia mobile, in favore di una migliore tutela della salute dei cittadini.]

14:47  MILANO (MF-DJ)–Il Tar di Milano ha respinto il ricorso di Wind contro la normativa urbanistica di Sesto San Giovanni (in provincia del capoluogo lombardo), che vieta le installazioni per la telefonia mobile nei pressi di scuole, parchi gioco, ospedali e in generale al di fuori della aree indicate dal comune. Si tratta, si legge in una nota, di uno dei pochi casi in cui il Comune vince sul gestore telefonico. Con ricorso del 27 marzo scorso Wind aveva chiesto al Tar milanese l’annullamento del provvedimento con il quale il comune aveva respinto la sua istanza di installazione, nel territorio comunale, di un nuovo impianto per la telefonia mobile con potenza totale ai connettori di antenna superiore ai 300 Watt. La societa’ riteneva illegittima la regolamentazione urbanistica che individuava puntualmente le aree ove consentito l’intervento ed escludeva quelle non ricomprese in tale elenco, nonche’ quelle poste in vicinanza di siti sensibili, come scuole, parchi gioco, ospedali e strutture similari. “La sentenza – ha spiegato l’avvocato difensore del comune di Sesto San Giovanni Umberto Fantigrossi – precisa che non si tratta di divieti assoluti e generalizzati di localizzazione degli impianti, ma di precisi criteri oggettivi e razionali posti in esercizio del potere attribuito ai Comuni dall’articolo 8, comma 6 della Legge quadro 36/2001 e come tali del tutto legittimi. Si tratta di una importante vittoria per i cittadini, perche’ mette un punto fermo contro l’invasivita’ dei tralicci telefonici e per una migliore tutela della salute sul territorio”.

Fonte:

http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Wind-Tar-Milano-respinge-ricorso-urbanistica-Sesto-Giovanni/03-11-2015/1-A_020781521.shtml

L’uso dei telefoni cellulari è pericoloso per la salute?

16 aprile 2014 – “www.scienzaeconoscenza.it”, a cura di Valerio Pignatta

L’elettrosmog e l’elettrosensibilità: i danni dei telefoni cellulari per la nostra salute

telefoni-cellulari-salute

Utilizzare il telefono cellulare per diverso tempo al giorno fa davvero male?
Abitare nei pressi di un elettrodotto è un pericolo per la salute?
Le leggi italiane ci tutelano dall’inquinamento elettromagnetico?
Quali sono i sintomi della sindrome da Elettrosensibilità?
Per rispondere a queste e altre domande abbiamo intervistato Angelo Gino Levis, già professore ordinario di mutagenesi ambientale all’Università di Padova, attualmente esperto di inquinamento elettromagnetico e vice presidente dell’Associazione per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog (applelettrosmog.it).

Se dovesse definire la situazione dell’elettrosmog oggi nel nostro paese cosa potrebbe dire? Come siamo messi?
In Italia, tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, le leggi – sia nazionali che regionali – sul controllo della nocività dei campi elettromagnetici non-ionizzanti (CEM) erano sufficientemente cautelative. In particolare nelle leggi regionali i limiti di esposizione allora fissati, improntati al Principio di Precauzione che fa parte della nostra Costituzione, erano: 0,2 microTesla (µT) per il campo magnetico prodotto dai CEM a frequenza estremamente bassa (ELF: linee per il trasporto dell’energia elettrica e strumenti elettrici per uso domestico e industriale) e 0,5 Volt/metro (V/m) per il campo elettrico dei CEM a frequenza alta (RF, radiofrequenze: impianti radio-TV) e altissima (MO, microonde: telefoni mobili – cellulari e cordless, radar, forni a microonde).
A partire dal 2003, per la pressione dei gestori delle linee elettriche (elettrodotti) e delle compagnie di telefonia cellulare, queste leggi sono state cancellate o, comunque, rese meno cautelative: i limiti regionali sono stati dichiarati incompatibili con quelli fissati per tutto il territorio nazionale dalla sentenza n.307 del 7.10.03 della Corte Costituzionale, ed i nuovi limiti sono stati fissati dal DPCM 8.7.03 a 3-10-100 µT per i CEM/ELF, a seconda dei tempi di esposizione e della tipologia degli elettrodotti, e a 6-20 V/m per i CEM/RF-MO.
Inoltre le procedure per l’installazione degli impianti che emettono CEM sono state liberalizzate al massimo e, di recente, anche le metodologie di controllo dell’intensità delle esposizioni sono state modificate in modo da permettere un ulteriore innalzamento dei limiti, a scapito della salute.

Lei pensa che l’inconcludenza dei nostri legislatori di fronte alle problematiche legate a questo tipo di inquinamento sia ascrivibile alla mancanza di fonti scientifiche a comprova dei vari danni psicofisici che esso causa alle persone e delle diverse sensibilità degli individui all’esposizione a fonti elettromagnetiche? Oppure questi studi ci sono?
Le conoscenze sugli effetti dannosi dei CEM erano già sufficienti alla fine del secolo scorso per imporre la minimizzazione delle esposizioni e si sono consolidate al punto che l’OMS, tramite l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, ha classificato i CEM a bassissima frequenza (ELF), con riferimento specifico alle leucemie infantili nelle esposizioni residenziali ad elettrodotti (2002), ed i CEM a radiofrequenza, con specifico riferimento all’aumento del rischio di contrarre tumori cerebrali e al nervo acustico da parte degli utilizzatori abituali e da lungo tempo di telefoni cellulari (2011) come “possibili agenti cancerogeni per l’uomo”. Ma questa è senza dubbio una sottovalutazione dei dati disponibili che avrebbero richiesto un giudizio di “probabile anziché possibile cancerogenicità”. Sottovalutazione dovuta soprattutto ai conflitti d’interesse che hanno pesato su più del 60% dei partecipanti ai due Gruppi di valutazione della IARC sui CEM. Nonostante queste valutazioni suggeriscano comunque un atteggiamento prudenziale, le nostre Autorità Sanitarie (ministero della Salute, Consiglio superiore di sanità, Istituto superiore di sanità, Commissione oncologica nazionale) hanno continuato a negare l’esistenza di rischi per la salute provocati dai CEM. Solo nell’ottobre 2012 il ministero della Salute ha attivato un sito Internet dove chi ne è informato può trovare alcuni consigli, comunque incompleti e in parte contraddittori, per una autotutela lasciata alla libera scelta degli utilizzatori di telefoni cellulari.

Cosa so può dire sulla telefonia cellulare? Spesso leggiamo informazioni sanitarie in merito molto contrastanti…
Singoli studi epidemiologici e loro rianalisi cumulative finanziate da enti pubblici e basate su metodologie corrette, analisi statistiche dei dati e interpretazioni coerenti, hanno evidenziato un aumento fino al raddoppio del rischio di contrarre tumori maligni al cervello, tumori benigni alle meningi e ai nervi cranici, in particolare all’acustico, e tumori maligni e benigni alle ghiandole salivari, in particolare alla parotide, tra quanti hanno utilizzato abitualmente (più di 40 minuti/giorno) e da o per lungo tempo (più di 10 anni) telefoni mobili (cellulari e/o cordless). Per contro, studi cofinanziati dalle compagnie di telefonia cellulare, basati su protocolli inadeguati ed errori sostanziali, dati insufficienti e interpretazioni incoerenti, sostengono l’apparente innocuità dell’uso dei cellulari. Di conseguenza, l’opinione pubblica, informata in modo contraddittorio tramite la stampa e in maniera del tutto tranquillizzante dai responsabili della salute pubblica (v. sopra), resta confusa e, nel dubbio, per abitudine e comodità è portata a sottovalutare i rischi e a non utilizzare alcune semplici norme di autotutela per ridurre l’esposizione durante l’uso dei cellulari, neppure per quanto riguarda l’uso da parte dei bambini e degli adolescenti, che sono tra i soggetti più a rischio. Comunque qualcosa ha cominciato a muoversi dopo la trasmissione “Report” su RAI3 (novembre 2011) e dopo che nell’ottobre 2012 la suprema Corte di Cassazione italiana ha definitivamente convalidato la sentenza della Corte d’Appello di Brescia che nel 2009 aveva riconosciuto le tesi dei due consulenti di parte ricorrente (un oncologo e il sottoscritto) e del consulente nominato dal Tribunale stesso, basate sui dati epidemiologici di cui sopra e aveva sancito la relazione causale tra uso di cellulari e cordless e sviluppo di un tumore al nervo trigemino in un dirigente d’azienda. Pertanto, avendo classificato questo caso come dovuto ad una malattia professionale, la Corte aveva condannato l’Ente previdenziale (INAIL) a risarcire all’interessato il danno alla salute per una invalidità dell’80%.

C’è di peggio della telefonia in quanto a inquinamento elettromagnetico?
Nonostante i rischi cancerogeni dovuti ai CEM/ELF (elettrodotti, v. sopra) siano documentati nella letteratura e più volte riconosciuti dalla nostra Magistratura Civile di ogni ordine e grado, è oggi praticamente impossibile quantificare tali rischi non essendo nota la numerosità della popolazione esposta. La telefonia mobile, che conta oggi più di 6 miliardi di contratti per i soli cellulari, una parte consistente dei quali riguarda l’uso da parte dei minori che sono tra i maggiori e i più sensibili utilizzatori, rappresenta senza dubbio il settore più a rischio.

Quali sono le patologie caratteristiche di questo tipo di degrado dell’ambiente?
L’inquinamento da CEM (“elettrosmog”) può procurare oltre ad effetti a lungo termine (cancri e tumori, malattie neurodegenerative, danni genetici e funzionali, p. es. agli spermatozoi di chi tiene il cellulare nella tasca dei pantaloni mentre telefona usando gli auricolari), anche danni alla salute a breve e a medio termine che colpiscono alcuni soggetti particolarmente sensibili, dando luogo a sintomatologie dolorose di vario tipo che caratterizzano una sindrome chiamata “Elettrosensibilità”, (ES).

Ci sono soluzioni medico-scientifiche e o socio-ambientali che è possibile realizzare per ovviare a questi problemi di salute? La medicina ufficiale che posizioni ha in merito?
Le “soluzioni” – se così si possono definire – ai danni a lungo termine provocati dai CEM (tumori, cancri, malattie neurodegenerative) sono quelle tradizionali: terapie farmacologiche e radianti, interventi chirurgici, con le conseguenze ed i limiti che queste hanno. Per la ES non sono state trovate finora soluzioni mediche, ma solo socio-ambientali. Dato che molti elettrosensibili sono costretti a lasciare il lavoro e la casa in cui vivono per rifugiarsi in zone meno inquinate dai CEM, in Svezia, dove la ES è riconosciuta come un “handicap”, chi ne è colpito viene favorito nella ricerca di un lavoro e di una casa alternativi. Inoltre sono state create “aree protette”, per esempio mezzi di trasporto e interi quartieri dove sono vietati l’installazione e l’uso di tecnologie ad alta frequenza (ripetitori, cellulari, WiFi ed altro), e anche vere e proprie “aree di rifugio extraurbane”. Purtroppo la medicina ufficiale è poco informata e poco sensibile a questi problemi, e questo rende molto difficile il riconoscimento e l’assistenza a chi è colpito da ES. Tuttavia da qualche tempo alcuni medici in Italia, Francia e Svezia si dedicano alla diagnosi e alla messa a punto di terapie per chi è affetto da ES.
In conclusione, la soluzione ai problemi sanitari creati dall’inquinamento elettromagnetico richiede:
1) una corretta informazione da parte delle Autorità Sanitarie internazionali e nazionali nonché dei medici di base e di specialisti;
2) una informazione capillare sulla indispensabile adozione di adeguate forme volontarie di autotutela; 3) una significativa riduzione dei limiti di esposizione ai CEM per la popolazione generale, per i minori di età e per i lavoratori;
4) lo smascheramento dei conflitti d’interesse.

Per approfondire
Che cos’è l’Elettrosensibilità (ES)
La Elettrosensibilità (ES) consiste in una varietà di disturbi di carattere generale (debolezza, facile esauribilità, sensazione di freddo, malessere indefinito) e che interessano il sistema nervoso (distonia neurovegetativa, disturbi del sonno, perdita della memoria, difficoltà di concentrazione e di apprendimento, depressione, aumento dei tempi di reazione, stress, neurastenia, ansietà, mali di testa, nausea, vertigini, irritabilità), muscolare (crampi, dolori muscolari, astenia, disturbi motori, tremori, rigidità), cardiovascolare (aritmie, disturbi della pressione arteriosa, vasocostrizione dei capillari, ictus cerebrale, vasolabilità cutanea, flebiti e tromboflebiti, cardiopalma), respiratorio (oppressione toracica, respiro corto o irregolare), ormonale e immunitario (riduzione della sintesi di melatonina e di altri ormoni, reazioni autoimmuni, stress ossidativo, ipertiroidismo), scheletrico (dolori e fragilità articolari, ipersensibilità a innesti metallici e a protesi dentarie, artrosi, dolori reumatici), della sfera sessuale, della riproduzione e della gravidanza (perdita della libido, semisterilità, aborti spontanei, minzione frequente, impotenza), del sistema visivo, acustico, olfattivo, digestivo (ipersensibilità alla luce solare, a suoni e ultrasuoni, disturbi uditivi, problemi gastrointestinali) ecc.
Si tratta di sintomi fastidiosi o dolorosi e di veri e propri stati di malattia che tendono ad aggravarsi e a cronicizzare e che comportano, a volte, compromissione o perdita della capacità lavorativa e, in ogni caso, degrado della qualità della vita. Come avviene per molte reazioni a stimoli ambientali mediate dal sistema immunitario – si pensi ad esempio ai fenomeni respiratori provocati da allergie a particolari antigeni, che risentono molto della diversa sensibilità individuale – anche la ES colpisce una particolare frazione della popolazione, sensibile a livelli di esposizione ai CEM anche estremamente bassi, ai quali la maggioranza della popolazione non reagisce. La ES è una patologia in rapida crescita, come dimostrano i dati raccolti soprattutto nei Paesi del Nord-Europa che da tempo censiscono i soggetti che ne sono affetti: l’aumento della popolazione elettrosensibile è esponenziale essendo passato dallo 0,1% nel 1985 al 5% nel 2000 e al 10% nel 2005, con la previsione di poter raggiungere quasi il 50% nel 2020! Negli ultimi anni si sono accumulate molte evidenze sperimentali a supporto della obiettività delle “malattie da elettrosmog” e delle loro possibili basi molecolari, cellulari e funzionali.

Bibliografia e sitografia
European Environment Agency (2013): “Late lessons from early wornings: science, precaution, innovation” (http://www.eea.europa.eu/publications/late-lessons-2).
Bioinitiative, 2 (2013): “A rationale for a biologically-based exposure standards for low-intensity electromagnetic radiation” (www.bioinitiative.org).
Levis, A.G., Gennaro, V., Garbisa, S. (2012): “Business bias as usual: the case of electromagnetic pollution”; in Elsner, W., Frigato, P., Ramazzotti, P. eds: “Social Costs Today. Institutional Analyses of the Present Crises”. Routledge: Frontiers of Political Economy”; Taylor&Francis Group, London and New York: pp 225-268 (www.routledge.com).
Siti Internet
www.applelettrosmog.it
www.elettrosensibili.it
www.microwavenews.com
www.nextup.org
www.europarl.europa.eu

Abbiamo intervistato Angelo Gino Levis
Nato nel 1937, laureato in Biologia nel 1961, Professore Ordinario di Mutagenesi Ambientale nel 1971, membro della Commissione Tossicologica Nazionale (1977-1989), della Commissione Oncologica Nazionale (2007-2008) e del Comitato Scientifico dell’International Society of Doctors for the Environment (ISDE/Italia 2007-2012). Dal pensionamento (1997) si dedica allo studio e alla divulgazione degli effetti nocivi dei CEM. (www.applelettrosmog.it).

Fonte:

http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/telefoni-cellulari-e-salute.php

Francia: indennizzo ad Elettrosensibile – Tg1 RAI ore 20:00 del 26 agosto 2015

La sentenza di un tribunale Francese di Tolosa costringe “La Maison Départementale des Personnes en Situation de Handicap (MDPSH)” a pagare un indennizzo ad una donna Elettrosensibile di 39 anni.
Le è stato riconosciuto un deficit funzionale dell’85% ed assegnato un trattamento previdenziale pari a 800 euro al mese per 3 anni, che potrà essere rinnovato.

La malattia viene definita “controversa” per la mancanza di prove scientifiche.
In realtà le prove scientifiche dei danni provocati dai CEM (campi elettromagnetici), soprattutto quelli in alta frequenza, sono numerose ed esistono da molti anni.  Infatti già nel lontano 1950, i  ricercatori russi che identificarono la cosiddetta “malattia da microonde”, descrissero danni in soldati e operai sottoposti ad una esposizione professionale giornaliera a radiofrequenze (RF) e apparecchiature a microonde.
Ciò che invece manca è una chiara conoscenza della patogenesi della malattia ed a questo proposito bisogna sottolineare che numerosissime sono le malattie la cui patogenesi non è certa (malattie autoimmuni, epilessia, ecc.) ma, nonostante ciò, vengono riconosciute come tali e trattate al meglio delle possibilità terapeutiche.

In seguito a questa importante sentenza, c’è da aspettarsi che il dibattito sul tema si farà più acceso.
Sarà interessante seguire l’evolversi degli eventi.

Al seguente link potete trovare come allegati le foto dei documenti relativi alla sentenza:
https://groups.google.com/forum/#!topic/electromagnetic_radiation_victims/ZXgdogoqvRg

Facciamo però notare che questo parrebbe non essere il primo caso in Francia, poiché, secondo quanto riporta il giornale “Le Figaro”, una sentenza simile è stata emessa nel 2014.

Al seguente link potete leggere l’articolo originale de “Le Figaro-Santé” datato 17 aprile 2014:
http://sante.lefigaro.fr/actualite/2014/04/17/22237-premiere-indemnisation-pour-electrosensibilite

Francia: indennizzo ad Elettrosensibile – Tg1 RAI ore 20:00 del 26 agosto 2015

La sentenza di un tribunale Francese di Tolosa costringe “La Maison Départementale des Personnes en Situation de Handicap (MDPSH)” a pagare un indennizzo ad una donna Elettrosensibile di 39 anni.
Le è stato riconosciuto un deficit funzionale dell’85% ed assegnato un trattamento previdenziale pari a 800 euro al mese per 3 anni, che potrà essere rinnovato.

La malattia viene definita “controversa” per la mancanza di prove scientifiche.
In realtà le prove scientifiche dei danni provocati dai CEM (campi elettromagnetici), soprattutto quelli in alta frequenza, sono numerose ed esistono da molti anni.  Infatti già nel lontano 1950, i  ricercatori russi che identificarono la cosiddetta “malattia da microonde”, descrissero danni in soldati e operai sottoposti ad una esposizione professionale giornaliera a radiofrequenze (RF) e apparecchiature a microonde.
Ciò che invece manca è una chiara conoscenza della patogenesi della malattia ed a questo proposito bisogna sottolineare che numerosissime sono le malattie la cui patogenesi non è certa (malattie autoimmuni, epilessia, ecc.) ma, nonostante ciò, vengono riconosciute come tali e trattate al meglio delle possibilità terapeutiche.

In seguito a questa importante sentenza, c’è da aspettarsi che il dibattito sul tema si farà più acceso.
Sarà interessante seguire l’evolversi degli eventi.

Al seguente link potete trovare come allegati le foto dei documenti relativi alla sentenza:
https://groups.google.com/forum/#!topic/electromagnetic_radiation_victims/ZXgdogoqvRg

Facciamo però notare che questo parrebbe non essere il primo caso in Francia, poiché, secondo quanto riporta il giornale “Le Figaro”, una sentenza simile è stata emessa nel 2014.

Al seguente link potete leggere l’articolo originale de “Le Figaro-Santé” datato 17 aprile 2014:
http://sante.lefigaro.fr/actualite/2014/04/17/22237-premiere-indemnisation-pour-electrosensibilite

I ragazzi azzerano l’elettrosmog

13 luglio 2015 – “Alto Adige”

Alle elementari De Amicis a Maia Alta, gli studenti hanno sostituito i cordless con i normali telefoni.

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MERANO. I ragazzi della quarta elementare delle scuole De Amicis di Maia Alta si sono trasformati in cacciatori di onde elettromagnetiche per ridurle al minimo dentro l’edificio che frequentano ogni giorno. Questa la singolare esperienza che si è conclusa nell’istituto guidato dalla preside Vally Valbonesi. La classe IV si è dimostrata sensibile e attenta all’argomento dell’elettrosmog e ha partecipato con interesse e curiosità alle lezioni concordate con il dottor Imbesi del Centro tutela consumatori.

Ragazzi e consulente hanno cercato di rispondere alla domanda: possiamo toccare con mano l’inquinamento elettromagnetico? Quali conseguenze può avere su natura ed esseri viventi? In sostanza che effetto hanno le onde sulle persone e sui vegetali? A tal fine sono state coltivate anche delle piantine di crescione, con alcune vaschette in ambiente molto irradiato, altre in ambiente meno irradiato.

L’intera classe, munita di strumenti appositi, è giunta ben presto a scoprire che tutto l’edificio era pervaso da segnali Dect, fino ad un livello massimo di 3.000 microwatt per metro quadro. Con l’aiuto della dirigente scolastica, i ragazzi hanno capito che questi segnali servivano all’organizzazione della comunicazione con il personale non docente, vuoi per gestire la presenza dei ragazzi nella mensa, vuoi per rispondere alle varie necessità logistiche all’interno della scuola.

Serve per forza una comunicazione senza fili che produce onde elettromagnetiche soprattutto dato che l’intera scuola è cablata? No. È stata allora inoltrata una richiesta al Comune di Merano per ottenere la disattivazione di tali ripetitori cordless distribuiti all’interno della scuola. Il personale ha fatto ricorso invece ai normali telefoni interni, senza più usare i cordless.

Le misurazioni poi sono state ripetute con il risultato che da 3 mila microwatt si è scesi ad appena 5.

Ma le onde producono effetti anche sui vegetali. Il confronto tra il crescione irradiato e quello coltivato in ambiente meno esposto non ha lasciato dubbi. Le piantine irradiate sono risultate ingiallite e meno rigogliose rispetto a quelle collocate in ambiente meno esposto, pur curate e annaffiate nel medesimo modo. I ragazzi hanno poi ripetuto gli esperimenti a casa sotto la guida dell’insegnante Daniela Nardin. Alla fine del progetto gli alunni hanno dichiarato l’intenzione di saperne di più per poter operare scelte consapevoli che tutelino la loro salute. (rog)

Articolo originale:

http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2015/07/13/news/i-ragazzi-azzerano-l-elettrosmog-1.11773203?refresh_ce

Elettrosmog, il male del nostro tempo?

22 luglio 2015 – ISDE Centrale

Elettrosmog-150x150

<<L’elettrosmog è sicuramente uno dei principali problemi del nostro tempo e del mondo moderno in cui viviamo, fatto di wi-fi liberi e illimitati. Proprio per questo è facile accusare dei malesseri dovuti all’inquinamento da elettrosmog.

In particolare si parla di elettrosensibilità, quando si ha un’ intolleranza elettromagnetica o EHS (Electromagnetic HyperSensitivity) che viene comunemente associata alla sindrome da sensibilità chimica multipla (MCS , Multiple Chemical Sensitivity). Sintomi tipici collegati alla ipersensibilità elettromagnetica sono: sonnolenza, malessere e mal di testa, sbalzi d’umore, lacrimazione e dolore agli occhi, difficoltà di concentrazione, vertigini e tinnito, intorpidimento e formicolio, nausea e flatulenza, convulsioni, sensibilità al rumore, alterazione dell’appetito, disturbi visivi, irrequietezza, rossore.

Proprio su EHS e MCS parla la Dichiarazione scientifica internazionale di Bruxelles, stilata da medici, ricercatori e scienziati di tutto il mondo, dopo il 5° Congresso di Parigi, e firmata anche da Roberto Romizi, presidente di ISDE – Italia.

Nella Dichiarazione si legge: “Noi medici, in conformità con il giuramento di Ippocrate, noi scienziati, che agiamo in nome della verità scientifica, tutti noi medici e ricercatori che lavoriamo in diversi paesi del mondo dichiariamo che: un numero elevato e sempre crescente di persone soffre di EHS e MCS; che EHS e MCS possono colpire le donne, gli uomini e i bambini; che, sulla base delle prove scientifiche attualmente disponibili (…) e sulla base di indagini cliniche e biologiche effettuate sui pazienti, EHS è associato all’esposizione a campi elettromagnetici e MCS all’esposizione chimica; (…); che l’innesco della malattia (…) può essere ottenuto anche in un ambiente naturale con livelli limitati di elettromagnetismo; (…); che gli attuali (…) test di provocazione che mirano a riprodurre EHS e MCS sono scientificamente difficili da ricostruire e quindi (…) sono in realtà poco adatti per provare o confutare la causalità (…); (…); che nuovi approcci stanno emergendo per la diagnosi clinica e biologica di EHS e MCS compreso l’uso di biomarcatori; che EHS e MCS possono essere due facce della stessa condizione patologica, che può causare gravi conseguenze per la salute, la vita professionale e familiare; infine, che EHS e MCS dovrebbero essere pienamente riconosciuti dalle istituzioni internazionali e nazionali con responsabili per danni alla salute umana.


(…) EHS e MCS vanno riconosciute come vere condizioni mediche e in qualità di malattie possono creare gravi problemi per la salute pubblica oggi e negli anni a venire, in tutto il mondo e in tutti i paesi in cui c’è un utilizzo illimitato di tecnologie wireless elettromagnetiche (…). L’inazione sta diventando un costo per la società (…).
Anche se la nostra conoscenza scientifica sull’argomento non è del tutto completa, riconosciamo unanimemente questo grave pericolo per la salute pubblica, che richiede con urgenza il riconoscimento di questa condizione a tutti i livelli internazionali, in modo che le persone possano beneficiare di strumenti diagnostici adeguati, trattamenti innovativi e, soprattutto, che vengano prese estreme misure di prevenzione primaria (…), applicate soprattutto (…) ai bambini e ad altri sottogruppi di popolazione più vulnerabile (…).


Chiediamo pertanto a tutti gli organi e a tutte le istituzioni nazionali e internazionali di prendere coscienza di questo problema (…), in particolare l’OMS, che dovrebbe aggiornare la sue dichiarazioni, quella del 2005 e quella del 2014, riconoscendo EHS e MCS come parte della Classificazione Internazionale delle Malattie (…) al fine di aumentare la consapevolezza della comunità medica e del pubblico in generale; per promuovere la ricerca e per informare sulle efficaci misure di prevenzione.
Chiediamo che ci venga data una risposta a questa nostra Dichiarazione entro il 15 Settembre 2015.
”>>

http://www.isde.it/elettrosmog-il-male-del-nostro-tempo/

SEPARATORE AIE x sito

Leggi la Dichiarazione di Bruxelles 2015:

Déclaration-de-Bruxelles 2015

“Il 18% soffre di ipersensibilità ai campi”

16 febbraio 2013 – Estratto da un articolo del “Giornale di Reggio” – di Adriano Arati

L’articolo è disponibile per intero al seguente link:
Articolo-Giornale di Reggio-16 febbraio 2013-Elettrosensibili

[Una precisazione: attualmente la zona elettrosmog free certificata della quale si parla nell’articolo non può più essere considerata adatta a chi soffre di ipersensibilità elettromagnetica]

“L’ingegnere Stampacchia: “Ma chi ha dei disturbi non capisce la causa e viene curato per altre patologie”

VILLA MINOZZO – E’ una fetta sempre più alta della popolazione italiana (ma il discorso vale per tutto il mondo occidentale) quella che risente degli effetti dei campi elettromagnetici. Di questo fenomeno ha parlato a Villa Minozzo l’ingegner Marcello Stampacchia, che dal 2002 lavora sui problemi legati alla sistemazione delle stazioni di diffusione del segnale. Inoltre, con la moglie ha creato a Brisighella la prima area elettrosmog free in Italia e in Europa, aperta per circa tre anni. Oggi gestisce un bed and breakfast che vanta un attestato di “elettrosmog free”, rivolto a persone elettrosensibili. «Parlo di conseguenze non letali, ma comunque molto invasive per la vita delle persone. Si calcola che ad oggi circa il 18% della popolazione mondiale soffra di ipersensibilità ai campi elettromagnetici, ed il 99% di queste persone non lo sa, ha dei disturbi di cui non capisce la causa». E l’elenco dei problemi sanitari è lunghissimo: dalle escoriazioni alla pelle alla carenza di sonno, dagli sbalzi di pressione a vari tipi di emicranie, sino ad arrivare – in pochissimi casi gravi – alla leucemia. «Nelle città le persone vivono in un campo elettromagnetico permanente, ma difficilmente si pensa alla presenza di antenne e router wi-fi come causa dei loro problemi», ha spiegato Stampacchia. «Negli ultimi dieci anni c’è stato un aumento fortissimo nell’uso di antidepressivi (circa il 310%) e di oppioidi analgesici (sul 230%). Ci sono altre cause, dallo stress all’aumento dello spettro di azione dei farmaci? Certamente, ma anche la presenza dei campi elettromagnetici è innegabile. Inoltre, chi viene curato per l’elettrosensibilità rischia di venir curato con trattamenti psichiatrici o psicologici, con le conseguenze del caso». Questi problemi «spesso non hanno soluzioni facili. Anche scoprendo la causa, ed eliminandola dalla propria casa, si deve poi fare i conti con gli strumenti e le attrezzature dei vicini, che possono avere a loro volta effetto. E non sempre è possibile trovare degli accordi. C’è gente che ha dovuto cambiare appartamento, per questo motivo». Stampacchia ha poi ricordato come i campi elettromagnetici hanno varie funzioni, anche come armi: «tutti i paesi più moderni hanno armi elettromagnetiche, in Occidente sono usate da tanti anni, anche in Italia». Ed ha citato una ricerca di un ex ufficiale dei servizi segreti britannici, Barrie Trower, che nel 2001 ha completato uno studio sugli effetti dei campi elettromagnetici, commissionata dai servizi segreti, ed ha parlato dei «numerosi effetti sulla salute dei campi, che in generale deprimono il sistema immunitario». (adr.ar.)”