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Wi-Fi free negli Ospedali? Ecco i rischi dell’irradiazione cronica

11 febbraio 2016 – “www.ilpapaverorossoweb.it”

Recentemente è apparsa la notizia dell’introduzione della tecnologia di comunicazione Wi-Fi presso l’Ospedale Regina Margherita di Torino. Secondo il comunicato stampa emesso lo scorso 2 Febbraio dalla struttura [1], questo ospedale è il primo completamente coperto da Rete Wi-Fi libera e gratuita per tutti. Sono stati attivati 40 access point, per la connessione senza fili dei pazienti e dei loro parenti. Inoltre sono messi a disposizione tablet ai piccoli pazienti presenti nella struttura. 

A ben vedere, nel nostro paese sin dall’inizio dell’invasione di stazioni radio base di telefonia mobile iniziata negli anni ’90 si è generalmente osservato il principio di risparmiare, per quanto possibile i luoghi sensibili presenti nel tessuto urbano, tra i quali appunto gli ospedali, minimizzandone le esposizioni dovute a tali emissioni. Negli ultimi tempi, questo principio appare sempre più essere messo in discussione e disatteso anche negli ambienti scolastici e ospedalieri, con l’introduzione di reti tecnologiche senza fili sempre più vicine ai pazienti, invadenti e impattanti, promossa da governi ed enti portatrici di interessi economici nel nome del cosiddetto progresso tecnologico.

Tale iniziativa, come altre analoghe dello stesso tenore, si pone platealmente in direzione opposta alle indicazioni che incoraggiano l’uso di prudenza, indicazioni provenienti da numerosi scienziati indipendenti e associazioni mediche a livello internazionale, nei confronti dell’esposizione cronica e non intenzionale a radiazioni elettromagnetiche di bassa intensità in luoghi pubblici quali scuole e ospedali.

Quello che sta avvenendo ai giorni nostri con l’esposizione a radiazioni elettromagnetiche artificiali di tanti ordini di grandezza più intense del fondo naturale (quasi inesistente) a cui il genere umano e tutti gli organismi viventi sul nostro pianeta sono stati sottoposti sino a pochi decenni fa è un enorme esperimento ambientale senza consenso informato nel quale a noi è stato assegnato forzatamente il ruolo di cavie, con poche possibilità di scelta. Il rispetto del principio di precauzione nel caso di un agente ambientale con potenziale impatto su larga scala sulla salute umana, che dovrebbe essere un caposaldo di qualunque politica di salute pubblica, sancito anche nel Trattato dell’Unione Europea, è semplicemente deriso e inosservato.

Nel 2011, IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha determinato che esiste evidenza scientifica sufficiente per classificare le radiazioni a radiofrequenza nel gruppo 2B dei possibili cancerogeni umani. Questo è il tipo di esposizione derivante da telefoni cellulari e cordless, stazioni di telefonia mobile, access point Wi-Fi e terminali senza fili (smartphone, tablet).

Molte migliaia di studi scientifici nel corso degli ultimi decenni avvertono di effetti biologici e potenziali danni alla salute causati da tali tipi di esposizioni, a livelli di intensità molto bassi rispetto a quelli previsti dagli standard di sicurezza occidentali. Questi ultimi si pongono l’obiettivo della protezione da rischi alla salute dovuti a effetti acuti, ma non offrono alcuna protezione per effetti sulla salute a lungo termine, che si possono manifestare durante la restante vita dell’individuo coinvolto.

Tra i tanti allarmanti e inascoltati studi esistenti, lo studio di Atasoy (2012) su laptop Wi-Fi riporta che esposizioni a laptop connessi senza fili a 0.091 W/Kg aumentano il danno al DNA e riducono la capacità di riparazione del DNA negli spermatozoi e “sollevano dubbi circa l’esposizione a radiofrequenza dai dispositivi con accesso in rete di tipo Wi-Fi per gli organismi in fase di sviluppo in età riproduttiva, con un potenziale effetto sulla fertilità e l’integrità delle linee germinali“.

Tra le azioni raccomandate espresse nell’epilogo del BioInitiative Report [3] , un corposo trattato redatto da scienziati indipendenti di fama internazionale nel 2007 e aggiornato nel 2012 e 2014, che passa in rassegna gli effetti biologici di cui si ha evidenza scientifica,vi è quella di scoraggiare risolutamente l’utilizzo di dispositivi senza fili e di rimpiazzarli con dispositivi collegati alla rete tramite cavi, in modo che le esposizioni elettromagnetiche si abbattano drasticamente. Le classi di persone che dovrebbero essere maggiormente protette dai rischi di danni alla salute, secondo questi scienziati dovrebbero essere proprio le persone malate e i bambini, ovvero la popolazione di un tipico ospedale. Proprio un ospedale tedesco (University Hospital RWTH Aachen [1]) ha creato un portale di informazione che sintetizza i dati della ricerca scientifica sugli effetti dei campi elettromagnetici [4].

 

fonte notizie:

[1] Comunicato stampa Ospedale Regina Margherita di Torino http://www.cittadellasalute.to.it/index.php?option=com_content&view=arti… [2]

[2] Atasoy, H. I., M. Y. Gunal, P. Atasoy, S. Elgun, and G. Bugdayci. 2012.

Immunohistopathologic demonstration of deleterious effects on growing rat testes of

radiofrequency waves emitted from conventional Wi-Fi devices. J Pediatr Urol. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22465825 [3])

[3] BioInitiative Report http://www.bioinitiative.org [4]

[4] EMF Portal (http://www.emf-portal.de/ [5])

 

A cura dell’ ing. Davide Maria Palio, esperto di ambienti di vita e lavoro,  CEM e Bioarchitettura

Fonte:

http://www.ilpapaverorossoweb.it/article/wi-fi-free-negli-ospedali-ecco-i-rischi-dellirradiazione-cronica [6]