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Farmaci chemioterapici: la prevenzione necessaria per il personale sanitario

[Postiamo il presente articolo a scopo di riflessione.

Esso mette molto bene in evidenza i rischi per la salute derivanti da uso, preparazione, manipolazione e smaltimento dei Farmaci Chemioterapici, dei quali molti sono inseriti nella classe 2B di cancerogenicità della Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Bleomicina, Dacarbazina, Daunorubicina, Mitoxantrone, Mitomicina C, …), la stessa classe alla quale appartengono i Campi Elettromagnetici sia in Alta che in Bassa Frequenza.
Ma se a nessuno sfugge la pericolosità dei Chemioterapici, quasi tutti ignorano i gravi danni alla salute arrecati dai Campi Elettromagnetici e nessuna cautela nell’uso viene raccomandata o attuata!
Sarebbe l’ora di iniziare ad informare adeguatamente la popolazione, prima che sia troppo tardi!]

21 gennaio 2016 – “www.ilpapaverorossoweb.it”, di Antonio Percolla


Non solo rischi ed effetti collaterali per i pazienti, ma anche per medici, infermieri e l’intero personale sanitario. I farmaci antiblastici utilizzati in chemioterapia, se non vengono trattati in piena sicurezza, potrebbero rivelarsi potenzialmente nocivi durante la loro preparazione, manipolazione e smaltimento all’interno delle strutture ospedaliere. Mentre le modalità di somministrazione possono variare (orale, intramuscolare, sottocutanea o iniezione diretta in vena) i possibili effetti negativi  rimangono gli stessi, tanto per i pazienti quanto per gli operatori sanitari: reazioni allergiche, anemia, alopecia, amenorrea, problemi gastrointestinali, azoospermia, nonché malformazioni fetali per le donne in gravidanza.

A ciò occorre aggiungere che alcuni farmaci chemioterapici possono contenere sostanze che la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato come cancerogene o potenzialmente cancerogene sull’uomo. È per questi motivi che le linee guida emanate dall’ISPELS (ex Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) nell’Agosto del 1999 e il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (D.lgs. 81/2008) prevedono specifiche procedure e misure da adottare all’interno delle strutture ospedaliere.

Prevenzione, sorveglianza sanitaria e formazione del personale sono gli aspetti più importanti da prendere in considerazione per ridurre i rischi derivanti dall’esposizione a tali farmaci”- chiarisce il dottor Emanuele Farruggia , specialista in Medicina del Lavoro – “L’evidenza scientifica ha dimostrato che la somministrazione di alcuni farmaci per la cura di un tumore può generare nei pazienti il rischio di  contrarre un secondo tumore a causa del farmaco. In letteratura non si trovano invece casi riscontrati nel personale sanitario, ma considerata la loro elevata e prolungata esposizione ai farmaci sono state predisposte misure di prevenzione per tutelare la salute degli operatori”.

L’accorgimento primario, secondo il dottor Farruggia, riguarda la preparazione del farmaco: “I rischi vengono ridotti al minimo quando i chemioterapici sono prodotti nelle Unità Farmaci Antiblastici dotate di cappa a flusso laminare.Operando a sistema chiuso e utilizzando i DPI (dispositivi di prevenzione individuale) è possibile scongiurare i pericoli dovuti all’esposizione”.

  • In cosa consistono i dispositivi di protezione individuale?

“I dispositivi di protezione individuale che gli operatori devono indossare nel momento della preparazione del farmaco sotto cappa sono costituiti dal camice in tessuto TNT, la cuffia, i sovrascarpe e i guanti in lattice non talcati che vanno utilizzati una volta sola o comunque sostituiti ogni trenta minuti per garantirne l’impermeabilità”.

  • Nelle principali linee guida per il personale ospedaliero viene anche indicato di non indossare alcun tipo di effetti personali (gioielli, orologi). Esiste il rischio di esposizione anche attraverso gli oggetti?

Sì, occorre non sottovalutare alcun dettaglio per ridurre al minimo ogni pericolo. Non indossare gioielli  è una norma generalmente valida nelle maggior parte delle pratiche ospedaliere, ma lo è ancor di più durante la manipolazione di questo tipo di farmaci. Un’altra accortezza da osservare è di non utilizzare cosmesi all’interno delle unità dove avviene la preparazione”.

  • Quali sono le contromisure da intraprendere nel caso in cui si commetta un errore? Cosa occorre fare per evitare i cosiddetti rischi di spandimento?

“Nel caso in cui si rompa una fiala o un flacone, occorre attenersi alle procedure di sicurezza stabilite all’interno delle aziende ospedaliere. In generale, occorre utilizzare tutti i dispositivi di protezione, incluse le mascherine. Il locale dove ciò è avvenuto deve essere opportunamente lavato utilizzando una soluzione di ipoclorito di sodio al 10%”.

  • Nel documento “La Sicurezza In Ospedale” emanato dall’INAIL vengono citati anche i rischi inerenti agli escreti dei pazienti sottoposti a terapia. Perché costituiscono una fonte di rischio?

Gli escreti dei pazienti, soprattutto le urine, contengono i principi attivi dei farmaci, per cui è necessario che questi vengano trattati come rifiuti speciali ospedalieri. E per evitare i rischi di contaminazione ambientale, anche in questo caso le linee guida prevedono l’impiego di una soluzione di ipoclorito di sodio”.

  • La prevenzione non può prescindere tuttavia dall’accuratezza dei controlli, sia sull’ambiente in cui i farmaci vengono prodotti e somministrati, sia sul personale. Quali misure sono previste a tal proposito?

“È compito di un medico del lavoro verificare che all’interno delle strutture ospedaliere vengano effettuati periodicamente dei controlli ambientali, per verificare che i valori riscontrati permettano di affermare che non esistano rischi per chi lavora. Nonostante ciò gli operatori devono essere comunque sottoposti a sorveglianza sanitaria per verificare eventuali effetti a breve, medio e lungo termine”.

Ma affinché gli operatori possano lavorare “in sicurezza” e “con sicurezza” è necessario che all’interno dell’azienda ospedaliera sia dedicata attenzione alla formazione e all’informazione.

Esistono degli obblighi di legge che impongono attività di formazione, informazione e docenza. Ritengo che un personale adeguatamente formato possa lavorare serenamente ed eventuali allarmismi in un ambiente lavorativo a norma sono da ritenere ingiustificati – spiega Farruggia – “La consapevolezza sia dei rischi quanto delle corrette misure di sicurezza servono a prevenire errori e situazioni di disagio e stress degli operatori sanitari”.

Oltre ai pazienti e al personale sanitario, la massima attenzione alle norme di prevenzione per i rischi di contaminazione dei farmaci chemioterapici dovrebbero essere osservati anche dai familiari o dai badanti nel caso in cui la terapia avvenga in ambito domestico. Per scongiurare ogni rischio, la norma migliore resta sempre quella di consultare un medico specialista.

Fonte:

http://www.ilpapaverorossoweb.it/article/farmaci-chemioterapici-la-prevenzione-necessaria-il-personale-sanitario

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