Effetto nocebo

Viene definito come EFFETTO NOCEBO quell’insieme di reazioni negative o disturbi indesiderati che un soggetto manifesterebbe per AUTOSUGGESTIONE in seguito alla esposizione ad un qualsiasi agente da questi PERCEPITO ERRONEAMENTE COME DANNOSO.
In sostanza, alla base di tutto ci sarebbe un meccanismo ansioso.

Ormai questo termine è diventato di uso routinario tra i negazionisti, secondo i quali la Ipersensibilità ai Campi Elettromagnetici (CEM) non esisterebbe e sarebbe solo il frutto di una eccessiva preoccupazione per gli effetti negativi causati dalla esposizione ai CEM.

In realtà ci sono alcuni punti fondamentali da chiarire in merito alla questione:

  1. La PERICOLOSITA’ DEI CEM purtroppo è REALE (non dovuta quindi ad un fenomeno di autosuggestione) e supportata a partire dagli anni ’50 da NUMEROSISSIMI STUDI, una minima parte dei quali è possibile leggere nella nostra sezione “Riferimenti scientifici”. E’ emerso che i danni cagionati alla salute, oltre alla Elettrosensibilità, includono malattie neurodegenerative, disturbi del comportamento, fenomeni di mutagenesi e cancro.
  2. Di quegli studi scientifici, numerosi sono quelli condotti in ambito PEDIATRICO e NEONATOLOGICO, nel mondo ANIMALE, ed in quello VEGETALE, quindi in situazioni di mancata percezione del pericolo(!). Essi hanno dimostrato in modo inequivocabile come l’EFFETTO NOCEBO sia una vera e propria invenzione per marginalizzare colpevolmente una reale emergenza sanitaria come la Elettrosensibilità.
    Perché se l’Elettrosmog provoca danno e malattie in animali e piante (vedi ad esempio alberi siti in prossimità delle Stazioni Radio Base), non è possibile pensare di escludere che faccia lo stesso negli esseri umani; purtroppo noi sappiamo bene che, fra i tanti possibili danni, c’è proprio la Elettrosensibilità, i cui segni e sintomi configurano un quadro di malessere cronico, e spesso anche di grave e drammatico stato di disabilità dovuto ad un REALE danno biologico;
  3. Chi lamenta disturbi da Elettrosensibilità, PRIMA ha iniziato ad accusare i segni e sintomi della malattia e solo SUCCESSIVAMENTE ha scoperto che questi erano provocati dalla esposizione ai Campi Elettromagnetici.
  4. A corollario di questa scoperta, è seguita la TOTALE REMISSIONE dei SEGNI e SINTOMI della malattia con l’allontanamento dalle fonti di Campi Elettromagnetici.
  5. Ad ulteriore corollario della scoperta, si è verificata SISTEMATICAMENTE una ripresa della malattia in caso di esposizioni successive ai Campi Elettromagnetici. Queste sono evidenze chiare ed innegabili, e sono perfettamente in linea con la “Evidence-Based Medicine”.
  6. Attualmente l’O.M.S afferma che non esistono criteri diagnostici chiari per l’EHS e non esiste alcuna base scientifica per associare i sintomi all’esposizione, per cui suggerisce di adottare il termine “Intolleranza Ambientale Idiopatica” per riferirsi a sintomi non specifici correlati a fattori ambientali di natura non nota.
    Questa posizione dell’O.M.S è basata su studi che prendono in considerazione dei test di provocazione che consistono nel sottoporre dei soggetti Elettrosensibili, in ambito sperimentale di laboratorio, a stimolazioni elettromagnetiche per valutare la loro capacità di discriminarne la reale presenza o meno.
    Ebbene, da questi studi pare non siano emerse “robuste evidenze” sul nesso causale tra esposizione e scatenamento dei sintomi. Pertanto, gli autori di queste sperimentazioni suggeriscono l’EFFETTO NOCEBO come reale causa del manifestarsi dei sintomi.
    Ma il fatto è che giganteschi sono i LIMITI METODOLOGICI di quegli approcci sperimentali, gravati da errori ed evidenti grossolanità oltreché, in molti casi, da condizionamenti indotti dalle fonti di finanziamento.
    Quando i test di provocazione sono stati condotti da RICERCATORI INDIPENDENTI, con serio criterio sperimentale ed in modo oggettivo e misurabile, il nesso di causalità è emerso chiaramente.
  7. Un altro punto critico della questione sui test di provocazione è che la componente più penosa e debilitante della malattia, dovuta alla REAZIONE IMMUNITARIA che segue le esposizioni ai Campi Elettromagnetici, si verifica a distanza di tempo da queste.
    Può capitare che il soggetto non percepisca nell’immediato la presenza disturbante del Campo Elettromagnetico (non tutti gli Elettrosensibili lo sentono distintamente, soprattutto se non sono stati sottoposti ad un adeguato wash-out!), ma ne sarà grandemente affetto a distanza di ore, pur non avendo avuto in fase di test reazioni importanti.
    Da qui si evince quanto siano stati inutili certi test di provocazione effettuati per verificare l’esistenza della malattia, condotti con una modalità similare al chiedere ad un malato di celiachia di riconoscere la presenza del glutine semplicemente assaggiando il cibo: il soggetto non può rendersene conto appena assaggia il cibo, perché solo a distanza di qualche tempo dalla ingestione partirà la risposta immunitaria che scatenerà in lui il quadro sintomatologico tipico e debilitante!